Un vero sindaco rinuncia al ricorso e tutela la città
Duro attacco di Fratelli d’Italia all’ex sindaco Valente
martedì 13 febbraio 2018
Ricorso si. Ricorso no. E 28 giorni volati al vento che ora impongono il commissariamento della città sino alla primavera del 2019. Salvo sentenze contrarie del Consiglio di Stato a cui si è appellato il primo cittadino nella speranza di vedere ribaltata la sentenza di primo grado.
Ad accendere la discussione politica ci pensa Fratelli d'Italia e il coordinatore Leo Vicino che senza troppi giri di parole punta il dito, manco a dirlo, contro il l'ex primo cittadino ritenuto l'unico responsabile dell'empisse amministrativo.
Perché?
"Fare ricorso al Consiglio di Stato – si legge in una nota di FdI - come hai fatto in queste ore, perché certo di sovvertire il giudizio di primo grado, sapendo però di poter determinare il commissariamento del comune per circa un anno e mezzo. In seconda battuta avresti potuto fare Acquiescenza totale ovvero rinunciare al ricorso".
L'acquiescenza alla sentenza, preclusiva dell'impugnazione ai sensi dell'art. 329 c.p.c., consiste nell'accettazione della sentenza, ovverosia nella manifestazione da parte del soccombente della volontà di non impugnare, la quale può avvenire sia in forma espressa che tacita: in quest'ultimo caso, l'acquiescenza può ritenersi sussistente soltanto quando l'interessato abbia posto in essere atti dai quali sia possibile desumere, in maniera precisa ed univoca, il proposito di non contrastare gli effetti giuridici della pronuncia, e cioè quando gli atti stessi siano assolutamente incompatibili con la volontà di avvalersi dell'impugnazione. In sostanza far passare in giudicato la sentenza del Tar ottenendo cosi da una parte la decadenza del ricorso ancora in piedi del Movimento Cinque Stelle e dall'altro il sicuro e certo ritorno alle urne nella prossima primavera.
Questi gli aspetti tecnico-legali illustrati dal gruppo. Quali invece quelli politici?
"Caro Valente – attacca Leo Vicino - un vero sindaco, un uomo che tiene veramente agli interessi del proprio paese deve vagliare e ponderare le opzioni in campo tenendo sempre presente cosa è meglio per la propria comunità, e noi crediamo che il rischio di un commissariamento lungo oltre un anno e mezzo non lo sia, invece hai preferito trovare un capro espiatorio, nella speranza di scaricare su altri le colpe di un eventuale commissariamento prolungato e mettendo come sempre la città al servizio dei tuo interessi politici. Noi crediamo che ormai hai maturato l'idea che i gravinesi non credono più alle tue chiacchiere e che il timore di ritornare a nuove elezioni ti abbia spaventato, perciò hai pensato, meglio tentare la sorte davanti ad un tribunale che al giudizio del popolo, o peggio ancora hai fatto tua la massima "muoia Sansone con tutti i Filistei".
E se Valente è l'unico imputato di questo processo politico avendo "responsabilità di un allungamento dei tempi per il ritorno al voto, e quindi dell'allungamento del commissariamento del nostro Comune" Vicino non lesina critiche anche nei confronti dei suoi alleati, Romita e Forza Italia prima di tutti, rei di aver rifiutato ogni discussione e ogni possibile confronto a proposito della tanto discussa notifica della sentenza del Tar "al fine di eliminare ogni alibi e ogni distorsione dei fatti".
Un giudizio pesante e senza appello quello di Vicino e company che non mancherà tuttavia di provocare reazioni anche nel centro destra.
Ad accendere la discussione politica ci pensa Fratelli d'Italia e il coordinatore Leo Vicino che senza troppi giri di parole punta il dito, manco a dirlo, contro il l'ex primo cittadino ritenuto l'unico responsabile dell'empisse amministrativo.
Perché?
"Fare ricorso al Consiglio di Stato – si legge in una nota di FdI - come hai fatto in queste ore, perché certo di sovvertire il giudizio di primo grado, sapendo però di poter determinare il commissariamento del comune per circa un anno e mezzo. In seconda battuta avresti potuto fare Acquiescenza totale ovvero rinunciare al ricorso".
L'acquiescenza alla sentenza, preclusiva dell'impugnazione ai sensi dell'art. 329 c.p.c., consiste nell'accettazione della sentenza, ovverosia nella manifestazione da parte del soccombente della volontà di non impugnare, la quale può avvenire sia in forma espressa che tacita: in quest'ultimo caso, l'acquiescenza può ritenersi sussistente soltanto quando l'interessato abbia posto in essere atti dai quali sia possibile desumere, in maniera precisa ed univoca, il proposito di non contrastare gli effetti giuridici della pronuncia, e cioè quando gli atti stessi siano assolutamente incompatibili con la volontà di avvalersi dell'impugnazione. In sostanza far passare in giudicato la sentenza del Tar ottenendo cosi da una parte la decadenza del ricorso ancora in piedi del Movimento Cinque Stelle e dall'altro il sicuro e certo ritorno alle urne nella prossima primavera.
Questi gli aspetti tecnico-legali illustrati dal gruppo. Quali invece quelli politici?
"Caro Valente – attacca Leo Vicino - un vero sindaco, un uomo che tiene veramente agli interessi del proprio paese deve vagliare e ponderare le opzioni in campo tenendo sempre presente cosa è meglio per la propria comunità, e noi crediamo che il rischio di un commissariamento lungo oltre un anno e mezzo non lo sia, invece hai preferito trovare un capro espiatorio, nella speranza di scaricare su altri le colpe di un eventuale commissariamento prolungato e mettendo come sempre la città al servizio dei tuo interessi politici. Noi crediamo che ormai hai maturato l'idea che i gravinesi non credono più alle tue chiacchiere e che il timore di ritornare a nuove elezioni ti abbia spaventato, perciò hai pensato, meglio tentare la sorte davanti ad un tribunale che al giudizio del popolo, o peggio ancora hai fatto tua la massima "muoia Sansone con tutti i Filistei".
E se Valente è l'unico imputato di questo processo politico avendo "responsabilità di un allungamento dei tempi per il ritorno al voto, e quindi dell'allungamento del commissariamento del nostro Comune" Vicino non lesina critiche anche nei confronti dei suoi alleati, Romita e Forza Italia prima di tutti, rei di aver rifiutato ogni discussione e ogni possibile confronto a proposito della tanto discussa notifica della sentenza del Tar "al fine di eliminare ogni alibi e ogni distorsione dei fatti".
Un giudizio pesante e senza appello quello di Vicino e company che non mancherà tuttavia di provocare reazioni anche nel centro destra.