La città
Case bianche, continua il braccio di ferro
I residenti chiedono una sanatoria e palazzo di città concede tempo sino al 15 luglio.
Gravina - venerdì 13 giugno 2014
11.23
I termini per la sospensiva dell'ordine di servizio sono scaduti lo scorso 3 giugno con l'imposizione per l'impresa Cifrer di rimuovere entro il 4 giugno i due attraversamenti stradali realizzati senza autorizzazione all'ingresso del complesso delle case bianche.
Il 4 giugno, però, nessun mezzo è stato visto lavorare in quella zona. Pochi giorni dopo, il 12 giugno, su disposizione del dirigente Michele Stasi, palazzo di città ha disposto una nuova ordinanza per prolungare la sospensiva sino al 15 luglio prossimo.
Di mezzo, una lunga serie di trattative tra il Municipio, i residenti della zona e i proprietari dei suoli adiacenti il complesso residenziale che hanno denunciato l'illegittimità dei lavori. I residenti intanto lo scorso aprile hanno presentato una richiesta per verificare la compatibilità ambientale dei due pezzi di asfalto posti su Viale Giudici Falcone e Borsellino nella speranza di ottenere una sorta di sanatoria e annullare l'ordine impartito alla Cifrer per la rimozione dell'asfalto. Una richiesta accolta dalla commissione comunale per il paesaggio che a sua volta, però, ha chiesto un'integrazione della documentazione.
A questo punto, l'istanza dovrà superare l'esame della commissione comunale e poi essere sottoposta alla verifica di una serie di enti tra Regione, Provincia, Soprintendenza, tanto quella di Bari quanto quella di Taranto, e infine la Direzione regionale per la tutela del paesaggio. Un iter burocratico, lungo e complesso, che ha convinto il dirigente Stasi a concedere altro tempo.
Sul tavolo degli enti, insieme alla richiesta presentata dai residenti di legittimare i lavori svolti con l'unico scopo di garantire maggiore sicurezza agli abitanti, arriveranno anche le doglianze dei proprietari dei suoli adiacenti che dalla loro parte hanno un parere della stessa Soprintendenza con cui nel 2001 annullava, "in quanto provvedimento illegittimo", le autorizzazioni rilasciare dal Comune nel 2000 proprio per la realizzazione degli accessi al complesso abitativo, rilevando che "la località interessata dall'intervento, autorizzato con il provvedimento comunale, ricade in area sottoposta a vincolo paesaggistico" e che "gli attraversamenti stradali autorizzati rientrano, altresì, nelle cosiddette zone archeologiche ed in particolare, nell'area di pertinenza del Tratturo Melfi-Castellaneta, nella quale oltre alle direttive di tutela che vietano ogni destinazione d'uso non compatibile con le finalità di salvaguardia, si applicano precise prescrizioni di base che vietano, tra l'altro, ogni trasformazione del sito eccettuate le attività inerenti lo studio, la valorizzazione e la protezione dei reperti archeologici". Parere che ha in seguito portato il Tribunale di Bari a disporre nel 2002 il sequestro preventivo, "acclarando la sussistenza del vincolo paesaggistico sull'intero tratturo".
Occorre aspettare il mese di luglio, dunque, per capire se il vincolo paesaggistico e la tutela dei beni archeologici prevarranno sulle esigenze dei cittadini.
Il 4 giugno, però, nessun mezzo è stato visto lavorare in quella zona. Pochi giorni dopo, il 12 giugno, su disposizione del dirigente Michele Stasi, palazzo di città ha disposto una nuova ordinanza per prolungare la sospensiva sino al 15 luglio prossimo.
Di mezzo, una lunga serie di trattative tra il Municipio, i residenti della zona e i proprietari dei suoli adiacenti il complesso residenziale che hanno denunciato l'illegittimità dei lavori. I residenti intanto lo scorso aprile hanno presentato una richiesta per verificare la compatibilità ambientale dei due pezzi di asfalto posti su Viale Giudici Falcone e Borsellino nella speranza di ottenere una sorta di sanatoria e annullare l'ordine impartito alla Cifrer per la rimozione dell'asfalto. Una richiesta accolta dalla commissione comunale per il paesaggio che a sua volta, però, ha chiesto un'integrazione della documentazione.
A questo punto, l'istanza dovrà superare l'esame della commissione comunale e poi essere sottoposta alla verifica di una serie di enti tra Regione, Provincia, Soprintendenza, tanto quella di Bari quanto quella di Taranto, e infine la Direzione regionale per la tutela del paesaggio. Un iter burocratico, lungo e complesso, che ha convinto il dirigente Stasi a concedere altro tempo.
Sul tavolo degli enti, insieme alla richiesta presentata dai residenti di legittimare i lavori svolti con l'unico scopo di garantire maggiore sicurezza agli abitanti, arriveranno anche le doglianze dei proprietari dei suoli adiacenti che dalla loro parte hanno un parere della stessa Soprintendenza con cui nel 2001 annullava, "in quanto provvedimento illegittimo", le autorizzazioni rilasciare dal Comune nel 2000 proprio per la realizzazione degli accessi al complesso abitativo, rilevando che "la località interessata dall'intervento, autorizzato con il provvedimento comunale, ricade in area sottoposta a vincolo paesaggistico" e che "gli attraversamenti stradali autorizzati rientrano, altresì, nelle cosiddette zone archeologiche ed in particolare, nell'area di pertinenza del Tratturo Melfi-Castellaneta, nella quale oltre alle direttive di tutela che vietano ogni destinazione d'uso non compatibile con le finalità di salvaguardia, si applicano precise prescrizioni di base che vietano, tra l'altro, ogni trasformazione del sito eccettuate le attività inerenti lo studio, la valorizzazione e la protezione dei reperti archeologici". Parere che ha in seguito portato il Tribunale di Bari a disporre nel 2002 il sequestro preventivo, "acclarando la sussistenza del vincolo paesaggistico sull'intero tratturo".
Occorre aspettare il mese di luglio, dunque, per capire se il vincolo paesaggistico e la tutela dei beni archeologici prevarranno sulle esigenze dei cittadini.