Valente ha fallito, ora si dimetta
L'opposizione rifiuta la fusione con il Pd e pone condizioni. Giovedì consiglio comunale
martedì 23 settembre 2014
16.05
Dimissioni del sindaco e azzeramento della giunta. Questa la precondizione alla trattativa tra le due anime del Partito democratico, quello guidato da Valente e gli antagonisti capeggiati da Vendola, per salvare l'attuale esperienza amministrativa.
Una scelta netta e condivisa con l'elettorato che due anni fa ha sostenuto la coalizione guidata dallo stesso Rino Vendola, in una riunione allargata a candidati e simpatizzanti. Il documento conclusivo, ovvero il "no grazie" ufficiale con cui i consiglieri di opposizione hanno rifiutato le offerte avanzate dal Pd, è stato consegnato questa mattina nelle mani del segretario democratico Vito De Robertis.
Vendola e compagni non ci stanno a recitare il ruolo di "stampella". Decisi a non rientrare nel Pd da una porta secondaria, pretendono, se unione deve essere, che sia spalancato il portone principale: dunque dimissioni del sindaco, azzeramento dalla giunta e restyling completo dell'intera maggioranza "per costruire una vera amministrazione di centro sinistra" incalza Angelo Petrara, volto storico della sinistra locale e attuale vice capogruppo di "per Gravina". Se il primo cittadino accetterà queste condizioni, sarà la volta di discutere il programma e le azioni da compiere insieme. Da ultimo, ma non meno importante, tornare a dibattere sulla leadership all'interno del Partito democratico.
Dunque è tempo di grandi manovre in via Vittorio Veneto. Se da una parte l'opposizione detta legge convinta di avere il coltello dalla parte del manico dall'altra Valente chiama a raccolta i suoi per celebrare, giovedì 25 settembre, un nuovo consiglio comunale. In aula arriva il riequilibrio di bilancio e il rischio, tra capricci e assenze obbligate, che in maggioranza non ci siano abbastanza mani pronte ad alzarsi per ridare fiducia al primo cittadino.
"E allora che ammetta pubblicamente il suo fallimento e si dimetta" incalzano gli ex Pd.
Una scelta netta e condivisa con l'elettorato che due anni fa ha sostenuto la coalizione guidata dallo stesso Rino Vendola, in una riunione allargata a candidati e simpatizzanti. Il documento conclusivo, ovvero il "no grazie" ufficiale con cui i consiglieri di opposizione hanno rifiutato le offerte avanzate dal Pd, è stato consegnato questa mattina nelle mani del segretario democratico Vito De Robertis.
Vendola e compagni non ci stanno a recitare il ruolo di "stampella". Decisi a non rientrare nel Pd da una porta secondaria, pretendono, se unione deve essere, che sia spalancato il portone principale: dunque dimissioni del sindaco, azzeramento dalla giunta e restyling completo dell'intera maggioranza "per costruire una vera amministrazione di centro sinistra" incalza Angelo Petrara, volto storico della sinistra locale e attuale vice capogruppo di "per Gravina". Se il primo cittadino accetterà queste condizioni, sarà la volta di discutere il programma e le azioni da compiere insieme. Da ultimo, ma non meno importante, tornare a dibattere sulla leadership all'interno del Partito democratico.
Dunque è tempo di grandi manovre in via Vittorio Veneto. Se da una parte l'opposizione detta legge convinta di avere il coltello dalla parte del manico dall'altra Valente chiama a raccolta i suoi per celebrare, giovedì 25 settembre, un nuovo consiglio comunale. In aula arriva il riequilibrio di bilancio e il rischio, tra capricci e assenze obbligate, che in maggioranza non ci siano abbastanza mani pronte ad alzarsi per ridare fiducia al primo cittadino.
"E allora che ammetta pubblicamente il suo fallimento e si dimetta" incalzano gli ex Pd.