Cinema e Teatro
“LA VENTICINQUESIMA ORA: Il palcoscenico della follia” da Sofocle e Shakespeare
sabato 8 ottobre 2016 fino a domenica 9 ottobre
Intero 12€
3683818381 teatrovida@libero.it
Sabato 8 e Domenica 9
IL PALCOSCENICO DELLA FOLLIA
Compagnia Teatrale VOLTI DAL KAOS (Palermo)
Il palcoscenico della follia" da Sofocle e Shakespeare Tragedia greca
La messa in scena è interamente ambientata in un manicomio durante le ultime ventiquattro ore prima della chiusura a seguito dell'attuazione della legge Basaglia nel 1978, e unisce l' Aiace di Sofocle, tragedia greca rappresentata per la prima volta attorno al 450 a.C., con il Re Lear di Shakespeare, composto in Inghilterra all'inizio del XVII secolo.
Il titolo della rappresentazione nasce da una duplice componente: da un lato, "la 25a ora" indica, dopo le precedenti ventiquattro, un tempo indeterminato di "libertà" successivo alla legge Basaglia e il "rilascio" di tutti i pazienti in essa segregati; dall'altro, l'espressione "il palcoscenico della follia" fa riferimento a due versi del Re Lear in cui l'esistenza umana è concepita come una farsa grottesca in cui ognuno interpreta il ruolo di un folle.
La traduzione, le maschere e le musiche dell'intera messa in scena sono tutte produzioni originali. La liberazione dalla segregazione dei manicomi a seguito della legge Basaglia non ha sortito gli effetti sperati: così, mentre la nostra rappresentazione si avvia alla conclusione, la percezione del malato continua ad essere quella della propria mancanza di voce e dignità, e dal suo abisso, così problematico e tormentato, emerge un inquietante ma inesorabile grido di dolore: "continuiamo ancora ad essere invisibili?".
IL PALCOSCENICO DELLA FOLLIA
Compagnia Teatrale VOLTI DAL KAOS (Palermo)
Il palcoscenico della follia" da Sofocle e Shakespeare Tragedia greca
La messa in scena è interamente ambientata in un manicomio durante le ultime ventiquattro ore prima della chiusura a seguito dell'attuazione della legge Basaglia nel 1978, e unisce l' Aiace di Sofocle, tragedia greca rappresentata per la prima volta attorno al 450 a.C., con il Re Lear di Shakespeare, composto in Inghilterra all'inizio del XVII secolo.
Il titolo della rappresentazione nasce da una duplice componente: da un lato, "la 25a ora" indica, dopo le precedenti ventiquattro, un tempo indeterminato di "libertà" successivo alla legge Basaglia e il "rilascio" di tutti i pazienti in essa segregati; dall'altro, l'espressione "il palcoscenico della follia" fa riferimento a due versi del Re Lear in cui l'esistenza umana è concepita come una farsa grottesca in cui ognuno interpreta il ruolo di un folle.
La traduzione, le maschere e le musiche dell'intera messa in scena sono tutte produzioni originali. La liberazione dalla segregazione dei manicomi a seguito della legge Basaglia non ha sortito gli effetti sperati: così, mentre la nostra rappresentazione si avvia alla conclusione, la percezione del malato continua ad essere quella della propria mancanza di voce e dignità, e dal suo abisso, così problematico e tormentato, emerge un inquietante ma inesorabile grido di dolore: "continuiamo ancora ad essere invisibili?".