Cronaca
Cavallo di ritorno: arrestati due pregiudicati gravinesi
Sono accusati di ricettazione ed estorsione. Le indagini svolte dalla Polizia.
Gravina - mercoledì 29 maggio 2013
15.15
Il furgone rubato, l'intermediario che si offre per farlo ritrovare, un terzo uomo che si fa garante del ritrovamento dietro compenso.
Lo schema ha un nome ben definito: cavallo di ritorno. Secondo gli agenti del Commissariato di Gravina, guidati dal vicequestore Pietro Battipede, ne sarebbero stati fedeli interpreti due pregiudicati gravinesi, il quarantaquattrenne Nicola Cianciulli e Vito Cirillo, di 43 anni.
Il duo è finito dietro le sbarre alle prime luci dell'alba, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere vergata dal Gip Susanna De Felice su richiesta del pm Giuseppe Dentamaro, titolare dell'inchiesta.
Le indagini, stando a quel che s'apprende, rientrerebbero in quelle da tempo avviate in ordine al fenomeno dei furti di veicoli, sensibilmente cresciuto in città negli ultimi mesi, specie ai danni di imprenditori edili e del comparto agroalimentare. Il sospetto, nutrito dagli inquirenti, è che le razzie altro non siano che un pretesto per chiedere poi una sorta di riscatto ai proprietari dei beni trafugati, onde consentire loro di ritrovare miracolosamente i mezzi svaniti nel nulla. E per un episodio simile sarebbero caduti nella rete delle forze dell'ordine Cianciulli e Cirillo.
La storia che li coinvolge avrebbe inizio a fine gennaio, quando una piccola impresa attiva nel settore edile vede sparire, nottetempo, il furgone aziendale. Passano pochi giorni. I titolari della ditta entrano in contatto con Cirillo. Per gli investigatori sarebbe lui il gancio, la persona che si premurerebbe di rassicurare gli affranti imprenditori per metterli in contatto con un amico. "Lui può risolvere tutto attraverso altri suoi amici di Andria", direbbe, spargendo rassicurazioni a piene mani. Per mettere in moto la macchina delle amicizie, però, servirebbe ungerne le ruote. Con un pò di euro necessari e sufficienti a sistemare ogni cosa: 3.000 euro. E' questa la cifra che verrebbe versata per riavere il furgone, che in effetti verrebbe poi ritrovato a febbraio, abbandonato e integro, nelle campagne di contrada Murgetta. Ma quel che accade non resta vicenda privata, perchè i segugi del Commissariato, già a caccia degli autori dei vari colpi perpetrati a Gravina e dintorni in quei giorni, fiutano la pista e azzannano l'osso, raccogliendo riscontri e indizi fino a farne un'informativa che la Procura pone a base della richiesta di misure cautelari infine avanzata dal Giudice delle indagini preliminari e da questi accolta.
Calciulli e Cirillo, attualmente detenuti nel penitenziario di Bari, compariranno nelle prossime ore davanti al giudice per rendere l'interrogatorio di garanzia e per fornire la propria versione dei fatti. Dovranno rispondere di concorso in ricettazione (per essere venuti in possesso senza alcuna apparente spiegazione logica di un veicolo oggetto di furto) ed estorsione.
Lo schema ha un nome ben definito: cavallo di ritorno. Secondo gli agenti del Commissariato di Gravina, guidati dal vicequestore Pietro Battipede, ne sarebbero stati fedeli interpreti due pregiudicati gravinesi, il quarantaquattrenne Nicola Cianciulli e Vito Cirillo, di 43 anni.
Il duo è finito dietro le sbarre alle prime luci dell'alba, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere vergata dal Gip Susanna De Felice su richiesta del pm Giuseppe Dentamaro, titolare dell'inchiesta.
Le indagini, stando a quel che s'apprende, rientrerebbero in quelle da tempo avviate in ordine al fenomeno dei furti di veicoli, sensibilmente cresciuto in città negli ultimi mesi, specie ai danni di imprenditori edili e del comparto agroalimentare. Il sospetto, nutrito dagli inquirenti, è che le razzie altro non siano che un pretesto per chiedere poi una sorta di riscatto ai proprietari dei beni trafugati, onde consentire loro di ritrovare miracolosamente i mezzi svaniti nel nulla. E per un episodio simile sarebbero caduti nella rete delle forze dell'ordine Cianciulli e Cirillo.
La storia che li coinvolge avrebbe inizio a fine gennaio, quando una piccola impresa attiva nel settore edile vede sparire, nottetempo, il furgone aziendale. Passano pochi giorni. I titolari della ditta entrano in contatto con Cirillo. Per gli investigatori sarebbe lui il gancio, la persona che si premurerebbe di rassicurare gli affranti imprenditori per metterli in contatto con un amico. "Lui può risolvere tutto attraverso altri suoi amici di Andria", direbbe, spargendo rassicurazioni a piene mani. Per mettere in moto la macchina delle amicizie, però, servirebbe ungerne le ruote. Con un pò di euro necessari e sufficienti a sistemare ogni cosa: 3.000 euro. E' questa la cifra che verrebbe versata per riavere il furgone, che in effetti verrebbe poi ritrovato a febbraio, abbandonato e integro, nelle campagne di contrada Murgetta. Ma quel che accade non resta vicenda privata, perchè i segugi del Commissariato, già a caccia degli autori dei vari colpi perpetrati a Gravina e dintorni in quei giorni, fiutano la pista e azzannano l'osso, raccogliendo riscontri e indizi fino a farne un'informativa che la Procura pone a base della richiesta di misure cautelari infine avanzata dal Giudice delle indagini preliminari e da questi accolta.
Calciulli e Cirillo, attualmente detenuti nel penitenziario di Bari, compariranno nelle prossime ore davanti al giudice per rendere l'interrogatorio di garanzia e per fornire la propria versione dei fatti. Dovranno rispondere di concorso in ricettazione (per essere venuti in possesso senza alcuna apparente spiegazione logica di un veicolo oggetto di furto) ed estorsione.