La città
Conoscenza e accoglienza per abbattere il razzismo
Nuovi orizzonti e Gravina città aperta celebrano la giornata contro la discriminazione
Gravina - sabato 21 marzo 2015
Conoscenza, accoglienza e soprattutto normative chiare ed efficaci per abbattere il muro della discriminazione. Questo il quadro emerso durante un incontro promosso dalla cooperativa "Nuovi orizzonti" e dall'associazione "Gravina città aperta" nell'ambito della l'XI edizione della Settimana antirazzismo.
Diversi i temi dibattuti durante la serata. Ad aprire il dibattito dopo l'introduzione di Mimmo Digennaro è stato l'assessore al turismo, Giulia Laddaga, che non si è limitata ai saluti istituzionali ma, in qualità di legale e di sostenitrice della campagna Unar per la lotta contro il razzismo, ha argomentato sulla necessità di avviare una "analisi lucida della situazione per meglio capire il contesto sociale in cui viviamo e avviare una vera e propria campagna contro ogni forma di discriminazione perché il razzismo – ha continuato l'assessore - non si nasconde dietro i gesti plateali ma nei piccoli gesti di ogni giorno. Occorre che le istituzioni, non sempre efficienti e d efficaci in questo ambito, si facciano da garanti dei principi degli uomini. Principi scritti in maniera indelebile nella nostra Costituzione".
È toccato poi a Dino Alberto Mangialardi, referente di Amnesty International evidenziare tutte le lacune del sistema di accoglienza italiano con l'istituzione dei Cara che troppo spesso si trasformano in vere prigioni per gli immigrati. Inoltre la fine dell'operazione "Mare nostrum" per fare spazio all'operazione Traiton, ha smontato un sistema di accoglienza per trasformarlo in un'operazione che non si occupa di aiutare gli immigrati ma di salvaguardare la sicurezza europea, dimenticando in alcuni casi di tutelare i diritti basilari degli uomini. Di qui le richiesta avanzate da Amnesty per invitare il Consiglio d'Europa "a rivedere il proprio atteggiamento nei confronti degli immigrati".
E a proposito di immigrazione e accoglienza è toccato a Nicola Branà aprire una finestra sulla situazione locale in qualità di referente della cooperativa "Nuovi Orizzonti" titolare di un progetto di Accoglienza Sprar. Strutture che "avrebbero dovuto occuparsi dell'integrazione sociale e lavorativa dei migranti ma in realtà si sono sostituiti ai Cara dovendo occuparsi della prima accoglienza e di tutta la fase di acquisizione di documenti e permessi. Tutto questo ha difatti mutilato il progetto Sprar poiché, pur avendo tanti ragazzi che, per esempio, potrebbero iniziare un percorso formativo, gli stessi sono bloccati dalle lungaggini della burocrazia italiana. Poi non dobbiamo stupirci se assistiamo a situazioni spiacevoli. La verità e che i centri Sprar non sono dei parcheggi di persone ma dovrebbero diventare un'opportunità di inserimento sociale per questi ragazzi. Occorre una revisione profonda del sistema".
Chi invece punta sull'integrazione tra immigrati e comunità locale è la Diocesi di Gravina che ha istituito uno sportello di ascolto presso la parrocchia San Pietro e Paolo dove offrire la prima assistenza agli immigrati e avviare un percorso di reciproca conoscenza e scambio culturale nel quale la comunità parrocchiale sarà coinvolta.
Da ultimo, ma non meno importante, Ivan Sagnet, coordinatore regionale dell'area immigrazione della Cgil, che ha evidenziato la questione dell'immigrazione dal punto di vista degli stessi immigrati troppo spesso vittime di un sistema complesso di norme e soprattutto dell'ignoranza. Al giovane sindacalista il compito di evidenziare dati e condizioni che hanno tutto il sapore dell'intolleranza, della violenza gratuita figlia dell'ignoranza e della speculazione a spese di chi troppo spesso non può e non sa come difendersi. "Da tempo si ragiona su come risolvere il problema dell'immigrazione. Abbiamo cambiato la missione "Mare Nostrum" in "Triton" senza capire che per combattere l'immigrazione occorre intervenire nei paesi di provenienza, quasi sempre paesi in guerra. Occorre riflettere davvero sulla condizione degli immigrati in Italia considerando che nessuno viene a rubare il lavoro ai cittadini ma gli immigrati sono solo alla ricerca di un futuro migliore. Per questo occorre cambiare la normativa nazionale a partire dalla Bossi- Fini e quella internazionale tra cui la Convenzione di Dublino che impone agli immigrati di chiedere il permesso di soggiorno solo al primo paese in cui entrano una volta abbandonato quello d'origine. Tutto questo non è giusto se si pensa che molti immigrati non vogliono stare in Italia ma vorrebbero raggiungere il Nord Europa".
Numeri, storie, circostanze che evidenziano tutto un sistema fallimentare basato sullo spreco di risorse pubbliche dimenticando "i diritti degli uomini che siano immigrati o cittadini".
Le conclusioni infine sono state affidate a Giuseppe Valenzano che in qualità di delegato alle politiche sociali della Città metropolitana ha ribadito la necessità di avviare dei progetti che puntino oltre che all'assistenza soprattutto alla conoscenza.
Diversi i temi dibattuti durante la serata. Ad aprire il dibattito dopo l'introduzione di Mimmo Digennaro è stato l'assessore al turismo, Giulia Laddaga, che non si è limitata ai saluti istituzionali ma, in qualità di legale e di sostenitrice della campagna Unar per la lotta contro il razzismo, ha argomentato sulla necessità di avviare una "analisi lucida della situazione per meglio capire il contesto sociale in cui viviamo e avviare una vera e propria campagna contro ogni forma di discriminazione perché il razzismo – ha continuato l'assessore - non si nasconde dietro i gesti plateali ma nei piccoli gesti di ogni giorno. Occorre che le istituzioni, non sempre efficienti e d efficaci in questo ambito, si facciano da garanti dei principi degli uomini. Principi scritti in maniera indelebile nella nostra Costituzione".
È toccato poi a Dino Alberto Mangialardi, referente di Amnesty International evidenziare tutte le lacune del sistema di accoglienza italiano con l'istituzione dei Cara che troppo spesso si trasformano in vere prigioni per gli immigrati. Inoltre la fine dell'operazione "Mare nostrum" per fare spazio all'operazione Traiton, ha smontato un sistema di accoglienza per trasformarlo in un'operazione che non si occupa di aiutare gli immigrati ma di salvaguardare la sicurezza europea, dimenticando in alcuni casi di tutelare i diritti basilari degli uomini. Di qui le richiesta avanzate da Amnesty per invitare il Consiglio d'Europa "a rivedere il proprio atteggiamento nei confronti degli immigrati".
E a proposito di immigrazione e accoglienza è toccato a Nicola Branà aprire una finestra sulla situazione locale in qualità di referente della cooperativa "Nuovi Orizzonti" titolare di un progetto di Accoglienza Sprar. Strutture che "avrebbero dovuto occuparsi dell'integrazione sociale e lavorativa dei migranti ma in realtà si sono sostituiti ai Cara dovendo occuparsi della prima accoglienza e di tutta la fase di acquisizione di documenti e permessi. Tutto questo ha difatti mutilato il progetto Sprar poiché, pur avendo tanti ragazzi che, per esempio, potrebbero iniziare un percorso formativo, gli stessi sono bloccati dalle lungaggini della burocrazia italiana. Poi non dobbiamo stupirci se assistiamo a situazioni spiacevoli. La verità e che i centri Sprar non sono dei parcheggi di persone ma dovrebbero diventare un'opportunità di inserimento sociale per questi ragazzi. Occorre una revisione profonda del sistema".
Chi invece punta sull'integrazione tra immigrati e comunità locale è la Diocesi di Gravina che ha istituito uno sportello di ascolto presso la parrocchia San Pietro e Paolo dove offrire la prima assistenza agli immigrati e avviare un percorso di reciproca conoscenza e scambio culturale nel quale la comunità parrocchiale sarà coinvolta.
Da ultimo, ma non meno importante, Ivan Sagnet, coordinatore regionale dell'area immigrazione della Cgil, che ha evidenziato la questione dell'immigrazione dal punto di vista degli stessi immigrati troppo spesso vittime di un sistema complesso di norme e soprattutto dell'ignoranza. Al giovane sindacalista il compito di evidenziare dati e condizioni che hanno tutto il sapore dell'intolleranza, della violenza gratuita figlia dell'ignoranza e della speculazione a spese di chi troppo spesso non può e non sa come difendersi. "Da tempo si ragiona su come risolvere il problema dell'immigrazione. Abbiamo cambiato la missione "Mare Nostrum" in "Triton" senza capire che per combattere l'immigrazione occorre intervenire nei paesi di provenienza, quasi sempre paesi in guerra. Occorre riflettere davvero sulla condizione degli immigrati in Italia considerando che nessuno viene a rubare il lavoro ai cittadini ma gli immigrati sono solo alla ricerca di un futuro migliore. Per questo occorre cambiare la normativa nazionale a partire dalla Bossi- Fini e quella internazionale tra cui la Convenzione di Dublino che impone agli immigrati di chiedere il permesso di soggiorno solo al primo paese in cui entrano una volta abbandonato quello d'origine. Tutto questo non è giusto se si pensa che molti immigrati non vogliono stare in Italia ma vorrebbero raggiungere il Nord Europa".
Numeri, storie, circostanze che evidenziano tutto un sistema fallimentare basato sullo spreco di risorse pubbliche dimenticando "i diritti degli uomini che siano immigrati o cittadini".
Le conclusioni infine sono state affidate a Giuseppe Valenzano che in qualità di delegato alle politiche sociali della Città metropolitana ha ribadito la necessità di avviare dei progetti che puntino oltre che all'assistenza soprattutto alla conoscenza.