Politica
Crisi in Comune: ancora nulla di fatto
Vendola: "Nessun passo in avanti del sindaco". Ma Palazzo di città viene dato per imminente l'avvio del confronto.
Gravina - venerdì 1 marzo 2013
16.35
"Siamo fermi ad un mese fa. Ma se dal Comune non arrivano le dimissioni del sindaco, non ci sarà nessun discorso da aprire".
Rino Vendola riassume così l'orientamento emerso dalla riunione dei gruppi consiliari e dei partiti di minoranza, ritrovatisi per fare il punto della situazione sulla crisi amministrativa formalizzata dal sindaco Alesio Valente ai primi di febbraio, con l'appello al senso di responsabilità delle opposizioni lanciato in consiglio comunale dopo la defezione del "Centro Democratico" e dei suoi quattro consiglieri, che avevano lasciato in panne la maggioranza sui tornanti del regolamento sui controlli interni.
Passate le elezioni, che hanno lasciato sul campo altri veleni e molte macerie (il Pd, pure sostenuto a livello locale da altre forze di maggioranza e tirato da convention con ospiti illustri, non ha brillato, finendo dietro a M5S e Pdl; il "Centro Democratico" ha fallito l'assalto alle prime posizioni, vedendo così ridursi drasticamente la propria forza contrattuale), mentre l'Italia cerca un governo Gravina guarda al suo. "Occorre ripartire da dove il discorso s'è interrotto", spiega Vendola: "C'è la necessità, istituzionale e politica, di ufficializzare la crisi con gesti idonei e conseguenti, per uscire da uno stato di caos complessivo. Valente non dovrebbe perdere tempo, invece cincischia". In altre parole, dimissioni: "Il primo cittadino deve fare un passo indietro, cambiare tutto, riscrivere il programma. Ma al momento non c'è stato nulla di ciò, e la città ne paga il prezzo", prosegue l'ex sindaco, illustrando la linea concordata dall'intera minoranza. Che perso l'ex repubblicano Michele Tedesco, sembra aver ricucito lo strappo con Salvatore Angellotti: "Anche lui era presente alla riunione - sottolinea Vendola, passando lo smalto dell'unità e della compattezza sul muro delle minoranze - e proprio lui, come e più degli altri, ha ribadito la necessità di un segnale di discontinuità da parte del sindaco e della maggioranza".
Dalla crisi alla palude? Da Palazzo di città, dove si dà ormai per archiviato (senza possibilità di ripensamenti) il rapporto coi tabacciani, si offrono altre chiavi di lettura al termine della seduta di giunta nel corso della quale, dice più d'uno, "non s'è parlato di rimpasti e azzeramenti, ma del lavoro da fare: le questioni politiche sono state da tempo demandate al sindaco ed ai segretari di maggioranza".
La più significativa: agli inizi della prossima settimana Valente dovrebbe inaugurare la stagione del dialogo. Colombe e pontieri sarebbero al lavoro da giorni, dietro le quinte, per smussare gli angoli e favorire un riavvicinamento - quanto meno sotto il profilo del confronto - tra le due anime del centrosinistra, divise tra maggioranza ed opposizione.
Ma la soluzione del rebus s'intreccia con un'altra partita, quella che ruota attorno al Pd: da piazza della Repubblica arriva forte e chiaro il no ad utilizzare il partito come merce di scambio. "Chi è andato via nel recente passato non può pretendere adesso di rientrare, magari per occupare posizioni di rilievo e dettar legge", ragiona un dirigente democratico di primo piano, ricordando che della questione s'è già discusso, "in un paio di riunioni ufficiali", al termine delle quali è stata "categoricamente esclusa" l'eventualità del matrimonio riparatore con l'ala dei fuorusciti, che nel maggio del 2012 sfidò Valente nelle urne.
Insomma, la via d'uscita dall'empasse dovrà essere individuata tra consiglio e giunta, "da parte dell'intera maggioranza e non solo del Pd, che fin qui è stato responsabile e leale. E se qualcuno pensa di lasciarci con il cerino in mano, sbaglia di grosso", chiosano dal vertice dei democrats, lanciando segnali tutt'altro che distensivi ai fratelli d'un tempo, oggi avversari assiepati sull'altro fronte della barricata. E Rino Vendola, quasi di rimando: "Pensino all'esito del voto, che inevitabilmente ha avuto anche riflessi in chiave locale: il peso di tanti consiglieri ed assessori nelle urne non s'è visto, il malcontento di larghi strati della popolazione nei riguardi dell'amministrazione comunale sì".
La crisi? Ancora senza soluzione.
Rino Vendola riassume così l'orientamento emerso dalla riunione dei gruppi consiliari e dei partiti di minoranza, ritrovatisi per fare il punto della situazione sulla crisi amministrativa formalizzata dal sindaco Alesio Valente ai primi di febbraio, con l'appello al senso di responsabilità delle opposizioni lanciato in consiglio comunale dopo la defezione del "Centro Democratico" e dei suoi quattro consiglieri, che avevano lasciato in panne la maggioranza sui tornanti del regolamento sui controlli interni.
Passate le elezioni, che hanno lasciato sul campo altri veleni e molte macerie (il Pd, pure sostenuto a livello locale da altre forze di maggioranza e tirato da convention con ospiti illustri, non ha brillato, finendo dietro a M5S e Pdl; il "Centro Democratico" ha fallito l'assalto alle prime posizioni, vedendo così ridursi drasticamente la propria forza contrattuale), mentre l'Italia cerca un governo Gravina guarda al suo. "Occorre ripartire da dove il discorso s'è interrotto", spiega Vendola: "C'è la necessità, istituzionale e politica, di ufficializzare la crisi con gesti idonei e conseguenti, per uscire da uno stato di caos complessivo. Valente non dovrebbe perdere tempo, invece cincischia". In altre parole, dimissioni: "Il primo cittadino deve fare un passo indietro, cambiare tutto, riscrivere il programma. Ma al momento non c'è stato nulla di ciò, e la città ne paga il prezzo", prosegue l'ex sindaco, illustrando la linea concordata dall'intera minoranza. Che perso l'ex repubblicano Michele Tedesco, sembra aver ricucito lo strappo con Salvatore Angellotti: "Anche lui era presente alla riunione - sottolinea Vendola, passando lo smalto dell'unità e della compattezza sul muro delle minoranze - e proprio lui, come e più degli altri, ha ribadito la necessità di un segnale di discontinuità da parte del sindaco e della maggioranza".
Dalla crisi alla palude? Da Palazzo di città, dove si dà ormai per archiviato (senza possibilità di ripensamenti) il rapporto coi tabacciani, si offrono altre chiavi di lettura al termine della seduta di giunta nel corso della quale, dice più d'uno, "non s'è parlato di rimpasti e azzeramenti, ma del lavoro da fare: le questioni politiche sono state da tempo demandate al sindaco ed ai segretari di maggioranza".
La più significativa: agli inizi della prossima settimana Valente dovrebbe inaugurare la stagione del dialogo. Colombe e pontieri sarebbero al lavoro da giorni, dietro le quinte, per smussare gli angoli e favorire un riavvicinamento - quanto meno sotto il profilo del confronto - tra le due anime del centrosinistra, divise tra maggioranza ed opposizione.
Ma la soluzione del rebus s'intreccia con un'altra partita, quella che ruota attorno al Pd: da piazza della Repubblica arriva forte e chiaro il no ad utilizzare il partito come merce di scambio. "Chi è andato via nel recente passato non può pretendere adesso di rientrare, magari per occupare posizioni di rilievo e dettar legge", ragiona un dirigente democratico di primo piano, ricordando che della questione s'è già discusso, "in un paio di riunioni ufficiali", al termine delle quali è stata "categoricamente esclusa" l'eventualità del matrimonio riparatore con l'ala dei fuorusciti, che nel maggio del 2012 sfidò Valente nelle urne.
Insomma, la via d'uscita dall'empasse dovrà essere individuata tra consiglio e giunta, "da parte dell'intera maggioranza e non solo del Pd, che fin qui è stato responsabile e leale. E se qualcuno pensa di lasciarci con il cerino in mano, sbaglia di grosso", chiosano dal vertice dei democrats, lanciando segnali tutt'altro che distensivi ai fratelli d'un tempo, oggi avversari assiepati sull'altro fronte della barricata. E Rino Vendola, quasi di rimando: "Pensino all'esito del voto, che inevitabilmente ha avuto anche riflessi in chiave locale: il peso di tanti consiglieri ed assessori nelle urne non s'è visto, il malcontento di larghi strati della popolazione nei riguardi dell'amministrazione comunale sì".
La crisi? Ancora senza soluzione.