Cronaca
Ciccio e Tore, il padre Filippo Pappalardi non si arrende
Nuovo appello per conoscere tutta la verità: "Ditemela e finalmente avrò pace"
Gravina - mercoledì 16 ottobre 2019
14.14
E' una ferita che ancora sanguina. Filippo Pappalardi, padre di Ciccio e Tore, Francesco e Salvatore Pappalardi, 13 e 11 anni, non demorde e continua a chiedere di conoscere tutta la verità sulla morte dei due fratellini.
Una tragedia che commosse l'Italia intera.
I due fratellini scomparvero il 5 giugno del 2006. Nulla si seppe troppo a lungo. Pappalardi finì in carcere, accusato di aver ucciso i figli ma era innocente e per questo è stato anche risarcito per ingiusta detenzione. I corpi dei ragazzini furono trovati il 25 giugno del 2008, in una cisterna di una casa abbandonata denominata la "casa delle cento stanze". Secondo la ricostruzione della Procura, i due ragazzi caddero giù, non riuscirono più a risalire e trovarono la morte.
Pappalardi insiste e le sue parole sono rivolte a chi sa e lui di questo è certo. Ha rilasciato una lunga intervista al "Corriere della sera". "Se qualcuno avesse dato l'allarme si sarebbero salvati perché erano feriti ma, come hanno poi detto le autopsie, sono sopravvissuti per ore e ore. Mi fa stare male anche solo il pensiero. Erano là sotto, sofferenti, al buio, al freddo, e nessuno avrebbe mai sentito le loro urla. Chissà quante volte avranno chiesto aiuto, chissà quanta paura avranno avuto, poveri bambini miei", ha dichiarato alla giornalista Giusi Fasano.
"E' arrivata l'ora di dire la verità", ha detto rivolgendosi a chi può aver visto o sapere. "Ormai i miei figli non ci sono più ma io ho bisogno di sapere. Ne ho bisogno per vivere in pace. So che si può sbagliare, si può avere paura di finire in qualche guaio e rimanere zitti, soprattutto se si è ragazzini e spaventati. Ma adesso quei ragazzini sono diventati uomini. Sono abbastanza grandi per capire che io, da padre, non mi posso rassegnare alle spiegazioni che ho avuto finora".
Spera ancora nella giustizia ma non ci sono appigli né ipotesi di reato su cui poter aprire un'indagine. Pappalardi spera sempre e insiste nel suo appello, affinché poter trovare pace.
"Non voglio incolpare nessuno, a questo punto non mi interessano colpe e condanne", ha detto ancora.
Una tragedia che commosse l'Italia intera.
I due fratellini scomparvero il 5 giugno del 2006. Nulla si seppe troppo a lungo. Pappalardi finì in carcere, accusato di aver ucciso i figli ma era innocente e per questo è stato anche risarcito per ingiusta detenzione. I corpi dei ragazzini furono trovati il 25 giugno del 2008, in una cisterna di una casa abbandonata denominata la "casa delle cento stanze". Secondo la ricostruzione della Procura, i due ragazzi caddero giù, non riuscirono più a risalire e trovarono la morte.
Pappalardi insiste e le sue parole sono rivolte a chi sa e lui di questo è certo. Ha rilasciato una lunga intervista al "Corriere della sera". "Se qualcuno avesse dato l'allarme si sarebbero salvati perché erano feriti ma, come hanno poi detto le autopsie, sono sopravvissuti per ore e ore. Mi fa stare male anche solo il pensiero. Erano là sotto, sofferenti, al buio, al freddo, e nessuno avrebbe mai sentito le loro urla. Chissà quante volte avranno chiesto aiuto, chissà quanta paura avranno avuto, poveri bambini miei", ha dichiarato alla giornalista Giusi Fasano.
"E' arrivata l'ora di dire la verità", ha detto rivolgendosi a chi può aver visto o sapere. "Ormai i miei figli non ci sono più ma io ho bisogno di sapere. Ne ho bisogno per vivere in pace. So che si può sbagliare, si può avere paura di finire in qualche guaio e rimanere zitti, soprattutto se si è ragazzini e spaventati. Ma adesso quei ragazzini sono diventati uomini. Sono abbastanza grandi per capire che io, da padre, non mi posso rassegnare alle spiegazioni che ho avuto finora".
Spera ancora nella giustizia ma non ci sono appigli né ipotesi di reato su cui poter aprire un'indagine. Pappalardi spera sempre e insiste nel suo appello, affinché poter trovare pace.
"Non voglio incolpare nessuno, a questo punto non mi interessano colpe e condanne", ha detto ancora.