La città
Case bianche: interviene la Soprintendenza
L'ufficio tecnico riferisca sugli attraversamenti stradali realizzati sul tratturo regio
Gravina - lunedì 30 settembre 2013
13.56
Nuova puntata nella vicenda delle Case Bianche.
Questa volta a scrivere il copione è la Soprintendenza per i beni archeologici di Bari che ha inviato una richiesta al dirigente dell'ufficio tecnico di Gravina con cui si chiede "di relazionare in merito all'ultimo esposto" inviato da un cittadino gravinese subito dopo la costruzione degli accessi stradali adiacenti al complesso edilizio.
"In data 12 giugno 2013- si legge nell'esposto inviato al Soprintendente- il comune di Gravina, in assenza di tutte le autorizzazioni di legge, ha fatto realizzare gli attraversamenti stradali per cui la soprintendenza di Bari aveva già nel 2001 annullato l'illegittima autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Gravina con provvedimento del 10 ottobre 2000, e ciò al fine di rendere possibile l'attraversamento stradale per raggiungere gli alloggi abusivi delle case bianche".
L'esposto su cui la Soprintendenza vuole vederci chiaro, annunciando anche "un sopralluogo congiunto con l'amministrazione comunale e la Soprintendenza archeologica di Taranto", riguarda la realizzazione di due lingue d'asfalto sul tratturo regio Melfi- Castellaneta, un bene demaniale sottoposto al vincolo di tutela paesaggistico e archeologico.
Un intervento realizzato dall'impresa a cui erano stati affidati i lavori di bitumazione di via Giudici Falcone e Borsellino, "in buona fede e per rispondere all'invito di alcuni amici che mi chiedevano di sistemare la strada e soprattutto di richiudere le buche che si sono formate con il tempo" si giustificata mesi fa il titolare dell'impresa. Giustificazioni che non hanno convinto la Soprintendenza di Bari, così come, quattro mesi fa, non hanno persuaso palazzo di città tanto che pochi giorni dopo la posa dell'asfalto, dall'ufficio tecnico era partito un ordine di servizio indirizzato all'impresa per chiedere di "ripristinare lo stato dei luoghi, rimuovendo il manto di asfalto".
Ordine di servizio, che in quanto tale, non ha tempi e procedure perentorie per cui a quattro mesi dalla realizzazione degli accessi stradali alla case bianche nulla è cambiato come conferma il dirigente Stasi: "Al momento non ho firmato nulla".
Questa volta a scrivere il copione è la Soprintendenza per i beni archeologici di Bari che ha inviato una richiesta al dirigente dell'ufficio tecnico di Gravina con cui si chiede "di relazionare in merito all'ultimo esposto" inviato da un cittadino gravinese subito dopo la costruzione degli accessi stradali adiacenti al complesso edilizio.
"In data 12 giugno 2013- si legge nell'esposto inviato al Soprintendente- il comune di Gravina, in assenza di tutte le autorizzazioni di legge, ha fatto realizzare gli attraversamenti stradali per cui la soprintendenza di Bari aveva già nel 2001 annullato l'illegittima autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Gravina con provvedimento del 10 ottobre 2000, e ciò al fine di rendere possibile l'attraversamento stradale per raggiungere gli alloggi abusivi delle case bianche".
L'esposto su cui la Soprintendenza vuole vederci chiaro, annunciando anche "un sopralluogo congiunto con l'amministrazione comunale e la Soprintendenza archeologica di Taranto", riguarda la realizzazione di due lingue d'asfalto sul tratturo regio Melfi- Castellaneta, un bene demaniale sottoposto al vincolo di tutela paesaggistico e archeologico.
Un intervento realizzato dall'impresa a cui erano stati affidati i lavori di bitumazione di via Giudici Falcone e Borsellino, "in buona fede e per rispondere all'invito di alcuni amici che mi chiedevano di sistemare la strada e soprattutto di richiudere le buche che si sono formate con il tempo" si giustificata mesi fa il titolare dell'impresa. Giustificazioni che non hanno convinto la Soprintendenza di Bari, così come, quattro mesi fa, non hanno persuaso palazzo di città tanto che pochi giorni dopo la posa dell'asfalto, dall'ufficio tecnico era partito un ordine di servizio indirizzato all'impresa per chiedere di "ripristinare lo stato dei luoghi, rimuovendo il manto di asfalto".
Ordine di servizio, che in quanto tale, non ha tempi e procedure perentorie per cui a quattro mesi dalla realizzazione degli accessi stradali alla case bianche nulla è cambiato come conferma il dirigente Stasi: "Al momento non ho firmato nulla".