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La città

“Adesso basta!”. Giovani professionisti in campo per Difesa Grande

A una settimana dal rogo, un’escursione sui luoghi del disastro. "Tante iniziative in cantiere per la salvaguardia del bosco"

Scene che fanno male agli occhi e soprattutto al cuore. Una settimana dopo lo scoppio dello spaventoso incendio che ha divorato almeno un quarto della superficie totale di Difesa Grande, andare sul luogo del delitto (perché di questo si tratta, anche se resterà quasi certamente impunito) è uno di quei gesti che è doveroso fare anche se poco gradevole, se oltre all'indignazione si vuole cominciare a porre le basi per un cambiamento.

E' solo un pugno di giovani che aderisce alla chiamata di "Adesso basta!", l'iniziativa promossa da alcuni professionisti amanti del bosco: evidentemente il richiamo delle spiagge, non meno roventi, ha avuto la meglio. Ma le presenze sono inversamente proporzionali alle competenze e alla sensibile consapevolezza del problema; che non si riduce solo al rogo di alberi, cespugli e animali che appesta l'aria di un insopportabile odore di morte e trasforma il paesaggio in una landa color carbone, ma consiste in una cronica, perenne mancanza di interesse e attenzione per una risorsa straordinaria.

"Molti pensano che il problema del bosco nasca solo con gli incendi estivi - dice Nico Marvulli, dottore in scienze forestali e uno dei promotori dell'escursione – anzi, la verità è che molti, specie chi ha amministrato negli ultimi decenni, ha ritenuto che il bosco stesso fosse un problema. Una rogna di cui occuparsi il meno possibile, buona solo per le scampagnate di pasquetta e per qualche lavoretto estivo socialmente utile" In altre zone d'Italia invece, le foreste sono concepite come risorse da sfruttare intelligentemente, ambienti da antropizzare e fruire all'insegna del turismo sostenibile". Come? "Creando spazi appositi, percorsi guidati, e soprattutto capendo che dal bosco si possono ricavare introiti e posti di lavoro, come avviene nella vicina Basilicata. Certo, questo presuppone un lavoro continuo di cura e manutenzione che qui non è stato fatto, e che è una delle cause degli incendi".

Al di là degli ambientalismi di maniera, insomma, un rapporto razionale tra uomo e bosco potrebbe salvare quest'ultimo. Basta osservare la proliferazione caotica del sottobosco per rendersi conto dell'autentica polveriera costituita dalla vegetazione superflua: piante che se abbattute o sfrondate avrebbero impedito il propagarsi delle fiamme, oltre a diventare ottimo combustibile per l'inverno, e che invece hanno fatto camminare le fiamme per chilometri. "Un volo dei canadair antincendio costa da solo migliaia di euro - continua Marvulli – sommando la spesa totale arriviamo a cifre che se impiegate nella prevenzione avrebbero risolto il problema all'origine. Occorrerebbe un presidio fisso d'estate, e telecamere tenute d'occhio in maniera costante: chi osserva cosa accade nel bosco di notte, quando nella stazione della Polizia Municipale non è di turno nessuno?".

Ma le iniziative di "Adesso basta!" non finiscono qui: "Con il collega Ezio Spano ed altri- conclude Marvulli – abbiamo in cantiere altre manifestazioni, tra cui un presidio in piazza e una sosta notturna al bosco. Ho scelto di studiare scienze forestali perché credevo di poter operare qui, per un bene della mia città, è ora che i Gravinesi prendano coscienza di ciò che di straordinario la natura gli ha donato".

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