La città
Cattedrale: la rampa per i disabili? Provveda chi ne ha la competenza
Lo chiede il vescovo chiamando in causa il Comune. "L'opera sia realizzata dai proprietari del suolo", dice il Presule.
Gravina - giovedì 27 dicembre 2012
09.00
La rampa per i disabili vicino la cattedrale? La faccia chi ne ha le competenze.
Non lascia spazio a dubbi o interpretazioni monsignor Mario Paciello, vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, tornando a parlare della rampa per disabili costruita, e poi abbattuta in gran fretta, alla destra dell'ingresso principale della Cattedrale gravinese per consentire l'ingresso in chiesa anche ai diversamente abili. Nei giorni scorsi il tema era stato rilanciato dal presidente del Caba, Urbano Lazzari, che aveva ironizzato sulla circostanza per cui in città le uniche cose ad essere demolite sarebbero, paradossalmente, le rampe per disabili. Monsignor Paciello si dice sinceramente dispiaciuto, ma anche deciso a tenere la linea: "L'ho detto centinaia di volte che non avrei concluso il mio mandato senza la costruzione della rampa, ma purtroppo a Gravina ogni volta che si vuole fare una cosa è tutto così difficile". Quindi? "Non ci sono nuovi progetti per la costruzione della rampa e mai ce ne saranno da parte nostra", spiega il Presule:"Innanzitutto, io non avrei il tempo di realizzarlo perché il mio mandato è in scadenza. In secondo luogo, quel fazzoletto di suolo su cui avevamo realizzato la rampa, seguendo tassativamente le indicazione date dalla Soprintendenza, è risultato essere non di nostra proprietà", bensì del Municipio.
Per il vescovo di Gravina, ancora infastidito dal clamore suscitato dal caso, il rimedio è molto semplice: "Adesso tocca a chi ha le competenze ed è legittimato a farlo, anche perché proprietario del suolo, costruire la rampa per consentire l'accesso ai disabili e rispettare loro stessi l'impegno preso con i cittadini". Lo scorso ottobre, a pochi giorni dalla riapertura al culto dalle Basilica Cattedrale, il vescovo, per mantenere una vecchia promessa, aveva dato l'avvio dei lavori per la costruzione di uno scivolo sul lato destro dell'ingresso principale del luogo di culto, per consentire l'accesso ai disabili. A poche ore dall'inizio dei lavori, però, una quarantina di cittadini, tra cui il consigliere comunale Mimmo Cardascia, avevano promosso dapprima una protesta su facebook e in seguito una raccolta firme per fermare la costruzione della struttura, criticandone il gusto estetico e denunciando presunte irregolarità in ordine al permesso a costruire. Il Comune, che inizialmente aveva garantito in ordine alla regolarità dei lavori, era poi tornato repentinamente sui propri passi, rivelando essere stata edificata la rampa su un terreno di proprietà municipale. A quel punto, anche in mancanza di un'esplicita volontà dell'ente a muoversi per una sanatoria, la Diocesi aveva fatto un passo indietro, rimuovendo il manufatto e ripristinando spontaneamente ed autonomamente lo status quo ante. E sebbene in quei giorni tutti, dal Comune ai firmatari, assicurassero che una soluzione alternativa sarebbe stata comunque di facile adozione, due mesi dopo la Cattedrale è ancora vietata ai diversabili. "Mi dispiace, ma la responsabilità non è mia", chiosa monsignor Paciello. Di chi, allora? E di chi, adesso, il dovere di intervenire?
Non lascia spazio a dubbi o interpretazioni monsignor Mario Paciello, vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, tornando a parlare della rampa per disabili costruita, e poi abbattuta in gran fretta, alla destra dell'ingresso principale della Cattedrale gravinese per consentire l'ingresso in chiesa anche ai diversamente abili. Nei giorni scorsi il tema era stato rilanciato dal presidente del Caba, Urbano Lazzari, che aveva ironizzato sulla circostanza per cui in città le uniche cose ad essere demolite sarebbero, paradossalmente, le rampe per disabili. Monsignor Paciello si dice sinceramente dispiaciuto, ma anche deciso a tenere la linea: "L'ho detto centinaia di volte che non avrei concluso il mio mandato senza la costruzione della rampa, ma purtroppo a Gravina ogni volta che si vuole fare una cosa è tutto così difficile". Quindi? "Non ci sono nuovi progetti per la costruzione della rampa e mai ce ne saranno da parte nostra", spiega il Presule:"Innanzitutto, io non avrei il tempo di realizzarlo perché il mio mandato è in scadenza. In secondo luogo, quel fazzoletto di suolo su cui avevamo realizzato la rampa, seguendo tassativamente le indicazione date dalla Soprintendenza, è risultato essere non di nostra proprietà", bensì del Municipio.
Per il vescovo di Gravina, ancora infastidito dal clamore suscitato dal caso, il rimedio è molto semplice: "Adesso tocca a chi ha le competenze ed è legittimato a farlo, anche perché proprietario del suolo, costruire la rampa per consentire l'accesso ai disabili e rispettare loro stessi l'impegno preso con i cittadini". Lo scorso ottobre, a pochi giorni dalla riapertura al culto dalle Basilica Cattedrale, il vescovo, per mantenere una vecchia promessa, aveva dato l'avvio dei lavori per la costruzione di uno scivolo sul lato destro dell'ingresso principale del luogo di culto, per consentire l'accesso ai disabili. A poche ore dall'inizio dei lavori, però, una quarantina di cittadini, tra cui il consigliere comunale Mimmo Cardascia, avevano promosso dapprima una protesta su facebook e in seguito una raccolta firme per fermare la costruzione della struttura, criticandone il gusto estetico e denunciando presunte irregolarità in ordine al permesso a costruire. Il Comune, che inizialmente aveva garantito in ordine alla regolarità dei lavori, era poi tornato repentinamente sui propri passi, rivelando essere stata edificata la rampa su un terreno di proprietà municipale. A quel punto, anche in mancanza di un'esplicita volontà dell'ente a muoversi per una sanatoria, la Diocesi aveva fatto un passo indietro, rimuovendo il manufatto e ripristinando spontaneamente ed autonomamente lo status quo ante. E sebbene in quei giorni tutti, dal Comune ai firmatari, assicurassero che una soluzione alternativa sarebbe stata comunque di facile adozione, due mesi dopo la Cattedrale è ancora vietata ai diversabili. "Mi dispiace, ma la responsabilità non è mia", chiosa monsignor Paciello. Di chi, allora? E di chi, adesso, il dovere di intervenire?