Territorio
Cinghiali: un piano in cinque azioni del Parco dell'Alta Murgia
Con Anci, Federparchi, Ispra e Conferenza Stato Regioni per affrontare il problema degli ungulati
Murgia - lunedì 16 settembre 2019
Sulla questione cinghiali il Parco Nazionale dell'Alta Murgia ha deciso di cambiare passo. Si è deciso di mettere in campo una serie di azioni finalizzate ad affrontare con maggiore intensità il fenomeno, concordando le azioni di contenimento con le realtà che a vario titolo operano sul territorio.
Un programma di interventi in cinque punti messo a punto dall'ente parco e condiviso da Anci, Federparchi, Ispra e Conferenza Stato Regioni, che punterà ad una stretta collaborazione tra Enti Parco, Regione e associazioni.
I cinque punti del programma di azioni per contrastare il fenomeno del dilagare degli ungulati, prevede per prima cosa di sollecitare la Regione affinché vengano quanto prima regolamentate le aree contigue ai parchi, in modo da aumentare la pressione venatoria sui cinghiali. Successivamente andranno armonizzati e coordinati gli interventi su aree interne ed attigue alla zona protetta.
Il terzo punto strategico prevede- dicono dal parco- "azioni urgenti di contenimento della specie, sulla scorta delle buone pratiche adottate nelle altre aree protette italiane". Altro punto su cui lavorare riguarda il coinvolgimento degli agricoltori, coloro che più di altri subiscono i danni dovuti alla presenza dei cinghiali all'interno dell'area protetta. Questi dovranno essere coinvolti (con delle intese regolamentate dalla legge di orientamento in agricoltura per i servizi al territorio), sia nell'individuazione che nelle operazioni di segnalazione e cattura.
Infine, si lavorerà alla possibilità che la presenza dei cinghiali nell'area diventi una risorsa per il territorio, attraverso accordi con la Regione che permettano- spiegano i responsabili del Parco dell'Alta Murgia- "l'attivazione di filiere corte, volte alla valorizzazione e certificazione delle carni da cinghiale nella ristorazione e trasformazione locale, con la certificazione delle ASL e dei nuovi modelli di macellazione che permettano di contenere gli effetti legati alle condizioni post cattura e/o uccisione".
Insomma, un pacchetto di interventi che intende prendere "di petto" il problema, ponendolo come una delle questioni prioritarie da affrontare per la nuova governance dell'area protetta, così come già preannunciato dal neo presidente del parco Nazionale dell'Alta Murgia Francesco Tarantini.
"Tra le priorità del parco c'è il rafforzare le azioni di contenimento dell'emergenza cinghiali - ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente dell'Ente Parco - con una gestione integrata che prevede non solo l'implementazione delle azioni di cattura, ma anche una programmazione con le associazioni venatorie per l'attivazione del selecontrollo nelle aree contigue dell'Alta Murgia. Siamo dinanzi a un problema complesso per il quale è necessario il coinvolgimento della Regione e delle altre aree protette regionali e nazionali".
All'incontro, svoltosi presso la sede del parco a Gravina, hanno preso parte, oltre al presidente dell'ente Tarantini, anche il direttore del parco Domenico Nicoletti, il comandante del reparto dei carabinieri che operano nell'area protetta, il Maggiore Giuliano Palomba ed il rappresentante dell'Arif, Ottavio Lischio.
Un programma di interventi in cinque punti messo a punto dall'ente parco e condiviso da Anci, Federparchi, Ispra e Conferenza Stato Regioni, che punterà ad una stretta collaborazione tra Enti Parco, Regione e associazioni.
I cinque punti del programma di azioni per contrastare il fenomeno del dilagare degli ungulati, prevede per prima cosa di sollecitare la Regione affinché vengano quanto prima regolamentate le aree contigue ai parchi, in modo da aumentare la pressione venatoria sui cinghiali. Successivamente andranno armonizzati e coordinati gli interventi su aree interne ed attigue alla zona protetta.
Il terzo punto strategico prevede- dicono dal parco- "azioni urgenti di contenimento della specie, sulla scorta delle buone pratiche adottate nelle altre aree protette italiane". Altro punto su cui lavorare riguarda il coinvolgimento degli agricoltori, coloro che più di altri subiscono i danni dovuti alla presenza dei cinghiali all'interno dell'area protetta. Questi dovranno essere coinvolti (con delle intese regolamentate dalla legge di orientamento in agricoltura per i servizi al territorio), sia nell'individuazione che nelle operazioni di segnalazione e cattura.
Infine, si lavorerà alla possibilità che la presenza dei cinghiali nell'area diventi una risorsa per il territorio, attraverso accordi con la Regione che permettano- spiegano i responsabili del Parco dell'Alta Murgia- "l'attivazione di filiere corte, volte alla valorizzazione e certificazione delle carni da cinghiale nella ristorazione e trasformazione locale, con la certificazione delle ASL e dei nuovi modelli di macellazione che permettano di contenere gli effetti legati alle condizioni post cattura e/o uccisione".
Insomma, un pacchetto di interventi che intende prendere "di petto" il problema, ponendolo come una delle questioni prioritarie da affrontare per la nuova governance dell'area protetta, così come già preannunciato dal neo presidente del parco Nazionale dell'Alta Murgia Francesco Tarantini.
"Tra le priorità del parco c'è il rafforzare le azioni di contenimento dell'emergenza cinghiali - ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente dell'Ente Parco - con una gestione integrata che prevede non solo l'implementazione delle azioni di cattura, ma anche una programmazione con le associazioni venatorie per l'attivazione del selecontrollo nelle aree contigue dell'Alta Murgia. Siamo dinanzi a un problema complesso per il quale è necessario il coinvolgimento della Regione e delle altre aree protette regionali e nazionali".
All'incontro, svoltosi presso la sede del parco a Gravina, hanno preso parte, oltre al presidente dell'ente Tarantini, anche il direttore del parco Domenico Nicoletti, il comandante del reparto dei carabinieri che operano nell'area protetta, il Maggiore Giuliano Palomba ed il rappresentante dell'Arif, Ottavio Lischio.