Nucleare, mappa di Gravina
Nucleare, mappa di Gravina
Territorio

Deposito nucleare, al seminario Sogin le ragioni del “no” di Gravina

Il geologo Fiore ha esposto le motivazioni tecniche

Il territorio di Gravina non è adatto ad ospitare il deposito unico nazionale di scorie radioattive: non per la sindrome Nimby "Not In My Back Yard", ma per una serie di motivazioni di carattere scientifico che sono state esposte al seminario nazionale nella sessione dedicata a Puglia e Basilicata, organizzata dalla Sogin, l'azienda che ha redatto la Cnapi, ovvero la mappa dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito ed il relativo parco tecnologico. Ad illustrare le ragioni nel "no", per la città di Gravina ci ha pensato il geologo Antonio Fiore, incaricato dal Comune di spiegare per quali motivazioni il territorio di Gravina non sia adatto ad accogliere il deposito.

Fiore ha fatto una analisi delle peculiarità del suolo e del sottosuolo che per la specificità che presentano non risultano essere, secondo quanto affermato dal geologo, adatte alla realizzazione dell'opera. Le osservazioni riportate da Fiore sono state oggetto di delibera comunale e supportate dalle osservazioni del comitato di consultazione popolare.

I cardini su cui si basano le considerazioni del geologo della Regione Puglia sono le linee guida 29 dell'Ispra e la relazione tecnica di inquadramento geologico, naturalistico e antropico dell'area ba5 che insiste sul territorio di Gravina. Pur condividendo il doppio approccio della Sogin su scala nazionale e relativo allo specifico sito, "in questa fase è la relazione tecnica che avrebbe dovuto e potuto sviluppare meglio i criteri escludenti e i criteri di approfondimento individuati delle linee guida dell'Ispra che prevedono le caratteristiche fisiche, chimiche, naturalistiche e antropiche"- ha sottolineato Fiore, facendo riferimento ad una serie di lacune, per un quadro non aggiornato in materia di stabilità geologica, morfologica e idraulica.

Insomma- ha dichiarato Fiore nel suo intervento- "la lettura tecnica della relazione ha confermato una carenza informativa sugli aspetti fondamentali per confermare o meno l'idoneità del sito". Sotto la lente di ingrandimento i fenomeni franosi della zona (non presi in considerazione) e quelli di fagliazione (difficile da determinare a causa della natura argillosa del terreno): inoltre l'area è interessata da una situazione di dissesto. Altro poi punto deterrente è la presenza di numerose sorgenti- così come documentato nella relazione del comitato di consultazione popolare - e falde acquifere che sussistono nell'area.

"Sarebbe bastato nel sopralluogo effettuato nel 2014 un po' più di attenzione, per trasformare quell'ipotesi di presenza di falde in certezza e avere la conferma che nell'area considerata idonea ci sono pozzi per acqua regolarmente registrati". A pochi chilometri di distanza c'è una rete di tre acquedotti a conferma di ciò. In ultimo, e non per importanza, la presenza nella zona di vulcanelli di argilla. Un fenomeno che dovrebbe sconsigliare ubicazione del deposito nell'area poiché rappresenta "un fattore di rischio che può interagire con le strutture di fondazione dell'opera", dimostrando che viene meno uno dei principi fondamentali: l'isolamento naturale necessario a contrastare il possibile trasferimento dei radionuclidi nella biomassa.

Insomma, se non bastassero le ragioni culturali, le ragioni economiche e la vocazione del territorio ad altro tipo di sviluppo, anche da punto di vista scientifico l'area Ba5 dovrebbe essere stralciata dall'elenco dei siti ritenuti idonei ad ospitare il deposito di scorie nucleari.
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