Territorio
Crisi idrica: interviene la Confconsumatori
"Una gestione migliore del sistema idrico avrebbe limitato fortemente i disagi"
Gravina - lunedì 31 luglio 2017
9.02
"Acqua razionata in almeno 20 Comuni, Regioni pronte a dichiarare lo Stato di calamità, gli agricoltori che stimano 200 milioni di euro di danni". Questo è il bilancio presentato dalla Confconsumatori in riferimento ai disagi che ha comportato nelle ultime settimane l'emergenza idrica. Disagi che si sarebbero potuti risolvere o, per lo meno arginare, grazie ad una migliore ed efficiente gestione del sistema idrico.
Sebbene, dai dati diffusi dall'ISTAT nel 2012, risulti che il consumo civile rappresenta solo il 20%, mentre il 51% del consumo è relativo all'irrigazione e il 21% all'ambito industriale, a pagare il prezzo più alto della crisi idrica - pur provvedendo regolarmente al pagamento del servizio e utilizzando consapevolmente le risorse - sono inevitabilmente i cittadini-consumatori. ""Sono già una ventina i Comuni in cui è stata razionata l'acqua, e certamente c'è da aspettarsi che aumentino i costi dei prodotti di agricoltura e allevamenti, senza considerare che i fondi di solidarietà per chi richiede lo stato di calamità vengono sempre dalle tasche dei contribuenti. - scrive in un comunicato ufficiale la Confconsumatori - Ma non è certo il consumatore il responsabile della scarsità d'acqua che si sta verificando in molte parti d'Italia. Se è vero che un comportamento virtuoso e attento ad evitare sprechi è da incentivare, bisogna guardare anzitutto ai dati per arrivare alla radice del problema e prevenirne la ricomparsa".
Nella nota la Confconsumatori ha esposto le reali problematiche legate all'emergenza siccità di questi giorni, attribuendo le cause, da un lato, all'aggravarsi dei cambiamenti climatici (specie sulle temperature), che non possono che spingere a lavorare con urgenza e lungimiranza alla preservazione della risorsa acqua; dall'altro alle palesi inefficienze dei sistemi idrici le cui perdite idriche reali - differenza immesso/erogato - sempre secondo dati ISTAT del 2015 effettuati su 116 Comuni italiani, in troppi casi superano il 60-70%. "Per quale motivo le criticità del SII su tutto il territorio nazionale, non sono state correttamente affrontate al di fuori della pratica dell'"urgenza" e all'interno di un serio cronoprogramma pubblicamente condiviso? In questo quadro, quale credibilità hanno eventuali richieste di calamità naturale?".
La ciliegina sulla torta sono i controlli e le sanzioni non equi: "Se è corretto penalizzare i cittadini per gli usi impropri dell'acqua potabile (bene primario), deve essere altresì corretto sanzionare anche i Gestori (che peraltro operano per delega dello Stato) i quali, non garantendo la giusta manutenzione della rete, sono causa di dispersione e spreco dell'acqua potabile in cospicua percentuale".
A risoluzione dei problemi sovraesposti, quattro sono le richieste che la Confconsumatori rivolge al Governo e all'Aeegsi: in primis, l'approvazione di un piano nazionale di investimenti (richiedendo trasferimenti speciali dall'UE) per giungere in breve tempo all'ammodernamento ed efficientamento della rete idrica in tutta Italia, verificandone l'attuazione e rendendo puntualmente conto ai cittadini dei fondi investiti, ancora prima di pensare di realizzare nuove grandi opere (nuovi invasi); chiarimenti sulle misure - già intraprese o future - rispetto ai produttori agricoli e alle imprese industriali, al fine di contenere gli sprechi d'acqua, anche attraverso l'innovazione tecnologica; l'attuazione di tutte le necessarie attività di controllo volte ad accertare se le risorse dei cittadini siano state spese o investite secondo le finalità indicate nelle singoli voci delle bollette emesse dai Gestori, ovvero se i vincoli di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicità siano stati rispettati; infine il perseguimento severo di allacci abusivi, utilizzi impropri da parte di privati e imprese.
Sebbene, dai dati diffusi dall'ISTAT nel 2012, risulti che il consumo civile rappresenta solo il 20%, mentre il 51% del consumo è relativo all'irrigazione e il 21% all'ambito industriale, a pagare il prezzo più alto della crisi idrica - pur provvedendo regolarmente al pagamento del servizio e utilizzando consapevolmente le risorse - sono inevitabilmente i cittadini-consumatori. ""Sono già una ventina i Comuni in cui è stata razionata l'acqua, e certamente c'è da aspettarsi che aumentino i costi dei prodotti di agricoltura e allevamenti, senza considerare che i fondi di solidarietà per chi richiede lo stato di calamità vengono sempre dalle tasche dei contribuenti. - scrive in un comunicato ufficiale la Confconsumatori - Ma non è certo il consumatore il responsabile della scarsità d'acqua che si sta verificando in molte parti d'Italia. Se è vero che un comportamento virtuoso e attento ad evitare sprechi è da incentivare, bisogna guardare anzitutto ai dati per arrivare alla radice del problema e prevenirne la ricomparsa".
Nella nota la Confconsumatori ha esposto le reali problematiche legate all'emergenza siccità di questi giorni, attribuendo le cause, da un lato, all'aggravarsi dei cambiamenti climatici (specie sulle temperature), che non possono che spingere a lavorare con urgenza e lungimiranza alla preservazione della risorsa acqua; dall'altro alle palesi inefficienze dei sistemi idrici le cui perdite idriche reali - differenza immesso/erogato - sempre secondo dati ISTAT del 2015 effettuati su 116 Comuni italiani, in troppi casi superano il 60-70%. "Per quale motivo le criticità del SII su tutto il territorio nazionale, non sono state correttamente affrontate al di fuori della pratica dell'"urgenza" e all'interno di un serio cronoprogramma pubblicamente condiviso? In questo quadro, quale credibilità hanno eventuali richieste di calamità naturale?".
La ciliegina sulla torta sono i controlli e le sanzioni non equi: "Se è corretto penalizzare i cittadini per gli usi impropri dell'acqua potabile (bene primario), deve essere altresì corretto sanzionare anche i Gestori (che peraltro operano per delega dello Stato) i quali, non garantendo la giusta manutenzione della rete, sono causa di dispersione e spreco dell'acqua potabile in cospicua percentuale".
A risoluzione dei problemi sovraesposti, quattro sono le richieste che la Confconsumatori rivolge al Governo e all'Aeegsi: in primis, l'approvazione di un piano nazionale di investimenti (richiedendo trasferimenti speciali dall'UE) per giungere in breve tempo all'ammodernamento ed efficientamento della rete idrica in tutta Italia, verificandone l'attuazione e rendendo puntualmente conto ai cittadini dei fondi investiti, ancora prima di pensare di realizzare nuove grandi opere (nuovi invasi); chiarimenti sulle misure - già intraprese o future - rispetto ai produttori agricoli e alle imprese industriali, al fine di contenere gli sprechi d'acqua, anche attraverso l'innovazione tecnologica; l'attuazione di tutte le necessarie attività di controllo volte ad accertare se le risorse dei cittadini siano state spese o investite secondo le finalità indicate nelle singoli voci delle bollette emesse dai Gestori, ovvero se i vincoli di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicità siano stati rispettati; infine il perseguimento severo di allacci abusivi, utilizzi impropri da parte di privati e imprese.