Angelo Casino
Angelo Casino
La città

Addio a don Angelo Casino

Domenica in Cattedrale i funerali. La testimonianza e il ricordo di Michele Laddaga.

Si è spento all'età di 81 anni don Angelo Casino, uno dei pilastri della diocesi di Gravina.

Storico parroco della Chiesa Madonna delle Grazie, ha condotto innumerevoli battaglie, tra cui innanzitutto quella per la richiesta dei fondi per la ristrutturazione della chiesa gravemente danneggiata dal terremoto del 1980, e poi quella per la costruzione del sottovia in corso Giuseppe Di Vittorio, per ridurre l'isolamento a cui il quartiere era costretto a causa della presenta dei binari ferroviari.

Nel 2006 su disposizioni del vescovo Mario Paciello fu trasferito presso la piccola parrocchia di San Felic,e dove ha concluso la sua vita sacerdotale dedicandosi ai bisognosi e dove, soprattutto, ha continuato a studiare e scrivere. Autore di innumerevoli libri sui personaggi illustri di Gravina, ma anche sulla storia della città, conosceva tutte le sue opere d'arte, i suoi vicoli, i suoi monumenti. Scopritore egli stesso di alcuni quadri nascosti dal tempo e dall'incuria, nei suoi libri ha raccontato la grandezza della sua città ma anche le miserie dei suoi abitanti.
A loro ha dedicato la sue opere di studioso.

Da alcuni anni combatteva contro vari malanni e per questo, pochi giorni fa, era stato ricoverato presso l'ospedale di Matera, dove si è spento la notte di venerdì 5 aprile.

La camera ardente, allestita nella chiesa di San Felice, sarà aperta a partire dalle 12 di sabato sino alle 13 di domenica 7 aprile. Nel pomeriggio la salma sarà trasferita nella Basilica Cattedrale, dove alle 16 il vescovo, monsignor Mario Paciello, insieme ai sacerdoti gravinesi, officerà le esequie.

Così, intanto, lo ricorda chi lo ha conosciuto bene: Michele Laddaga.

"Carissimo don Angelo,
ero solito darvi del voi in segno di rispetto, ma oggi voglio usare il tu. Mai avrei pensato di darti l'addio; e se proprio necessario mai attraverso un blog. Amavi dire "ci dobbiamo voler bene mentre si vive ed evitare pagliacciate dopo morte". Stamane, appresa la notizia, ho elevato il mio pensiero a Dio così come mi hai insegnato: rifuggivi i funerali, le fredde condoglianze persino quando sorella morte colpiva le persone a te care; e pensare che qualcuno coglieva simili atteggiamenti come atti di superbia.

I tuoi detti sono sulla bocca di tanti: hai insegnato a piccoli e grandi, dalla cultura, alla religione, all'essere uomo; sei stato prete davvero, quanti bisogni hai soddisfatto! Nel lontano 1958, quando per la prima volta ho varcato la soglia della Madonna delle Grazie, ho incontrato un prete mingherlino che, guardandomi e sorridendomi, mi ha invitato a frequentare la parrocchia per fare parte del gruppo chierichetti. Ero perplesso, poi spinto anche dal caro professore Pinuccio Gramegna, ho accettato. Di lì ha avuto inizio la mia avventura, la mia crescita, il mio essere quello che oggi sono. Eri instancabile, hai preso una parrocchia semiabbandonata, priva di arredi (non vi erano banchi per sedersi) e l'hai resa, senza tema di smentita, la prima della città.

Nella tua opera di ricostruzione al primo posto, come sempre, mettevi l'uomo e il cristiano. Altrimenti non si potrebbero spiegare le vocazioni sacerdotali da te promosse e seguite attentamente: don Nicola Lorusso, don Saverio Ciaccia, don Giuseppe Nuzzi, don Andrea Mazzotta, don Mimmo Laddaga, don Pino D'Alonzo, don Michele Lombardi e in ultimo tuo nipote don Francesco Elia, spero di non avere dimenticato qualcuno. Quante iniziative: il presepio vivente, la sacra rappresentazione della Passione, la sfilata dei carri allegorici nel periodo di carnevale; e poi le colonie estive per i bambini, i campi estivi per i giovani, il campetto di calcio con miglia di giovani che partecipavano ai vari tornei (iniziative, le prime in assoluto, nella nostra città) e poi l'istituzione dell'asilo, le manifestazioni culturali indette dal tuo amato circolo Aquila che insieme alla rivista "Aquila" hai voluto preservare fino alla fine. E che dire della passione verso la nostra città che hai sempre amato e che avresti voluto veder fulgere di splendore proprio, dato che ha tanto da mostrare. E al di sopra di ogni cosa la tua e nostra Madonna delle Grazie e poi Madonna della Grazia, sulla denominazione meglio lasciare perdere.

Amavi la ricerca che ti ha fatto scoprire realtà nascoste, al solito ignorate o svilite da tanti incompetenti che calcano la scena di questa città. Fosti il primo a paventare la perdita della titolarità diocesana ma nessuno colse anzi si affrettarono a smentirti con documenti fasulli, per poi tentare persino di attribuirti qualche colpa. Ma, come eri solito affermare, "il tempo è galantuomo" e la storia ha dato le responsabilità. Nella società vi è chi vive di luce propria e chi di luce riflessa; quest'ultimo, generalmente, tenta di emergere riflettendosi nei pregi altrui e denigrandoli, non propone mai non avendone la capacità; di questi ne hai incontrato tanti sul tuo cammino. Hai scritto tanto, inutile elencare le tue opere, anche questo si è tentato di oscurare, vista l'incapacità altrui di imitarti. E quando il compianto e amato monsignor Pisani ti ha affidato la pastorale della comunicazione e della politica, come sempre, hai svolto quel compito con entusiasmo, prodigandoti come non mai, con convegni di ogni genere e con la cura della pagina domenicale del quotidiano "Avvenire". Mi hai insegnato la passione per i libri e per la scrittura, se mi sono cimentato alla stesura di due opere lo devo anche a te.

Mi auguro che un giorno, non molto lontano, possa dedicarmi a scrivere di te in maniera esauriente e sostanziale, ciò che oggi a caldo non mi è possibile fare. Hai avuto mille motivi per soffrire: la tua vita, so di poterlo affermare, è stata costellata da tante amarezze; quanti distacchi imposti ti sono pesati! Quante contraddizioni e contrasti creati ad hoc! Hai scritto nell'ultimo bollettino di domenica scorsa: "Con Cristo non si può apparire, perché Cristo vede la nostra vita bugiarda".

Grazie don Angelo per quanto mi hai donato e anche per quest'ultima possibilità offertami per la tua amicizia. Sei e sarai sempre nel mio cuore".
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