Religioni
Beatificazione Benedetto XIII: un processo mai partito
Lo studioso Massari solleva dubbi sull’avviamento dell’iter. "Gli ambienti vaticani dicono che non c'è nulla in agenda"
Gravina - martedì 16 novembre 2010
Più volte ci siamo occupati della volontà, partita dalla nostra città, di avviare un iter finalizzato alla proclamazione di Papa Benedetto XIII beato. In particolare, nel febbraio scorso, si parlò "riapertura della causa", dopo tentativi non positivi dei decenni precedenti. Secondo Giuseppe Massari, giornalista e studioso della figura del papa gravinese, ci sarebbero anzi "voci poco confortanti" provenienti dagli ambienti della Curia romana in merito a tale processo di beatificazione.
Per Massari, infatti, il fatto che "a metà del mese di febbraio di quest'anno il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, firmò l'editto per la riapertura della Causa, non significava, così come qualcuno lasciò intendere, che il processo avrebbe preso subito il suo avvio, o che, automaticamente ne veniva dato corso e seguito, non prima, comunque, di aver raccolto tutto il materiale storico e bibliografico prodotto nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni".
Quel che pare più incredibile è, sempre secondo Massari, che "a sapere dagli stessi ambienti vaticani, la causa non è 'neanche in agenda'. Significa che è su un binario morto, nonostante i trionfalismi circa i tempi rapidi di apertura e di chiusura, quasi fosse un prodotto da far lievitare ai gradi centigradi di un forno. Anzi, dalla Congregazione per le Cause dei santi fanno sapere che se non c'è un forte interesse, una forte motivazione, una forte spinta, il dibattimento, sia pure su basi documentali e non verbali, non inizierà mai. Cioè significa che il candidato deve essere forte, carismatico. Di questo, purtroppo, la Congregazione è poco convinta, nonostante, l'anno scorso, il 26 novembre alla Biblioteca Casanatense di Roma, il prefetto della Congregazione, il futuro e prossimo cardinale Angelo Amato, avesse alimentato speranze, sempre secondo coloro che sono figli e re dell'ignoranza".
Questo significa, a questo punto, che il personaggio candidato desta poca considerazione? O che c'è stato un disinteresse da parte dei promotori, che pensavano che tutto sarebbe filato liscio, quasi che la Congregazione non avesse altro a cui pensare se non a Papa Orsini? "Io non voglio rispondere, mi rifiuto di dare delle risposte – afferma ancora Giuseppe Massari –. Dico, con la obiettività e la oggettività del caso, che molta faciloneria sta accompagnando una iniziativa, che, prima di essere intrapresa andava ponderata; che prima di essere propagandata più del dovuto, fosse seguita e accompagnata da una metodicità scientifica, di ricerche, studi e approfondimenti e non solo basati sull'attualità del personaggio, rivisitato anche con pubblicazioni più o meno recenti e costanti".
Quel che emerge dalle parole di Massari è che questo terzo tentativo potrebbe risultare ancora una volta infruttuoso. "Spiace il dover solo pensare che un terzo tentativo di santificazione del nostro potrebbe fallire solo per ignavia, insipienza, leggerezza, debolezza e faciloneria, dopo quello di Tortona e quello ripreso durate gli anni trenta del secolo scorso, andati, per ragioni diverse, a vuoto, senza un nulla di fatto. Spiace il dover pensare che Benedetto XIII stia diventando un prodotto propagandistico da inalberare o innalzare, non certo per motivi nobili e santi, inerenti alla sua vita intemerata. Se spiace tutto ciò – conclude Massari –, c'è una curiosità che mi assilla e mi tormenta. Ma i vescovi delle diocesi che sono state coinvolte in questo affaire, che sono state trascinate con la forza della inconsapevolezza e inconsistenza, sono a conoscenza dell'attuale situazione di stallo? Sono state informate? Vengono puntualmente aggiornate o vengono tenute, debitamente, all'oscuro, per evitare che possa nascere in loro un legittimo disinteresse?". Domande che attendono risposte.
Per Massari, infatti, il fatto che "a metà del mese di febbraio di quest'anno il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, firmò l'editto per la riapertura della Causa, non significava, così come qualcuno lasciò intendere, che il processo avrebbe preso subito il suo avvio, o che, automaticamente ne veniva dato corso e seguito, non prima, comunque, di aver raccolto tutto il materiale storico e bibliografico prodotto nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni".
Quel che pare più incredibile è, sempre secondo Massari, che "a sapere dagli stessi ambienti vaticani, la causa non è 'neanche in agenda'. Significa che è su un binario morto, nonostante i trionfalismi circa i tempi rapidi di apertura e di chiusura, quasi fosse un prodotto da far lievitare ai gradi centigradi di un forno. Anzi, dalla Congregazione per le Cause dei santi fanno sapere che se non c'è un forte interesse, una forte motivazione, una forte spinta, il dibattimento, sia pure su basi documentali e non verbali, non inizierà mai. Cioè significa che il candidato deve essere forte, carismatico. Di questo, purtroppo, la Congregazione è poco convinta, nonostante, l'anno scorso, il 26 novembre alla Biblioteca Casanatense di Roma, il prefetto della Congregazione, il futuro e prossimo cardinale Angelo Amato, avesse alimentato speranze, sempre secondo coloro che sono figli e re dell'ignoranza".
Questo significa, a questo punto, che il personaggio candidato desta poca considerazione? O che c'è stato un disinteresse da parte dei promotori, che pensavano che tutto sarebbe filato liscio, quasi che la Congregazione non avesse altro a cui pensare se non a Papa Orsini? "Io non voglio rispondere, mi rifiuto di dare delle risposte – afferma ancora Giuseppe Massari –. Dico, con la obiettività e la oggettività del caso, che molta faciloneria sta accompagnando una iniziativa, che, prima di essere intrapresa andava ponderata; che prima di essere propagandata più del dovuto, fosse seguita e accompagnata da una metodicità scientifica, di ricerche, studi e approfondimenti e non solo basati sull'attualità del personaggio, rivisitato anche con pubblicazioni più o meno recenti e costanti".
Quel che emerge dalle parole di Massari è che questo terzo tentativo potrebbe risultare ancora una volta infruttuoso. "Spiace il dover solo pensare che un terzo tentativo di santificazione del nostro potrebbe fallire solo per ignavia, insipienza, leggerezza, debolezza e faciloneria, dopo quello di Tortona e quello ripreso durate gli anni trenta del secolo scorso, andati, per ragioni diverse, a vuoto, senza un nulla di fatto. Spiace il dover pensare che Benedetto XIII stia diventando un prodotto propagandistico da inalberare o innalzare, non certo per motivi nobili e santi, inerenti alla sua vita intemerata. Se spiace tutto ciò – conclude Massari –, c'è una curiosità che mi assilla e mi tormenta. Ma i vescovi delle diocesi che sono state coinvolte in questo affaire, che sono state trascinate con la forza della inconsapevolezza e inconsistenza, sono a conoscenza dell'attuale situazione di stallo? Sono state informate? Vengono puntualmente aggiornate o vengono tenute, debitamente, all'oscuro, per evitare che possa nascere in loro un legittimo disinteresse?". Domande che attendono risposte.