Cronaca
Canto del cigno, 58 richieste di condanna
La sentenza attesa per fine settembre
Gravina - venerdì 11 luglio 2014
10.21
Sono in tutto ha chiesto 58 condanne, 35 assoluzioni e un non luogo a procedere per prescrizione le richieste presentate dal pm Antimafia della Procura di Bari Isabella Ginefra nei confronti dei 103 imputati nel processo su una presunta associazione mafiosa operante tra Gravina e Altamura negli anni Novanta, finalizzata a traffico e spaccio di droga, detenzione di armi ed esplosivi, estorsioni, 8 tentati omicidi, ferimenti e conflitti a fuoco tra clan rivali.
Un procedimento penale avviato nel 1997
BARI - Il pm Antimafia della Procura di Bari Isabella Ginefra ha chiesto 58 condanne, 35 assoluzioni e un non luogo a procedere per prescrizione nei confronti dei 103 imputati (gli altri 9 deceduti) nel processo chiamato «Il canto del cigno» su una presunta associazione mafiosa operante sulla Murgia barese tra Gravina e Altamura negli anni Novanta, finalizzata a traffico e spaccio di droga, detenzione di armi ed esplosivi, estorsioni, 8 tentati omicidi, ferimenti e conflitti a fuoco tra clan rivali.
Il procedimento penale fu avviato nel 1997 a seguito del processo alla mafia murgiana denominato «Gravina» nei confronti di oltre 160 persone per cui solo a gennaio 2013 sono arrivate le condanne definitive.
Allora alcuni imputati decisero di collaborare con la giustizia rivelando nuovi particolari sulle attività illecite dei clan Mangione e Matera-Loglisci, in stretto contatto con i gruppi criminali baresi.
Tra i capi di questa presunta associazione mafiosa c'erano, secondo l'accusa, c'erano Raffaele e Vincenzo Anemolo, il defunto Francesco Biancoli, Bartolo D'Ambrosio (ucciso nel 2010) e il suo ex alleato, poi rivale, Giovanni Loiudice (processato e assolto per l'omicidio del boss), Emilio Mangione e suo nipote Vincenzo, Nunzio Falcicchio. L'indagine portò nel marzo 2002 all'arresto di 131 persone.
Per oltre 200 fu poi chiesto il rinvio a giudizio ma soltanto 94 sono ancora imputate per quei fatti. Gli altri sono stati giudicati con riti alternativi o prosciolti.
A quasi vent'anni dall'operazione che ha stroncato l'associazione criminale, la Procura chiede ora condanne comprese fra 10 e 4 anni di reclusione per 58 di loro. Tra i reati ritenuti ormai prescritti ci sono due tentati omicidi del 1994 e del 1997 e alcuni episodi di spaccio. Stando all'ipotesi accusatoria quella murgiana era una vera e propria «associazione armata di stampo mafioso-camorristico» promossa e organizzata da «padrini e figliocci».
La sentenza di primo grado potrebbe arrivare entro fine settembre.
Un procedimento penale avviato nel 1997
BARI - Il pm Antimafia della Procura di Bari Isabella Ginefra ha chiesto 58 condanne, 35 assoluzioni e un non luogo a procedere per prescrizione nei confronti dei 103 imputati (gli altri 9 deceduti) nel processo chiamato «Il canto del cigno» su una presunta associazione mafiosa operante sulla Murgia barese tra Gravina e Altamura negli anni Novanta, finalizzata a traffico e spaccio di droga, detenzione di armi ed esplosivi, estorsioni, 8 tentati omicidi, ferimenti e conflitti a fuoco tra clan rivali.
Il procedimento penale fu avviato nel 1997 a seguito del processo alla mafia murgiana denominato «Gravina» nei confronti di oltre 160 persone per cui solo a gennaio 2013 sono arrivate le condanne definitive.
Allora alcuni imputati decisero di collaborare con la giustizia rivelando nuovi particolari sulle attività illecite dei clan Mangione e Matera-Loglisci, in stretto contatto con i gruppi criminali baresi.
Tra i capi di questa presunta associazione mafiosa c'erano, secondo l'accusa, c'erano Raffaele e Vincenzo Anemolo, il defunto Francesco Biancoli, Bartolo D'Ambrosio (ucciso nel 2010) e il suo ex alleato, poi rivale, Giovanni Loiudice (processato e assolto per l'omicidio del boss), Emilio Mangione e suo nipote Vincenzo, Nunzio Falcicchio. L'indagine portò nel marzo 2002 all'arresto di 131 persone.
Per oltre 200 fu poi chiesto il rinvio a giudizio ma soltanto 94 sono ancora imputate per quei fatti. Gli altri sono stati giudicati con riti alternativi o prosciolti.
A quasi vent'anni dall'operazione che ha stroncato l'associazione criminale, la Procura chiede ora condanne comprese fra 10 e 4 anni di reclusione per 58 di loro. Tra i reati ritenuti ormai prescritti ci sono due tentati omicidi del 1994 e del 1997 e alcuni episodi di spaccio. Stando all'ipotesi accusatoria quella murgiana era una vera e propria «associazione armata di stampo mafioso-camorristico» promossa e organizzata da «padrini e figliocci».
La sentenza di primo grado potrebbe arrivare entro fine settembre.