La città
Dai balconi non solo rampicanti
Manifesti elettorali selvaggi. La denuncia arriva anche dalla Confartigianato e Confesercenti di Gravina
Gravina - giovedì 19 aprile 2012
16.00
Il rituale dei manifesti selvaggi incollati (nel senso letterale del termine), un po' dove capita, si ripete anche quest'anno.
Manifesti elettorali che raffigurano volti fotografati in illusione ottica (da un'angolazione sembrano promettere, dall'altra si mostrano consapevoli di non poter mantenere le promesse) alle fermate degli autobus, adesivi e santini sui cassonetti dell'immondizia, occhiate ammiccanti dai balconi (sembra essere questo lo strumento elettorale illegittimo più gettonato), lembi di labbra che sorridono (ma che c'è da ridere?) dalle vetrine degli esercizi commerciali, e quant'altro di elettorale esista, affisso sulle superfici più impensabili: a Gravina si fa campagna elettorale in ogni dove!
Eppure la legge dispone ben altro.
La normativa di riferimento è una, quella del lontano 4 aprile 1956, n. 212 (Norme per la disciplina della campagna elettorale), come modificata ed integrata dalla legge n. 130 del 1975, e recepita anche dal vademecum del Prefetto di Bari diramato qualche settimana fa, in occasione delle elezioni amministrative del prossimo 6 e 7 maggio.
L'art. 1 della medesima legge dispone chiaramente e senza lasciare spazio ad interpretazioni che "L'affissione di stampati, giornali murali od altri e di manifesti di propaganda, da parte di partiti o gruppi politici che partecipano alla competizione elettorale con liste di candidati o, nel caso di elezioni a sistema uninominale, da parte dei singoli candidati o dei partiti o dei gruppi politici cui essi appartengono, è effettuata esclusivamente negli appositi spazi a ciò destinati in ogni Comune", con assoluto divieto di iscrizioni murali e di quelle su fondi stradali, rupi, argini, palizzate e recinzioni.
A rendere espliciti i comportamenti abusivi, la lettera c) dell'art. 6 della Circolare del Ministero dell'Interno dell'8 aprile 1980, n. 1943/V, che vieta esplicitamente l'affissione elettorale "nelle vetrine dei negozi, nelle porte, sui portoni, sulle saracinesche, sui chioschi, sui capanni, sulle palizzate, sugli infissi delle finestre o dei balconi, sugli alberi o sui pali, ovvero su palloni o aerostati ancorati al suolo".
In più l'art. 6 della legge 24 aprile 1975, n. 130 precisa: "Dal trentesimo giorno precedente la data fissata per le elezioni e' vietata ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti. E' vietato, altresi', il lancio o il getto di volantini in luogo pubblico o aperto al pubblico e ogni forma di propaganda luminosa mobile".
E anche questo divieto probabilmente a Gravina viene eluso!
Detto ciò, il 19 aprile scorso con deliberazioni n. 378 e 379, il Comune di Gravina predisponeva appositi spazi sul nostro territorio per le affissioni elettorali dirette o indirette. Tra queste aree, purtroppo, non figura alcuna balconata o cassonetto, né cabina telefonica o saracinesca, né altre strambe postazioni.
Per tali ragioni dovrebbe essere oggetto di universale consenso, che chiunque si sottragga dall'osservare tali disposizioni, chiunque distrugga gli strumenti di propaganda elettorale ovvero li affigga fuori dagli appositi spazi, venga punito con le sanzioni previste dalla suddetta Legge.
La denuncia sull'abusivismo elettorale arriva anche dalla Confartigianato e dalla Confesercenti di Gravina che "si contrappongono a tale campagna elettorale e sollecitano il Commissario Prefettizio in collaborazione con il Comando di Polizia Statale a prendere dei seri provvedimenti contro taluni candidati che non rispettano le regole e rischiano di far diventare il centro cittadino una specie di pattumiera".
Manifesti elettorali che raffigurano volti fotografati in illusione ottica (da un'angolazione sembrano promettere, dall'altra si mostrano consapevoli di non poter mantenere le promesse) alle fermate degli autobus, adesivi e santini sui cassonetti dell'immondizia, occhiate ammiccanti dai balconi (sembra essere questo lo strumento elettorale illegittimo più gettonato), lembi di labbra che sorridono (ma che c'è da ridere?) dalle vetrine degli esercizi commerciali, e quant'altro di elettorale esista, affisso sulle superfici più impensabili: a Gravina si fa campagna elettorale in ogni dove!
Eppure la legge dispone ben altro.
La normativa di riferimento è una, quella del lontano 4 aprile 1956, n. 212 (Norme per la disciplina della campagna elettorale), come modificata ed integrata dalla legge n. 130 del 1975, e recepita anche dal vademecum del Prefetto di Bari diramato qualche settimana fa, in occasione delle elezioni amministrative del prossimo 6 e 7 maggio.
L'art. 1 della medesima legge dispone chiaramente e senza lasciare spazio ad interpretazioni che "L'affissione di stampati, giornali murali od altri e di manifesti di propaganda, da parte di partiti o gruppi politici che partecipano alla competizione elettorale con liste di candidati o, nel caso di elezioni a sistema uninominale, da parte dei singoli candidati o dei partiti o dei gruppi politici cui essi appartengono, è effettuata esclusivamente negli appositi spazi a ciò destinati in ogni Comune", con assoluto divieto di iscrizioni murali e di quelle su fondi stradali, rupi, argini, palizzate e recinzioni.
A rendere espliciti i comportamenti abusivi, la lettera c) dell'art. 6 della Circolare del Ministero dell'Interno dell'8 aprile 1980, n. 1943/V, che vieta esplicitamente l'affissione elettorale "nelle vetrine dei negozi, nelle porte, sui portoni, sulle saracinesche, sui chioschi, sui capanni, sulle palizzate, sugli infissi delle finestre o dei balconi, sugli alberi o sui pali, ovvero su palloni o aerostati ancorati al suolo".
In più l'art. 6 della legge 24 aprile 1975, n. 130 precisa: "Dal trentesimo giorno precedente la data fissata per le elezioni e' vietata ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti. E' vietato, altresi', il lancio o il getto di volantini in luogo pubblico o aperto al pubblico e ogni forma di propaganda luminosa mobile".
E anche questo divieto probabilmente a Gravina viene eluso!
Detto ciò, il 19 aprile scorso con deliberazioni n. 378 e 379, il Comune di Gravina predisponeva appositi spazi sul nostro territorio per le affissioni elettorali dirette o indirette. Tra queste aree, purtroppo, non figura alcuna balconata o cassonetto, né cabina telefonica o saracinesca, né altre strambe postazioni.
Per tali ragioni dovrebbe essere oggetto di universale consenso, che chiunque si sottragga dall'osservare tali disposizioni, chiunque distrugga gli strumenti di propaganda elettorale ovvero li affigga fuori dagli appositi spazi, venga punito con le sanzioni previste dalla suddetta Legge.
La denuncia sull'abusivismo elettorale arriva anche dalla Confartigianato e dalla Confesercenti di Gravina che "si contrappongono a tale campagna elettorale e sollecitano il Commissario Prefettizio in collaborazione con il Comando di Polizia Statale a prendere dei seri provvedimenti contro taluni candidati che non rispettano le regole e rischiano di far diventare il centro cittadino una specie di pattumiera".