Politica
Commissioni, le reazioni dei protagonisti
La soddisfazione dei più e la prudenza degli altri. E Valente si scaglia contro "i soliti noti"
Gravina - martedì 17 marzo 2015
11.35
La soddisfazione è unanime così come la sensazione di essersi tolti un peso dallo stomaco. A ventiquattro ore dal pronunciamento della sentenza con cui il giudice Antonio Diella ha prosciolto tutti gli imputati nel processo sullo scandalo delle Commissioni consiliari, gli oramai ex imputati non trattengono la gioia sebbene le parole restano contate e misurate.
Primo fra tutti, Sergio Varvara, l'ex assessore al turismo su cui era caduta l'accusa di truffa poi ritrattata dallo stesso pm che aveva chiesto il proscioglimento, conferma quanto andava dicendo da mesi: "Ero sicuro che si trattava di un errore e che tutto si sarebbe concluso in maniera positiva. Sono sempre stato sereno anche perché da subito ho dimostrato la mia estraneità ai fatti".
Dello stesso avviso anche il neo assessore della Città Metropolitana, Antonio Stregapede che si dice soddisfatto per la chiusura di questa vicenda: "Sapevo di non aver commesso nulla in danno del Comune di Gravina, oggi finalmente la giustizia ha fatto il suo corso. E' giusto che i cittadini facciano le proprie rimostranze ed è giusto che la magistratura faccia chiarezza. Oggi è una bella giornata" conclude l'assessore metropolitano.
Si dicono sereni e contenti Mimmo Calderoni e Lello Digennaro mentre Raffaele Moretti ne approfitta per ringraziare il legale e "la serietà del giudice". Ringraziamenti al difensore anche da parte di Angelo Lapolla e Vito Mazzarella che poi si lascia andare ad uno sfogo: "Siamo imprenditori e tutto il giorno lavoriamo per guadagnare soldi non per racimolare i gettoni di presenza, comunque, era meglio quando ci davano l'indennità di funzione".
Soddisfatti, sebbene di poche parole, Pietro Cappiello secondo cui " la situazione era chiara sin dall'inizio, sapevo di non aver commesso nulla di irregolare e di non aver fatto nulla di quanto mi imputavano" e Luigi Serangelo che non ha mai perso la serenità "perché ero sicuro di non aver fatto nulla di illecito". Sulla stessa linea anche Giovanni Depascale che dice di non essersi preoccupato troppo della vicenda "perché sapevo di non aver fatto nulla. Un cittadino ha fatto dei rilievi, i tempi della giustizia si sa che sono lunghi ma ho sempre saputo che non avevo nulla da temere".
Più prudenti e in attesa di leggere le motivazioni, invece, Raffaele Lorusso e Pasquale Langiulli.
Il primo ribadisce: "Chi cammina nella verità non può temere nulla" mentre Langiulli, pur sottolineando la soddisfazione per una vicenda che si protrae da quasi due anni, conferma "che ci aspettavamo una decisone simile perché non ci sono mai stati gli elementi né per un rinvio a giudizio nè tanto meno per una condanna. In sostanza è accaduto ciò che abbiamo detto dal primo momento ovvero che eravamo estranei ai fatti".
Soddisfazione e contentezza condivisa anche da chi ha preferito non rilasciare dichiarazioni ufficiali per evitare di fomentare la polemica politica.
Il più arrabbiato, o per lo meno così appare leggendo i messaggi sui social, è però Alesio Valente che in questi mesi non ha mai voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali sulla vicenda evitando di sollevare polveroni mediatici.
Ieri, però, a poche ore dal pronunciamento della sentenza, Valente si è scagliato contro "i soliti noti che si sono eretti a giudici popolari trattando molti come ladri e addirittura tentando di tirare in ballo me che non sono mai stato indagato".
"Ora chi ripagherà l'immagine di coloro che hanno visto i loro nomi gettati in pasto all'opinione pubblica come percettori di somme indebite? – tuona il primo cittadino - La dignità ed il rispetto dell'uomo vengono sempre prima di tutto. In questi anni, nella nostra città, si è ricorso a tutto, anche all'uso della magistratura, pur di fermare il cambiamento in atto. Fortunatamente la giustizia esiste ancora".
Capitolo chiuso, almeno per il momento, in attesa delle motivazioni. Resta da chiarire, invece, il destino della richiesta avanzata mesi addietro dalla Corte dei Conti nei confronti di tutti gli imputati a cui era stato chiesto di restituire le somme indebitamente percepite. Occorrerà capire se la sentenza del Tribunale di Bari basterà a scrivere definitivamente la parola fine su quella che comunque resta una delle pagine più brutte della politica cittadina.
Primo fra tutti, Sergio Varvara, l'ex assessore al turismo su cui era caduta l'accusa di truffa poi ritrattata dallo stesso pm che aveva chiesto il proscioglimento, conferma quanto andava dicendo da mesi: "Ero sicuro che si trattava di un errore e che tutto si sarebbe concluso in maniera positiva. Sono sempre stato sereno anche perché da subito ho dimostrato la mia estraneità ai fatti".
Dello stesso avviso anche il neo assessore della Città Metropolitana, Antonio Stregapede che si dice soddisfatto per la chiusura di questa vicenda: "Sapevo di non aver commesso nulla in danno del Comune di Gravina, oggi finalmente la giustizia ha fatto il suo corso. E' giusto che i cittadini facciano le proprie rimostranze ed è giusto che la magistratura faccia chiarezza. Oggi è una bella giornata" conclude l'assessore metropolitano.
Si dicono sereni e contenti Mimmo Calderoni e Lello Digennaro mentre Raffaele Moretti ne approfitta per ringraziare il legale e "la serietà del giudice". Ringraziamenti al difensore anche da parte di Angelo Lapolla e Vito Mazzarella che poi si lascia andare ad uno sfogo: "Siamo imprenditori e tutto il giorno lavoriamo per guadagnare soldi non per racimolare i gettoni di presenza, comunque, era meglio quando ci davano l'indennità di funzione".
Soddisfatti, sebbene di poche parole, Pietro Cappiello secondo cui " la situazione era chiara sin dall'inizio, sapevo di non aver commesso nulla di irregolare e di non aver fatto nulla di quanto mi imputavano" e Luigi Serangelo che non ha mai perso la serenità "perché ero sicuro di non aver fatto nulla di illecito". Sulla stessa linea anche Giovanni Depascale che dice di non essersi preoccupato troppo della vicenda "perché sapevo di non aver fatto nulla. Un cittadino ha fatto dei rilievi, i tempi della giustizia si sa che sono lunghi ma ho sempre saputo che non avevo nulla da temere".
Più prudenti e in attesa di leggere le motivazioni, invece, Raffaele Lorusso e Pasquale Langiulli.
Il primo ribadisce: "Chi cammina nella verità non può temere nulla" mentre Langiulli, pur sottolineando la soddisfazione per una vicenda che si protrae da quasi due anni, conferma "che ci aspettavamo una decisone simile perché non ci sono mai stati gli elementi né per un rinvio a giudizio nè tanto meno per una condanna. In sostanza è accaduto ciò che abbiamo detto dal primo momento ovvero che eravamo estranei ai fatti".
Soddisfazione e contentezza condivisa anche da chi ha preferito non rilasciare dichiarazioni ufficiali per evitare di fomentare la polemica politica.
Il più arrabbiato, o per lo meno così appare leggendo i messaggi sui social, è però Alesio Valente che in questi mesi non ha mai voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali sulla vicenda evitando di sollevare polveroni mediatici.
Ieri, però, a poche ore dal pronunciamento della sentenza, Valente si è scagliato contro "i soliti noti che si sono eretti a giudici popolari trattando molti come ladri e addirittura tentando di tirare in ballo me che non sono mai stato indagato".
"Ora chi ripagherà l'immagine di coloro che hanno visto i loro nomi gettati in pasto all'opinione pubblica come percettori di somme indebite? – tuona il primo cittadino - La dignità ed il rispetto dell'uomo vengono sempre prima di tutto. In questi anni, nella nostra città, si è ricorso a tutto, anche all'uso della magistratura, pur di fermare il cambiamento in atto. Fortunatamente la giustizia esiste ancora".
Capitolo chiuso, almeno per il momento, in attesa delle motivazioni. Resta da chiarire, invece, il destino della richiesta avanzata mesi addietro dalla Corte dei Conti nei confronti di tutti gli imputati a cui era stato chiesto di restituire le somme indebitamente percepite. Occorrerà capire se la sentenza del Tribunale di Bari basterà a scrivere definitivamente la parola fine su quella che comunque resta una delle pagine più brutte della politica cittadina.