filippo d'agostino
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Libri

Filippo D’Agostino, eroe d’un altro tempo

Nel libro di Massimiliano Desiante la vita e il martirio dell’antifascista gravinese

Ferroviere, attivista politico, giornalista, eroe della Resistenza e infine martire a Mauthausen.

Filippo D'Agostino, gravinese, medaglia d'argento al valore militare, è una delle figure chiave dell'antifascismo meridionale, la cui esperienza umana e politica è oggetto del racconto di "Filippo D'Agostino, eroe d'un altro tempo", il libro di Massimiliano Desiante che è una compiuta biografia, frutto di due anni e mezzo di fatiche, tra archivi e ricordi di testimoni. "Ho consultato moltissime fonti – racconta l'autore e docente - a partire da quelle dell'archivio diocesano cittadino, dove sono conservate le sue pagelle, ma anche testimonianze orali, come quella di una sua nipote che visse con lui negli anni '30 ed è ancora in vita. Un lavoro che intendevo terminare prima del settantesimo anniversario della sua morte, che cade il prossimo 14 luglio ".
Nato nel 1883 in una famiglia di contadini benestanti, settimo di nove fratelli, dopo la morte del padre Filippo viene mandato in seminario con il fratello Vito per iniziare un percorso di formazione che lo porterà prima nei licei classici di Matera e Giovinazzo e poi presso la facoltà di giurisprudenza di Napoli, che abbandonò. Nel 1910 diventa ferroviere, professione che svolgerà fino a 1922, prima a Napoli, poi a Bari. E' in questi anni che aderisce al socialismo ispirato da Amedeo Bordiga, e durante la prima guerra mondiale subisce processi per le sue posizioni anti interventiste. Nel 1917 avviene l'incontro con la veneta Rita Mairotti, che sposerà a Gravina e che sarà sua compagna di vita e nella politica. Vive a Bari dove diventa consigliere per il partito socialista, aderisce alla frazione comunista; nel 1921, a Livorno, sua moglie è delegata nel congresso di fondazione del nuovo partito.

Punto di riferimento per la dissidenza comunista negli anni del regime, redattore a Trieste de "Il lavoratore comunista", più volte arrestato e poi confinato a Ustica insieme a Gramsci, infine animatore della Resistenza a Roma nel '43, dove fu protagonista della battaglia di Porta San Paolo, D'Agostino affrontò con coraggio la deportazione e poi l'internamento nel lager. "Anche in quel contesto – spiega Desiante - ha cercato di reagire, creando con altri compagni di prigionia un comitato di resistenza in un campo che veniva definito 'inferno dei vivi'. Lo scopo era da una parte resistere al processo di disumanizzazione del campo di concentramento anche con piccoli gesti, dall'altro dare un contributo nel rallentare lo sforzo bellico tedesco. In seguito a un tentativo di evasione, subì torture e poi venne giustiziato nel castello di Artheim. La sua è stata un'esperienza di vita straordinaria che lascia un insegnamento indelebile per la comunità gravinese".

E proprio la sua Gravina, dopo la dedica di un busto nella pineta comunale, e dopo i riconoscimenti ottenuti a Roma e a Bari, tornerà a onorarlo con l'intitolazione di una piazza, come deciso nell'ultimo consiglio comunale.
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