La città
Assicurare il riconoscimento dal Governo per gli infoibati
Petizione del Comitato 10 febbraio, accolta dal Comune.
Gravina - lunedì 6 aprile 2015
08.35
Il timer imposto dalla normativa segna che il tempo è scaduto. E nell'istituzione della "Giornata del ricordo" voluta dalla legge 92 del 2004, qualcosa si intoppa.
I parenti degli infoibati, non potranno più chiedere un riconoscimento per i loro caduti: il termine di 10 anni, entro il quale presentare richiesta si è esaurito un anno fa. Relegati in fosse comuni scavate dalla natura e forse, condannati paradossalmente alla dimenticanza da una legge che ne ha consacrato invece la commemorazione.
Ma a livello locale, qualcosa si sta muovendo. La sezione gravinese del "Comitato 10 Febbraio" ha proposto una petizione per riaprire i termini utili ad ottenere medaglia e attestato. Soluzione portata anche nell'ultimo consiglio comunale: "Il Comune di Gravina s'impegna a sollecitare il governo nazionale - commentano gli attivisti - per modificare la legge e renderla più giusta e rispettosa della storia d'Italia, a breve altri comuni si uniranno". Con 18 voti favorevoli, quasi all'unanimità poiché alcuni consiglieri avevano abbandonato l'aula, l'esecutivo si è stretto intorno alla proposta avanzata dall'associazione. Punto di riferimento per i parenti dei martiri e torcia sempre accesa sulla storia, per aiutare i più giovani a capire senza mai obliare.
"Il comitato di Gravina è tra i più attivi", ha spiegato Lorenzo Salimbeni, dirigente nazionale del Comitato 10 febbraio, "i ragazzi hanno iniziato a seguire le tracce di alcuni militari gravinesi mandati a Gorizia, Trieste, Dalmazia e dei quali non si è saputo più nulla. Questo dimostra come il conflitto abbia chiamato in causa tutte le regioni italiane". Salimbeni chiarisce anche: "Queste sono cerimonie con un grande valore simbolico, che non comportano alcuna spesa ma vedono una grande partecipazione, anche emotiva, da parte dei discendenti e parenti". "Partita dal Comitato di Viterbo, questa iniziativa richiamerà tutte le altre associazioni che abbiamo in tutta Italia, ad esempio a Trieste stiamo coinvolgendo anche i consiglieri, quindi continueremo su questa linea". Conclude: "Sono in corso ancora ricerche, per rintracciare persone che sembrano svanite nel nulla. I giornali di Trieste portano ancora avanti delle inchieste, soprattutto quando in semplici scavi si scoprono ancora delle fosse comuni".
Anche Gravina ha pagato il suo tributo. Matteo Tisci, Angelo Laddaga e Giuseppe Di Palma, vittime dei massacri delle Foibe. Oltre 10 mila morti, 350 mila persone costrette a fuggire dalla carneficina fatta dalle milizie di Tito. Un eccidio che nella confusione bellica portò italiani, sloveni e slavi ad essere torturati, uccisi o gettati, ancora vivi, in cavità carsiche diventati inghiottitoi di vite, tombe senza nome.
Altri furono rinchiusi in campi profughi che accolsero gli italiani costretti ad abbandonare la propria terra, di cui uno nel territorio di Altamura. Lo si può trovare in via Gravina, eremo abbandonato di un tempo lontano.
I parenti degli infoibati, non potranno più chiedere un riconoscimento per i loro caduti: il termine di 10 anni, entro il quale presentare richiesta si è esaurito un anno fa. Relegati in fosse comuni scavate dalla natura e forse, condannati paradossalmente alla dimenticanza da una legge che ne ha consacrato invece la commemorazione.
Ma a livello locale, qualcosa si sta muovendo. La sezione gravinese del "Comitato 10 Febbraio" ha proposto una petizione per riaprire i termini utili ad ottenere medaglia e attestato. Soluzione portata anche nell'ultimo consiglio comunale: "Il Comune di Gravina s'impegna a sollecitare il governo nazionale - commentano gli attivisti - per modificare la legge e renderla più giusta e rispettosa della storia d'Italia, a breve altri comuni si uniranno". Con 18 voti favorevoli, quasi all'unanimità poiché alcuni consiglieri avevano abbandonato l'aula, l'esecutivo si è stretto intorno alla proposta avanzata dall'associazione. Punto di riferimento per i parenti dei martiri e torcia sempre accesa sulla storia, per aiutare i più giovani a capire senza mai obliare.
"Il comitato di Gravina è tra i più attivi", ha spiegato Lorenzo Salimbeni, dirigente nazionale del Comitato 10 febbraio, "i ragazzi hanno iniziato a seguire le tracce di alcuni militari gravinesi mandati a Gorizia, Trieste, Dalmazia e dei quali non si è saputo più nulla. Questo dimostra come il conflitto abbia chiamato in causa tutte le regioni italiane". Salimbeni chiarisce anche: "Queste sono cerimonie con un grande valore simbolico, che non comportano alcuna spesa ma vedono una grande partecipazione, anche emotiva, da parte dei discendenti e parenti". "Partita dal Comitato di Viterbo, questa iniziativa richiamerà tutte le altre associazioni che abbiamo in tutta Italia, ad esempio a Trieste stiamo coinvolgendo anche i consiglieri, quindi continueremo su questa linea". Conclude: "Sono in corso ancora ricerche, per rintracciare persone che sembrano svanite nel nulla. I giornali di Trieste portano ancora avanti delle inchieste, soprattutto quando in semplici scavi si scoprono ancora delle fosse comuni".
Anche Gravina ha pagato il suo tributo. Matteo Tisci, Angelo Laddaga e Giuseppe Di Palma, vittime dei massacri delle Foibe. Oltre 10 mila morti, 350 mila persone costrette a fuggire dalla carneficina fatta dalle milizie di Tito. Un eccidio che nella confusione bellica portò italiani, sloveni e slavi ad essere torturati, uccisi o gettati, ancora vivi, in cavità carsiche diventati inghiottitoi di vite, tombe senza nome.
Altri furono rinchiusi in campi profughi che accolsero gli italiani costretti ad abbandonare la propria terra, di cui uno nel territorio di Altamura. Lo si può trovare in via Gravina, eremo abbandonato di un tempo lontano.