Cronaca
Case occupate senza titolo, sentenze ineseguite: la Procura apre un’inchiesta
Al centro delle indagini, il patrimonio immobiliare comunale. Indagini affidate alla Gdf
Gravina - lunedì 23 aprile 2012
7.01
Decine di appartamenti. Abitati senza titolo, senza mai pagare un centesimo di pigione. E quando poi sono arrivate le sentenze, soltanto alcune hanno trovato esecuzione. Perché? Per responsabilità di chi?
Sono le domande alle quali sarebbe impegnata a dare risposta la Procura di Bari, che avrebbe aperto un fascicolo per far luce sulle sorti, poco magnifiche e per nulla progressive, del patrimonio immobiliare municipale, costituito dai tanti appartamenti, in molti casi fatiscenti, ricavati all'interno della casa mandamentale come negli ex conventi di santa Sofia, santa Teresa, san Sebastiano e santa Maria. Tutti di proprietà comunale, nessuno nella disponibilità comunale: da tempo, infatti, quegli immobili sarebbero occupati in assenza di contratto e per ciascuno di essi nessun canone di locazione sarebbe mai stato versato nelle casse del Comune, almeno fino ad epoca recente.
La storia parte da lontano ed ha come protagonisti, il più delle volte, i commissari prefettizi che nell'ultimo ventennio hanno provvisoriamente retto le sorti di Palazzo di città. Così è nel 1994, quando il commissario Giuseppe Maiullari delibera procedersi "al recupero dei canoni vantati dall'ente in relazione agli immobili di proprietà comunale occupati sine titulo". Si apre la pagina giudiziaria: una trentina di cause vengono definite nel 1999 dalla sezione stralcio del Tribunale di Bari. Un'altra ventina, affidate alla sezione di Altamura, arrivano a sentenza nel 2008. Per le prime è l'amministrazione Barbi, nel 2001, a dare il via al recupero coattivo delle somme riconosciute in giudizio. Per le seconde, invece, nel 2009 è un altro commissario prefettizio, Domenico Di Gioia, ad ordinare il passaggio alla fase esecutiva.
Risultato? Il recupero avviato nel 2001 non si sarebbe tradotto in effetti concreti. Quello promosso 8 anni più tardi avrebbe invece consentito al Comune di incassare quantomeno parte del credito. Lo attesta un altro commissario prefettizio, il Prefetto Ciro Trotta, che nel febbraio del 2012 ha adottato un atto deliberativo con il quale, richiamate le sollecitazioni dell'Ufficio legale, ha prescritto altresì la verifica "dello stato di idoneità ad uso abitativo degli immobili comunali"; la regolarizzazione "delle posizioni debitorie pregresse, con la conseguente eventuale formalizzazione del rapporto locativo"; la modifica del regolamento comunale delle entrate, "per consentire la rateizzazione delle entrate patrimoniali, anche di quelle rinvenienti da sentenza".
Ma quel che se possibile è ancor più significativo, è un dato dal riflesso inevitabilmente politico: "La presente deliberazione – attesta il Prefetto Trotta - è stata già oggetto di discussione da parte della giunta comunale nelle sedute del 16 settembre e del 22 settembre 2011, giusta ordini del giorno agli atti della segreteria generale, ma in entrambi i casi la relativa adozione è stata rinviata". Un'inerzia all'apparenza inspiegabile e comunque affatto inedita, come sembrerebbe ricavarsi dagli accertamenti promossi nella primavera del 2011 dalla Procura presso la Corte dei Conti, che sarebbero in qualche modo diventanti ora la fonte degli approfondimenti di natura penale, essi pure, come l'inchiesta contabile, delegati al Nucleo di Polizia Tributaria.
Nel mirino delle Fiamme Gialle, in particolare, l'operato dell'amministrazione comunale tra il 2006 ed il 2008. Nello specifico, la Procura barese sarebbe intenta a verificare le cause della mancata prosecuzione dell'azione forzosa in relazione alle sentenze emesse nel 1999 dalla sezione stralcio del Tribunale di Bari. Un immobilismo, al momento e fino a prova contraria solo presunto, che avrebbe comportato un ingente danno erariale per il Comune ed una discriminazione tra gli stessi cittadini. Tutti destinatari di una sentenza identica, eppure non tutti costretti a mettere mano al portafoglio per risarcire il Municipio.
Sono le domande alle quali sarebbe impegnata a dare risposta la Procura di Bari, che avrebbe aperto un fascicolo per far luce sulle sorti, poco magnifiche e per nulla progressive, del patrimonio immobiliare municipale, costituito dai tanti appartamenti, in molti casi fatiscenti, ricavati all'interno della casa mandamentale come negli ex conventi di santa Sofia, santa Teresa, san Sebastiano e santa Maria. Tutti di proprietà comunale, nessuno nella disponibilità comunale: da tempo, infatti, quegli immobili sarebbero occupati in assenza di contratto e per ciascuno di essi nessun canone di locazione sarebbe mai stato versato nelle casse del Comune, almeno fino ad epoca recente.
La storia parte da lontano ed ha come protagonisti, il più delle volte, i commissari prefettizi che nell'ultimo ventennio hanno provvisoriamente retto le sorti di Palazzo di città. Così è nel 1994, quando il commissario Giuseppe Maiullari delibera procedersi "al recupero dei canoni vantati dall'ente in relazione agli immobili di proprietà comunale occupati sine titulo". Si apre la pagina giudiziaria: una trentina di cause vengono definite nel 1999 dalla sezione stralcio del Tribunale di Bari. Un'altra ventina, affidate alla sezione di Altamura, arrivano a sentenza nel 2008. Per le prime è l'amministrazione Barbi, nel 2001, a dare il via al recupero coattivo delle somme riconosciute in giudizio. Per le seconde, invece, nel 2009 è un altro commissario prefettizio, Domenico Di Gioia, ad ordinare il passaggio alla fase esecutiva.
Risultato? Il recupero avviato nel 2001 non si sarebbe tradotto in effetti concreti. Quello promosso 8 anni più tardi avrebbe invece consentito al Comune di incassare quantomeno parte del credito. Lo attesta un altro commissario prefettizio, il Prefetto Ciro Trotta, che nel febbraio del 2012 ha adottato un atto deliberativo con il quale, richiamate le sollecitazioni dell'Ufficio legale, ha prescritto altresì la verifica "dello stato di idoneità ad uso abitativo degli immobili comunali"; la regolarizzazione "delle posizioni debitorie pregresse, con la conseguente eventuale formalizzazione del rapporto locativo"; la modifica del regolamento comunale delle entrate, "per consentire la rateizzazione delle entrate patrimoniali, anche di quelle rinvenienti da sentenza".
Ma quel che se possibile è ancor più significativo, è un dato dal riflesso inevitabilmente politico: "La presente deliberazione – attesta il Prefetto Trotta - è stata già oggetto di discussione da parte della giunta comunale nelle sedute del 16 settembre e del 22 settembre 2011, giusta ordini del giorno agli atti della segreteria generale, ma in entrambi i casi la relativa adozione è stata rinviata". Un'inerzia all'apparenza inspiegabile e comunque affatto inedita, come sembrerebbe ricavarsi dagli accertamenti promossi nella primavera del 2011 dalla Procura presso la Corte dei Conti, che sarebbero in qualche modo diventanti ora la fonte degli approfondimenti di natura penale, essi pure, come l'inchiesta contabile, delegati al Nucleo di Polizia Tributaria.
Nel mirino delle Fiamme Gialle, in particolare, l'operato dell'amministrazione comunale tra il 2006 ed il 2008. Nello specifico, la Procura barese sarebbe intenta a verificare le cause della mancata prosecuzione dell'azione forzosa in relazione alle sentenze emesse nel 1999 dalla sezione stralcio del Tribunale di Bari. Un immobilismo, al momento e fino a prova contraria solo presunto, che avrebbe comportato un ingente danno erariale per il Comune ed una discriminazione tra gli stessi cittadini. Tutti destinatari di una sentenza identica, eppure non tutti costretti a mettere mano al portafoglio per risarcire il Municipio.