Diga di acqua che non riusce a defluire nell’imbuto del canale D’Alonzo
Scongiurare i rischi di inondazione
venerdì 4 marzo 2011
iReport
Il mio anziano padre mi racconta che in un'estate di diverse decine di anni fa il centro storico di Gravina venne inondato da acqua piovana alta fino a 4 metri di altezza creando molti danni ai fabbricati e particolarmente alle cantine del centro storico allora molto utilizzate.
La causa di tale disastro fu un diga di acqua che si venne a creare all'altezza del ponte di Corso Giuseppe Di Vittorio che salendo alla sua destra non aveva tante case costruite ma una grande prateria su cui, nei mesi estivi, era solito impegnare quest'area per organizzare i "covoni" delle "gregne di grano" che per tutto il periodo estivo venivano trebbiate da alcune trebbiatrici li istallare con i motori a cinghia landini.
L'alluvione di quel pomeriggio sposto' molte "gregne di grano" portandole fino all'altezza del ponte di Corso G. Di Vittorio e il passaggio dell'acqua fu ostruito creando una enorme diga che, dopo alcune ore di piena, di colpo ruppe questo argine di paglia e sterpaglie e inondo' la citta' antica. Insomma ci fu un piccolo VAJONT anche a Gravina in Puglia.
Non sa dirmi se ci furono morti, ma ricorda molti danni all'allora patrimonio edile del centro storico.
A seguito di questa inondazione molte cantine del centro storico di Gravina vennero chiuse e murate dagli stessi proprietari e alcuni locali che avevano le botole di accesso alle cantine vennero addirittura cementificate e coperte da nuovi pavimenti piu' moderni.
Sono testimonianze che ho personalmente verificato in locali acquisiti in via Matteotti dove nei lavori di ristrutturazione da me fatti nel 2000 abbiamo rimosso il pavimento e con grande sorpresa abbiamo trovato queste botole cementificate e aprendole abbiamo scoperto GRAVINA SOTTERRANEA. Abbiamo per primi, dopo decenni, ripercorso quei luoghi e abbiamo apprezzato uno spettacolo unico. L'ambiente non vedeva luce da decenni e le nostre lampadine tascabili hanno illuminato grandi botti di legno, presumibilmente piene di vino che si erano spostare con l'innalzamento dell'acqua e che poi si erano adagiate in posti diversi quando l'acqua si era ritirata e li riposavano tutte aperte, abbiamo trovato una damigiana di vetro che sulla sua bocca sosteneva un fungo di muffe di vino/aceto grande quasi quanto la damigiana di circa 50 litri ecc…..
Insomma un percorso eccezionale di cantine e sottocantine, foggiane, silos e grotte.
Ricordo anche una nuova inondazione del centro storico di Gravina che avvenne negli anni novanta.
In quella occasione l'acqua raggiunse un'altezza di alcuni metri e purtroppo ci fu anche la morte dell'innocente giovane Michele Soranno a cui la nostra comunita' decise di intitolare una scuola dell'obbligo sita in zona epitaffio costruita proprio sul ciglio del canale D'Alonzo.
In questi anni sono seguiti lavori di messa in sicurezza dell'acqua portata dal canale D'Alonzo tra cui la costruzione del cosi detto "lungomare di Gravina" che altro non e che i gradoni costruiti in piazza Arcangelo Scacchi a protezione di eventuali ondate di acqua che potrebbero inondare il centro storico.
In questi due giorni di pioggia ho notato proprio all'ingresso dell'attuale condotta del canale, all'altezza della sottoferrovia di viale giudici falcone e Borsellino, un diga di acqua che non riusciva a defluire nell'imbuto del canale D'Alonzo.
Mi e' venuto in mente il racconto di mio padre e sono stato spinto a scrivere queste due righe perche' sia i validi mezzi di comunicazione cittadini che gli organi preposti possano approfondire queste argomentazioni e studiare tutti gli interventi preventivi per scongiurare rischi per la collettivita'.
Inoltre evidenzierei che la zona PIP e le aree limitrofe di pozzo pateo sono e saranno sempre piu' edificate spingendo e le acque piovane sempre piu' velocemente e con qualtita' maggiori nella direzione di canale D'Alonzo.
Sono spunti che non devono allarmare nessuno se tutto e' stato ben dimensionato, ma e' necessario che in futuro non si racconti piu' di inondazioni generate dalla rottura di dighe artificiali per mancanza di pulizia e manutenzione dei canali vicini o all'interno del centro abitato.
Michele CAPONE
La causa di tale disastro fu un diga di acqua che si venne a creare all'altezza del ponte di Corso Giuseppe Di Vittorio che salendo alla sua destra non aveva tante case costruite ma una grande prateria su cui, nei mesi estivi, era solito impegnare quest'area per organizzare i "covoni" delle "gregne di grano" che per tutto il periodo estivo venivano trebbiate da alcune trebbiatrici li istallare con i motori a cinghia landini.
L'alluvione di quel pomeriggio sposto' molte "gregne di grano" portandole fino all'altezza del ponte di Corso G. Di Vittorio e il passaggio dell'acqua fu ostruito creando una enorme diga che, dopo alcune ore di piena, di colpo ruppe questo argine di paglia e sterpaglie e inondo' la citta' antica. Insomma ci fu un piccolo VAJONT anche a Gravina in Puglia.
Non sa dirmi se ci furono morti, ma ricorda molti danni all'allora patrimonio edile del centro storico.
A seguito di questa inondazione molte cantine del centro storico di Gravina vennero chiuse e murate dagli stessi proprietari e alcuni locali che avevano le botole di accesso alle cantine vennero addirittura cementificate e coperte da nuovi pavimenti piu' moderni.
Sono testimonianze che ho personalmente verificato in locali acquisiti in via Matteotti dove nei lavori di ristrutturazione da me fatti nel 2000 abbiamo rimosso il pavimento e con grande sorpresa abbiamo trovato queste botole cementificate e aprendole abbiamo scoperto GRAVINA SOTTERRANEA. Abbiamo per primi, dopo decenni, ripercorso quei luoghi e abbiamo apprezzato uno spettacolo unico. L'ambiente non vedeva luce da decenni e le nostre lampadine tascabili hanno illuminato grandi botti di legno, presumibilmente piene di vino che si erano spostare con l'innalzamento dell'acqua e che poi si erano adagiate in posti diversi quando l'acqua si era ritirata e li riposavano tutte aperte, abbiamo trovato una damigiana di vetro che sulla sua bocca sosteneva un fungo di muffe di vino/aceto grande quasi quanto la damigiana di circa 50 litri ecc…..
Insomma un percorso eccezionale di cantine e sottocantine, foggiane, silos e grotte.
Ricordo anche una nuova inondazione del centro storico di Gravina che avvenne negli anni novanta.
In quella occasione l'acqua raggiunse un'altezza di alcuni metri e purtroppo ci fu anche la morte dell'innocente giovane Michele Soranno a cui la nostra comunita' decise di intitolare una scuola dell'obbligo sita in zona epitaffio costruita proprio sul ciglio del canale D'Alonzo.
In questi anni sono seguiti lavori di messa in sicurezza dell'acqua portata dal canale D'Alonzo tra cui la costruzione del cosi detto "lungomare di Gravina" che altro non e che i gradoni costruiti in piazza Arcangelo Scacchi a protezione di eventuali ondate di acqua che potrebbero inondare il centro storico.
In questi due giorni di pioggia ho notato proprio all'ingresso dell'attuale condotta del canale, all'altezza della sottoferrovia di viale giudici falcone e Borsellino, un diga di acqua che non riusciva a defluire nell'imbuto del canale D'Alonzo.
Mi e' venuto in mente il racconto di mio padre e sono stato spinto a scrivere queste due righe perche' sia i validi mezzi di comunicazione cittadini che gli organi preposti possano approfondire queste argomentazioni e studiare tutti gli interventi preventivi per scongiurare rischi per la collettivita'.
Inoltre evidenzierei che la zona PIP e le aree limitrofe di pozzo pateo sono e saranno sempre piu' edificate spingendo e le acque piovane sempre piu' velocemente e con qualtita' maggiori nella direzione di canale D'Alonzo.
Sono spunti che non devono allarmare nessuno se tutto e' stato ben dimensionato, ma e' necessario che in futuro non si racconti piu' di inondazioni generate dalla rottura di dighe artificiali per mancanza di pulizia e manutenzione dei canali vicini o all'interno del centro abitato.
Michele CAPONE