Politica
Dopo la conta dei danni è il momento del puntate il dito
Ammontano a quasi 1500 le aree boschive attraversate dal fuoco
Gravina - giovedì 17 agosto 2017
10.28
Ancora incendio. Ancora bosco. Ancora indignazione, sconcerto e voci di protesta. Voci che si sollevano sia dalla gente comune che dalla politica locale. Tutti a chiedersi di chi le colpe e le responsabilità e se era una tragedia evitabile o se si poteva almeno attutire. Ricordiamo che gli ettari bruciati sono all'incirca 1500, di un bosco che ne conta quasi 1800 di proprietà comunale.
Questa volta a prendere la parola è l'opposizione e lo fa a firma dei Consiglieri Ezio Simone e Ignazio Lovero:
"Nella giornata di sabato 12 agosto è andato in scena un raccapricciante ed ingeneroso atto vandalico, volto a stravolgere la storia e la stessa realtà di Gravina. Come ben noto, alcuni individui (anche se sarebbe opportuno definirli in altro modo) hanno appiccato un incendio nel Bosco Difesa Grande, propagatosi in seguito all'opera di correnti ventose che hanno soffiato incessanti.
Come da bollettino, l'area interessata dal fuoco ha subito un'azione distruttiva senza pari, mandando in fumo tutto il patrimonio di biodiversità per anni preservato dalla nostra comunità. Tuttora è in corso un notevole dispiegamento di forze, volto a quantificare l'entità dei danni e ad identificare i colpevoli.
Si, gli artefici di tutto questo.
Non si sa ancora chi possa aver commesso questo insano gesto, se trattasi di un piromane ansioso di celebrità o di "brivido" (espressione ormai tristemente nota anche nell'intero contesto nazionale), o trattasi di criminalità organizzata, la quale potrebbe agire per intimidazione/ritorsione oppure semplicemente per una qualche forma di business.
Di certo resta lo sterminio di insetti e animali, oltre che di ogni pianta che arricchiva sino a qualche giorno fa quelle colline, ormai violentate e ridotte ad un cumulo di cenere, che ha trasformato un paradiso naturale in un manto nero come la pece.
Nell'impossibilità – seppur temporanea – di vedere il Nostro Bosco integro, verde, ricco di vita e rigoglioso come sempre, è indispensabile che si adottino, nel più breve tempo possibile, misure idonee a prevenire il ripetersi di siffatti scempi.
Appare opportuno sin da subito:
· risolvere l'annosa questione legata alla competenza territoriale dei Carabinieri Forestali, che nel nostro Bosco vede interessato il Comando di Spinazzola, troppo lontano per garantire una idonea azione di deterrenza nei confronti di ogni malintenzionato;
· accrescere le forze in campo, intendendosi tanto il Nucleo Ambientale della Polizia Municipale quanto la ormai agognata ed invocata (da decenni) Caserma dei Vigili del Fuoco a Gravina.
A ciò aggiungasi,
· la necessità di garantire controlli più stringenti atti alla applicazione della normativa vigente in materia di prevenzione (in particolare l'art. 3 L. 15/1997) in materia di precese o linee tagliafuoco, che se adottate, molto probabilmente avrebbero contenuto i danni, consentendo agli operatori di poter adottare azioni di sbarramento coordinato del fronte del fuoco;
· garantire la piena infrastrutturazione dell'area boscata con torrette di avvistamento idonee e all'avanguardia, che sostituisca quella scarna e bassa sottospecie di tromba di scala, non si sa neanche se agibile, di fatti non idonea a garantire piena visibilità di tutta l'area;
· garantire agli operanti la fornitura di dotazioni strumentali efficaci e in grado di massimizzare l'impiego di forza lavoro, quali soffiatori, nebulizzatori, maschere anti fumo, droni comandati a distanza;
· monitorare a distanza tutta l'area potenziando il ponte radio già presente in loco e mai effettivamente utilizzato dall'Ente se non per abbellire la sala comando dei vigili urbani, con uno schermo di pochi pollici;
· tenere in ottima manutenzione i viali interni e perimetrali, da tempo caratterizzati da sbarramenti anticarro conseguenti alle piogge e alla mancata loro ordinaria manutenzione.
Evitando, per il momento, di attribuire e distribuire colpe o responsabilità dell'accaduto (in assenza di riscontri oggettivi), che dovranno immediatamente essere accertate sentendo tutti i dirigenti e funzionari coinvolti nella gestione del Bosco, si consideri che una effettiva e concreta attività di prevenzione sul territorio, finalizzata ad evitare il ripetersi di simili avvenimenti, non può che essere altresì garantita per mezzo dell'adozione di dispositivi tecnologici atti a garantire il pieno controllo dell'area e il suo continuo monitoraggio, al fine di scongiurare ogni tipo di condotta censurabile o perseguibile.
A riprova della arretratezza nella adozione di azioni in linea con la tecnologia disponibile ad oggi, vi è l'immediato confronto con le misure adottate dal Parco Nazionale dell'Alta Murgia sin dal 2014, sullo stesso nostro territorio. Codesto Ente, a differenza dell'Ente Comunale, può con orgoglio offrire e porre sotto gli occhi di tutti gli ottimi risultati conseguiti grazie ad una serie anticolata di strategie preventive che addirittura coinvolgono anche gli agricoltori delle zone limitrofe a quelle boscate.
Dalla nostra abbiamo invece un Ente che ancora oggi a distanza ormai di cinque lunghi anni non è in grado di utilizzare ben 70.000 Euro offerti dallo stesso Ente Parco per rilanciare l'attività vivaistica, per mezzo di una iniziativa ormai dimenticata che qualora accolta, avrebbe permesso allo stesso bosco di potersi essere garantito una raccolta considerevole di semi atti al reimpianto delle specie autoctone. Questione già lungamente dibattuta, ma prontamente dimenticata da questa attenta amministrazione.
In esito agli eventi, pare altresì urgente una seria pianificazione e riprogettazione del piano antincendio dell'area, che di per sé assolverebbe alla duplice funzione di garantire azioni efficaci, risolutive ed immediate attivabili dalle forze messe in campo che di fatto andrebbero ri-determinate.
Ulteriore rimedio potrebbe essere la costituzione delle cosiddette "ronde", secondo quanto previsto dalla legge 94/2009 (Pacchetto sicurezza). Il Sindaco, secondo tale normativa, in concerto con il Prefetto, potrebbe formare dei gruppi di volontari (o di appartenenti in congedo delle Forze dell'Ordine) per sorvegliare le zone boschive specialmente nelle mensilità in cui queste sarebbero a rischio, come già praticato negli anni scorsi e non più garantito dalla nascita del Gruppo Comunale di Protezione civile.
Non a caso nel 2012 il Bosco Difesa Grande era già stato interessato da un altro attacco dannoso, che ne distrusse un migliaio di ettari circa.
Le ronde quindi, seppur nella loro essenza rudimentale o riconducibile alla "caccia alle streghe", sarebbero lo strumento di più immediato e facile utilizzo. La loro funzione consisterebbe nel segnalare, agli Organi di Pubblica Sicurezza, eventuali trasgressioni riscontrate nell'esercizio della loro attività (a riguardo si è espressa anche la Corte Costituzionale, con la sentenza 224/2010), proprio come un gruppo di privati cittadino che denunciano alle Autorità la commissione di un reato procedibile d'ufficio.
L'invito è rivolto a tutte le forze politiche comunali, chiamate ad intervenire – e anche celermente – per porre rimedio a questa incresciosa situazione, trascendendo partiti e schieramenti, coalizioni e correnti, maggioranza ed opposizione, e cercando di essere unite nella difficoltà.
E' assolutamente, tuttavia, doverosa la convocazione di un consiglio comunale monotematico per l'approfondimento del tema.
Infine pochissime considerazioni strettamente personali merita questo insano gesto.
Come anticipato, sono ignoti i moventi e gli autori di quello che è un attentato al patrimonio culturale, ambientale e turistico di Gravina.
Ciononostante è evidente che aver incendiato dolosamente una parte della Città rappresenta l'aver provato a spegnere (paradossalmente!!) la speranza della cittadinanza Gravinese.
Il nostro popolo peuceta, nella storia, è stato popolo di guerrieri. Ebbene, è proprio in certi momenti, in questi momenti di difficoltà che la nostra comunità deve rialzarsi e non cedere allo scoramento di veder frustrati i propri sogni e le proprie ambizioni.
Anzi, la coscienza e la sensibilità di tutti brillano di una luce nuova, data da quella speranza che qualcuno ha cercato di soffocare ed incenerire con un rogo di metà agosto.
La speranza di riavere il Nostro Bosco, di rialzarsi dopo la difficoltà, di non ripetere più gli errori fatti.
Perché Gravina lo merita. Perché Noi lo meritiamo".
Questa volta a prendere la parola è l'opposizione e lo fa a firma dei Consiglieri Ezio Simone e Ignazio Lovero:
"Nella giornata di sabato 12 agosto è andato in scena un raccapricciante ed ingeneroso atto vandalico, volto a stravolgere la storia e la stessa realtà di Gravina. Come ben noto, alcuni individui (anche se sarebbe opportuno definirli in altro modo) hanno appiccato un incendio nel Bosco Difesa Grande, propagatosi in seguito all'opera di correnti ventose che hanno soffiato incessanti.
Come da bollettino, l'area interessata dal fuoco ha subito un'azione distruttiva senza pari, mandando in fumo tutto il patrimonio di biodiversità per anni preservato dalla nostra comunità. Tuttora è in corso un notevole dispiegamento di forze, volto a quantificare l'entità dei danni e ad identificare i colpevoli.
Si, gli artefici di tutto questo.
Non si sa ancora chi possa aver commesso questo insano gesto, se trattasi di un piromane ansioso di celebrità o di "brivido" (espressione ormai tristemente nota anche nell'intero contesto nazionale), o trattasi di criminalità organizzata, la quale potrebbe agire per intimidazione/ritorsione oppure semplicemente per una qualche forma di business.
Di certo resta lo sterminio di insetti e animali, oltre che di ogni pianta che arricchiva sino a qualche giorno fa quelle colline, ormai violentate e ridotte ad un cumulo di cenere, che ha trasformato un paradiso naturale in un manto nero come la pece.
Nell'impossibilità – seppur temporanea – di vedere il Nostro Bosco integro, verde, ricco di vita e rigoglioso come sempre, è indispensabile che si adottino, nel più breve tempo possibile, misure idonee a prevenire il ripetersi di siffatti scempi.
Appare opportuno sin da subito:
· risolvere l'annosa questione legata alla competenza territoriale dei Carabinieri Forestali, che nel nostro Bosco vede interessato il Comando di Spinazzola, troppo lontano per garantire una idonea azione di deterrenza nei confronti di ogni malintenzionato;
· accrescere le forze in campo, intendendosi tanto il Nucleo Ambientale della Polizia Municipale quanto la ormai agognata ed invocata (da decenni) Caserma dei Vigili del Fuoco a Gravina.
A ciò aggiungasi,
· la necessità di garantire controlli più stringenti atti alla applicazione della normativa vigente in materia di prevenzione (in particolare l'art. 3 L. 15/1997) in materia di precese o linee tagliafuoco, che se adottate, molto probabilmente avrebbero contenuto i danni, consentendo agli operatori di poter adottare azioni di sbarramento coordinato del fronte del fuoco;
· garantire la piena infrastrutturazione dell'area boscata con torrette di avvistamento idonee e all'avanguardia, che sostituisca quella scarna e bassa sottospecie di tromba di scala, non si sa neanche se agibile, di fatti non idonea a garantire piena visibilità di tutta l'area;
· garantire agli operanti la fornitura di dotazioni strumentali efficaci e in grado di massimizzare l'impiego di forza lavoro, quali soffiatori, nebulizzatori, maschere anti fumo, droni comandati a distanza;
· monitorare a distanza tutta l'area potenziando il ponte radio già presente in loco e mai effettivamente utilizzato dall'Ente se non per abbellire la sala comando dei vigili urbani, con uno schermo di pochi pollici;
· tenere in ottima manutenzione i viali interni e perimetrali, da tempo caratterizzati da sbarramenti anticarro conseguenti alle piogge e alla mancata loro ordinaria manutenzione.
Evitando, per il momento, di attribuire e distribuire colpe o responsabilità dell'accaduto (in assenza di riscontri oggettivi), che dovranno immediatamente essere accertate sentendo tutti i dirigenti e funzionari coinvolti nella gestione del Bosco, si consideri che una effettiva e concreta attività di prevenzione sul territorio, finalizzata ad evitare il ripetersi di simili avvenimenti, non può che essere altresì garantita per mezzo dell'adozione di dispositivi tecnologici atti a garantire il pieno controllo dell'area e il suo continuo monitoraggio, al fine di scongiurare ogni tipo di condotta censurabile o perseguibile.
A riprova della arretratezza nella adozione di azioni in linea con la tecnologia disponibile ad oggi, vi è l'immediato confronto con le misure adottate dal Parco Nazionale dell'Alta Murgia sin dal 2014, sullo stesso nostro territorio. Codesto Ente, a differenza dell'Ente Comunale, può con orgoglio offrire e porre sotto gli occhi di tutti gli ottimi risultati conseguiti grazie ad una serie anticolata di strategie preventive che addirittura coinvolgono anche gli agricoltori delle zone limitrofe a quelle boscate.
Dalla nostra abbiamo invece un Ente che ancora oggi a distanza ormai di cinque lunghi anni non è in grado di utilizzare ben 70.000 Euro offerti dallo stesso Ente Parco per rilanciare l'attività vivaistica, per mezzo di una iniziativa ormai dimenticata che qualora accolta, avrebbe permesso allo stesso bosco di potersi essere garantito una raccolta considerevole di semi atti al reimpianto delle specie autoctone. Questione già lungamente dibattuta, ma prontamente dimenticata da questa attenta amministrazione.
In esito agli eventi, pare altresì urgente una seria pianificazione e riprogettazione del piano antincendio dell'area, che di per sé assolverebbe alla duplice funzione di garantire azioni efficaci, risolutive ed immediate attivabili dalle forze messe in campo che di fatto andrebbero ri-determinate.
Ulteriore rimedio potrebbe essere la costituzione delle cosiddette "ronde", secondo quanto previsto dalla legge 94/2009 (Pacchetto sicurezza). Il Sindaco, secondo tale normativa, in concerto con il Prefetto, potrebbe formare dei gruppi di volontari (o di appartenenti in congedo delle Forze dell'Ordine) per sorvegliare le zone boschive specialmente nelle mensilità in cui queste sarebbero a rischio, come già praticato negli anni scorsi e non più garantito dalla nascita del Gruppo Comunale di Protezione civile.
Non a caso nel 2012 il Bosco Difesa Grande era già stato interessato da un altro attacco dannoso, che ne distrusse un migliaio di ettari circa.
Le ronde quindi, seppur nella loro essenza rudimentale o riconducibile alla "caccia alle streghe", sarebbero lo strumento di più immediato e facile utilizzo. La loro funzione consisterebbe nel segnalare, agli Organi di Pubblica Sicurezza, eventuali trasgressioni riscontrate nell'esercizio della loro attività (a riguardo si è espressa anche la Corte Costituzionale, con la sentenza 224/2010), proprio come un gruppo di privati cittadino che denunciano alle Autorità la commissione di un reato procedibile d'ufficio.
L'invito è rivolto a tutte le forze politiche comunali, chiamate ad intervenire – e anche celermente – per porre rimedio a questa incresciosa situazione, trascendendo partiti e schieramenti, coalizioni e correnti, maggioranza ed opposizione, e cercando di essere unite nella difficoltà.
E' assolutamente, tuttavia, doverosa la convocazione di un consiglio comunale monotematico per l'approfondimento del tema.
Infine pochissime considerazioni strettamente personali merita questo insano gesto.
Come anticipato, sono ignoti i moventi e gli autori di quello che è un attentato al patrimonio culturale, ambientale e turistico di Gravina.
Ciononostante è evidente che aver incendiato dolosamente una parte della Città rappresenta l'aver provato a spegnere (paradossalmente!!) la speranza della cittadinanza Gravinese.
Il nostro popolo peuceta, nella storia, è stato popolo di guerrieri. Ebbene, è proprio in certi momenti, in questi momenti di difficoltà che la nostra comunità deve rialzarsi e non cedere allo scoramento di veder frustrati i propri sogni e le proprie ambizioni.
Anzi, la coscienza e la sensibilità di tutti brillano di una luce nuova, data da quella speranza che qualcuno ha cercato di soffocare ed incenerire con un rogo di metà agosto.
La speranza di riavere il Nostro Bosco, di rialzarsi dopo la difficoltà, di non ripetere più gli errori fatti.
Perché Gravina lo merita. Perché Noi lo meritiamo".