Valente - Carbone, c'eravamo tanto amati

La guerra fredda continua sulle interpellanze: rifiuti, Consip e trasparenza

giovedì 2 aprile 2015
A cura di Francesco Mastromatteo
"Lei, signor sindaco…" "Tu, consigliere…".
Si gioca tutto sulla discrepanza delle allocuzioni il duetto tra il sindaco Alesio Valente ed il consigliere Lorenzo Carbone nel corso dell'ultimo consiglio comunale.
Un vero e proprio secondo tempo di un film, o, se si preferisce il secondo atto di una pièce teatrale che riprende esattamente dove era finito il primo, nell'ultima riunione dell'assise dello scorso dicembre, quando Carbone aveva tenuto banco per oltre 20 minuti in un'arringa tutta politica, per dichiarare che "il progetto Valente è fallito" e criticare fortemente la scelta di nominare dei tecnici per superare l'empasse tra i partiti di maggioranza.
Questa volta però il nocciolo dell'intervento, così sembrerebbe, è squisitamente amministrativo e non politico. Almeno apparentemente. Perché al centro delle interpellanze del consigliere del gruppo misto c'è sempre lui, l'ex amico Alesio a cui rivolgersi con un formale e distaccato "lei, signor sindaco".

E' infatti il primo cittadino l'obbiettivo della richiesta di accesso agli atti sulla convenzione tra Consip e Comune sui criteri delle gare, firmate da Valente "in qualità di presidente Aro, Unicam e tanto altro". E, sia pure indirettamente, è il sindaco ad essere chiamato in causa quando Carbone interpella sui costi dei laboratori della rigenerazione urbana, un pezzo importante delle realtà associative che hanno portato l'allora giovane segretario del Pd a Palazzo di Città.
E soprattutto è Valente al centro della querelle con Sergio Casareale, una delle tante, sul mancato accesso agli atti delle missioni di sindaco e giunta. "Una questione di trasparenza sull'uso dei soldi pubblici, signor sindaco, lei preferisce dare incarichi ad avvocati di fuori anziché ai professionisti del territorio", attacca Carbone. "Se ti chiedo cosa hai mangiato ieri, mi rispondi? Non devo mostrare anche gli scontrini dei pranzi, perché per questo ci sono gli uffici e la Guardia di Finanza. Difendo anche la tua privacy", replica Valente rivolgendosi ancora a carbone. Come a dire: "ci vai di mezzo anche tu, siamo stati sulla stessa barca".

Alla raffica di domande e rilievi critici mossi da Carbone, Valente risponde più o meno puntualmente, ma soprattutto usando un tono più interlocutorio, cercando forse di ritrovare un terreno comune che l'altro ritiene franato da tempo. Un dialogo tra sordi, o se si preferisce, una commedia degli equivoci voluti tra due protagonisti di una stagione politica, quella del "cambia-mente", nata sull'alleanza tra Pd e pezzi dell'ex maggioranza di Divella, una strategia di cui proprio l'ex esponente di Fli era stato uno dei principali artefici e che sembra ormai aver esaurito la sua spinta propulsiva. Un'intesa, quella tra i due, iniziata a incrinarsi ai tempi del rimpasto che vide sacrificare proprio l'allora assessore ai lavori pubblici e che ora giunge probabilmente al definitivo capolinea.
E che la sostanza della rottura sia tutta politica viene fuori dalla stoccata finale di Carbone alla giunta: se la scorsa volta il bersaglio era Gino Lorusso "che non ringrazio perché so che tra poco lo rivedremo tra i banchi della giunta", questa volta sono gli assessori tecnici "che chissà se ci saranno al prossimo consiglio. Politicamente, non fisicamente, ovvio".

Tra le righe del botta e risposta a colpi di "lei" e "tu", affiora la rottura definitiva di un asse non solo politico, ma anche personale. Una riedizione nostrana di "c'eravamo tanto amati"…