Papa Benedetto XIII
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Due piazze a Papa Benedetto XIII

Il 21 agosto a Toro e a San Giovanni in Galdo comuni molisani le cerimonie di intitolazione

Il Consiglio Comunale di Toro, in Provincia di Campobasso, nella tornata del 29 settembre 2017 e, successivamente, la Giunta, in pari data, con atto n. 49. deliberò, all'unanimità, di intitolare il sagrato del Convento di Santa Maria di Loreto al Cardinale Vincenzo Maria Orsini. A seguire, il 9 dicembre 2021, anche il Comune di San Giovanni in Galdo, con atto della Giunta n.63, deliberò la intitolazione al Cardinale Vincenzo Maria Orsini (Papa Benedetto XIII) dell'attuale Piazza della Chiesa.

Dopo i dovuti provvedimenti preliminari e le necessarie autorizzazioni da parte della Prefettura di Campobasso, finalmente, il prossimo 21 agosto, ci sarà, contestualmente, nei due piccoli centri molisani la cerimonia ufficiale di intitolazione dei siti individuati. Alla cerimonia interverrà una delegazione del Comune di Gravina, patria natale del Sommo Pontefice Benedetto XIII .
Tra l'altro, l'Orsini, negli anni del suo episcopato beneventano (1686 -1730), ha ricoperto la carica di abate di Santa Sofia di Benevento (1696-1730), nella cui giurisdizione feudale ricadevano i feudi molisani di Toro e San Giovanni in Galdo, che in quanto tali hanno goduto per circa sette secoli (1092-1785) del grande privilegio della immunità fiscale. Il cardinale è stato un mecenate e un benefattore dei due paesi, pur detenendo il potere assoluto, dal momento che alla dignità di arcivescovo e quindi di padrone spirituale univa anche quella di abate e quindi di padrone feudale delle due comunità. Nei loro confronti, è stato assai prodigo di attenzioni. Nel merito, leggiamo le motivazioni contenute nel provvedimento consiliare.

L'intitolazione è stata ritenuta doverosa sulla scorta delle seguenti ragioni. Nei confronti delle popolazioni di Toro e San Giovanni in Galdo, l'Orsini è stato assai prodigo di attenzioni. .Per quanto riguarda Toro. La storia ha riconosciuto all'arcivescovo Orsini, capacità e lungimiranza fuori dal comune. A lui si devono, tra l'altro, disposizioni precise e vincolanti per il riordino degli archivi parrocchiali e per la stesura degli atti dei registri di rito, fin lì lasciati all'estro dei parroci che si succedevano nell'incarico; la redazione dei famosi inventari dei beni artistici e patrimoniali di chiese, cappelle e confraternite, con il tesoro di informazioni e mappe ivi conservate; il restauro e la consacrazione degli altari e delle chiese dell'arcidiocesi, testimoniati sistematicamente dalle lapidi incise a ricordo.

Insomma è grazie all'arcivescovo Orsini che è arrivata fino a noi una larga fetta della storia dei nostri paesi e di Toro in particolare. Per Toro, in particolare, basterà ricordare il compenso irrisorio (30 tomoli di grano annui) dietro al quale ha ceduto in affitto il mulino con tre tomoli i terreni di proprietà abbaziale, l'uso gratuito del palazzo abbaziale, l'erezione a sue spese del Monte Frumentario (banche del grano a favore dei poveri che non avevano come procurarsi il grano da seminare, senza ricorrere agli strozzini), e la gran messe di documenti e opere d'arte di pregio rinvenibili nelle chiese del paese, riconducibili alla munificenza dell'illustre prelato, che in modo particolare ha avuto a cuore di restaurare e abbellire il convento di Santa Maria di Loreto, sua prediletta stanza.

Nel convento di Toro, dove l'Orsini amava soggiornare, si conservano, tra l'altro, un rarissimo ritratto del cardinale da giovane, le lapidi di consacrazione della chiesa e degli altari restaurati dall'Orsini, la tela del Rosario, commissionata dall'arcivescovo, del quale è impresso lo stemma cardinalizio, firmata e datata nel 1721 da Nicola Boraglia, il chiostro affrescato nel 1726 proprio in onore dell'Orsini Papa, atteso in paese per la visita pastorale del 1726, e la imponente tela della Madonna di Loreto donata da Papa Benedetto XIII alla comunità di Toro (1728), come si legge nel testo di Giovanni Mascia, promotore, tra l'altro, della intitolazione della piazza del Convento di Toro, "Affreschi per il Papa. Arte, fede e storia nel chiostro e nel convento di Toro, Palladino editore Campobasso 2008".

Per quanto attiene a San Giovanni in Galdo. Basterà ricordare il compenso irrisorio dietro al quale ha ceduto in affitto ai due paesi i rispettivi mulini e i terreni di proprietà abbaziale e l'uso gratuito dei due palazzi abbaziali siti nei due comuni (purtroppo quello di Toro è crollato nel famoso e tragico terremoto del 1805 e mai ricostruito, mentre ancora in piedi e assai storicamente rilevante è il palazzo Orsini a San Giovanni in Galdo, sito proprio sulla piazza che si propone di intitolare a suo nome, e dotato di un affresco di San Filippo Neri, il santo prediletto del Cardinale, e dello stemma orsiniano, sbalzato in marmo, sul portone d'ingresso del palazzo.

Il cardinale ha restaurato a sue spese il Convento del Carmine, commissionando le belle pale d'altare ivi conservate, nonché altre opere d'arte, come l'Annunciazione conservata presso la chiesa dell'Annunziata, sempre a San Giovanni in Galdo. Tra l'altro, ha restaurato e consacrato l'antica parrocchiale di San Giovanni con i relativi altari e la chiesa di San Germano.

Si deve all'Orsini anche l'erezione a sue spese nei due centri di San Giovanni in Galdo e Toro di altrettanti Monti Frumentari (banche del grano a favore dei poveri che non avevano come procurarsi il grano da seminare, senza ricorrere agli strozzini) … Insomma un gran benefattore e un degno uomo della Chiesa, frutto della pubblicazione, per quanto riguarda San Giovanni in Galdo di Giovanni Mascia dedicata alla sua figura: Appunti d'arte e di storia a San Giovanni in Galdo, Sulle tracce del cardinale Orsini, arcivescovo di Benevento, abate di Santa Sofia e papa Benedetto XIII, Palladino editore, CB 2017.
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