La città
Bar: a Gravina è boom nel centro storico
Ma gli esercenti sono contenti solo a metà. "Troppe licenze rilasciate con facilità".
Gravina - venerdì 23 agosto 2013
12.15
L'incremento quantitativo dei bar a Gravina è un dato di fatto, ma il fatto è che gli esercenti storici del centro gravinese mostrano dissenso verso l'aumento dei caffè.
Attività nuove di zecca, esercizi di recente inaugurazione e nuove gestioni animano il centro storico. Percorrere piazza Scacchi, la villa comunale, piazza della Repubblica fino ad arrivare in piazza Notar Domenico vuol dire passeggiare tra diversi tra loro per natura, ma identici, o quasi, nell'offerta dei prodotti. La gente apprezza, si ferma, consuma. Soprattutto di sera, nel weekend, d'estate. Ma non basta. E in tempi di crisi i guadagni mostrano decrementi rispetto alle aspettative.
E loro, i titolari di bar e caffè, cosa pensano di questo proliferare di esercizi? "C'è un'apertura selvatica, non considerano nemmeno la distanza fisica, tra un bar e un altro", dice Donato Arbore del "Sayonara". "Rilasciare dichiarazioni di questo tipo non serve a niente, il Comune ha bisogno di business, paghiamo le tasse, ma non siamo tutelati. Sono sul mercato, in questo stesso posto dal 1982", si congeda il titolare. Stessa aria al "Garden", a pochissimi metri di distanza: "Siamo aperti fin dalle quattro del mattino, diversifichiamo il prodotto rispetto agli altri in questa maniera, ma tutte queste licenze non sono incoraggianti", dice Vincenzo Puzziferri, figlio del titolare. Diretto e spietato, senza mezzi termini, Mario Ardito, patron di "Ci vediamo da Mario": "I clienti non vengono tutelati. Sul più bello, mentre stanno gustando un caffè, vedono multarsi le auto, si sentono persi e dispersi. Questa tipologia di blitz, organizzati, rappresentano una persecuzione da parte dell'amministrazione nei confronti dei cittadini", aggiunge Ardito.
Più positivo e meno puntiglioso appare l'approccio dei nuovi arrivati, tra questi il "D'Angiò", di Luigi Racanelli, e il "Bella Vista". La nuova gestione del Risorgimento, invece, chiede all'amministrazione che Gravina venga pubblicizzata, che si incrementi il lavoro attraverso il turismo. "Abbiamo una clientela giovane, molte comitive di donne", dicono Caterina e Marialuisa, "ma vorremmo lavorare di più coi turisti".
E come loro tutti gli altri. Che si augurano, semplicemente, di poter lavorare. Di più.
Attività nuove di zecca, esercizi di recente inaugurazione e nuove gestioni animano il centro storico. Percorrere piazza Scacchi, la villa comunale, piazza della Repubblica fino ad arrivare in piazza Notar Domenico vuol dire passeggiare tra diversi tra loro per natura, ma identici, o quasi, nell'offerta dei prodotti. La gente apprezza, si ferma, consuma. Soprattutto di sera, nel weekend, d'estate. Ma non basta. E in tempi di crisi i guadagni mostrano decrementi rispetto alle aspettative.
E loro, i titolari di bar e caffè, cosa pensano di questo proliferare di esercizi? "C'è un'apertura selvatica, non considerano nemmeno la distanza fisica, tra un bar e un altro", dice Donato Arbore del "Sayonara". "Rilasciare dichiarazioni di questo tipo non serve a niente, il Comune ha bisogno di business, paghiamo le tasse, ma non siamo tutelati. Sono sul mercato, in questo stesso posto dal 1982", si congeda il titolare. Stessa aria al "Garden", a pochissimi metri di distanza: "Siamo aperti fin dalle quattro del mattino, diversifichiamo il prodotto rispetto agli altri in questa maniera, ma tutte queste licenze non sono incoraggianti", dice Vincenzo Puzziferri, figlio del titolare. Diretto e spietato, senza mezzi termini, Mario Ardito, patron di "Ci vediamo da Mario": "I clienti non vengono tutelati. Sul più bello, mentre stanno gustando un caffè, vedono multarsi le auto, si sentono persi e dispersi. Questa tipologia di blitz, organizzati, rappresentano una persecuzione da parte dell'amministrazione nei confronti dei cittadini", aggiunge Ardito.
Più positivo e meno puntiglioso appare l'approccio dei nuovi arrivati, tra questi il "D'Angiò", di Luigi Racanelli, e il "Bella Vista". La nuova gestione del Risorgimento, invece, chiede all'amministrazione che Gravina venga pubblicizzata, che si incrementi il lavoro attraverso il turismo. "Abbiamo una clientela giovane, molte comitive di donne", dicono Caterina e Marialuisa, "ma vorremmo lavorare di più coi turisti".
E come loro tutti gli altri. Che si augurano, semplicemente, di poter lavorare. Di più.