La città
Fondazione Santomasi, il bilancio del presidente e dei consiglieri
Si congeda il cda dell’ente morale
Gravina - giovedì 11 novembre 2021
10.00
Per qualcuno, ma non per tutti, è la fine di una esperienza. Sette anni ricchi di emozione e di passione spesa per le iniziative che la fondazione Santomasi ha saputo mettere in campo per tenere fede al mandato del suo benefattore, il Barone Ettore Pomarici Santomasi. E' tempo di saluti per alcuni dei componenti del consiglio di amministrazione dell'ente morale che l'altro ieri hanno tenuto la loro ultima riunione. Non per tutti, infatti, perché sia il presidente Mario Burdi che il fiduciario della famiglia, Gianni Colangelo, faranno parte anche del prossimo consiglio che dovrebbe insediarsi tra circa un mese.
"Abbiamo sempre fatto l'interesse della Fondazione e della cultura gravinese" - ha affermato il presidente uscente Mario Burdi, seduto attorno al tavolo dove si è svolta la seduta del sodalizio. Nella stanza si respira un'aria di grande armonia, segno di una condivisione assoluta di vedute, ma anche atteggiamento di chi sente di aver fatto il proprio dovere fino in fondo.
Per loro è tempo di bilanci. "Abbiamo lavorato per la Fondazione, nessuno si è servito della fondazione, ma tutti hanno servito la Fondazione" - afferma Colangelo, che spiega come "tutti conoscevano il contenitore Fondazione, ma quello che mancava negli anni era la conoscenza del contenuto della Fondazione. "Il lavoro di questo cda è stato quello di far conoscere il contenuto della Fondazione al di fuori dei confini cittadini, regionali e anche nazionali". Un approccio -sottolinea il fiduciario della famiglia- "in continuità con il barone Santomasi, che è stato un antesignano, un eroe, perché credeva fortemente nella crescita culturale di questa comunità. Diceva che la comunità può crescere, se cresce culturalmente, perché la crescita cultuale porta inevitabilmente alla crescita sociale e alla crescita economica, intesa non come benessere individuale, ma come bene comune: una comunità può stare bene se tutti stanno bene". "Il mio supporto è stato quello di condurre l'azienda agricola, che è l'unica fonte economica della fondazione. Azienda che ha finanziato le attività dell'ente morale" - conclude Colangelo.
Anche per Stefano Valente e Lucia Pallucca il bilancio di questa esperienza è estremamente positivo. "Sono stato onorato di far parte di questo cda e ho dato il massimo. Mi sono creato un bagaglio culturale e tra le tante iniziative quella che ricorderò con maggiore affetto è l'aver riportato il giardino pensile al suo antico splendore" -ha detto Valente, che poi ha aggiunto: "l'unico rammarico è quello di non aver portato a termine il caffè letterario: spero che il prossimo consiglio di amministrazione della Fondazione possa realizzarlo".
Per Lucia Pallucca si è trattata di una esperienza favorevole. "Mi sono sentita subito in simbiosi con i membri del cda. Abbiamo lavorato gomito a gomito, di comune accordo. Si è discusso, ma mai uno screzio, sempre per fare le scelte migliori, siamo stati interscambiabili, abbiamo dato spazio a tutti: quelli che meritavano spazio l'hanno avuto" - dice Pallucca, che sottolinea come non ci sia stato mai uno spreco. "Quando la Fondazione ha speso qualcosa lo ha fatto in maniera oculata" - afferma Pallucca, che analizzando il suo contributo si chiede se avrebbe potuto fare di più.
"Forse non sono riuscita a dare tantissimo, a causa del mio lavoro. Avrei potuto dare di più adesso, questo è il mio rammarico, anche se ho cercato di fare il possibile. Ho organizzato alcuni concorsi al femminile, immagini di donna, e alcune iniziative per le scuole, avviando anche l'alternanza scuola lavoro" -dice l'ormai ex membro del cda dell'ente morale gravinese, augurandosi che il prossimo consiglio possa proseguire sulla strada intrapresa, "perché se si dovessero fare passi indietro mi dispiacerebbe tanto. Abbiamo lavorato alacremente per l'interesse della Fondazione. Mi auguro che possa esserci quella continuità, che consenta ai progetti in fieri di essere portati avanti e anzi, andrebbero incrementati. Per quanto ci riguarda se avremo la possibilità daremo il nostro contributo" -conclude Pallucca. Un pensiero condivido da Stefano Valente che spera nella continuità con il presidente Burdi, condizione che rappresenterebbe uno stimolo importante per una sua futura collaborazione con il nuovo cda.
Una eredità importante per i futuri componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione: una eredità da non dissipare che i vecchi componenti dell'organo di gestione dell'ente morale lasciano, si augurano, in buone mani.
"Abbiamo sempre fatto l'interesse della Fondazione e della cultura gravinese" - ha affermato il presidente uscente Mario Burdi, seduto attorno al tavolo dove si è svolta la seduta del sodalizio. Nella stanza si respira un'aria di grande armonia, segno di una condivisione assoluta di vedute, ma anche atteggiamento di chi sente di aver fatto il proprio dovere fino in fondo.
Per loro è tempo di bilanci. "Abbiamo lavorato per la Fondazione, nessuno si è servito della fondazione, ma tutti hanno servito la Fondazione" - afferma Colangelo, che spiega come "tutti conoscevano il contenitore Fondazione, ma quello che mancava negli anni era la conoscenza del contenuto della Fondazione. "Il lavoro di questo cda è stato quello di far conoscere il contenuto della Fondazione al di fuori dei confini cittadini, regionali e anche nazionali". Un approccio -sottolinea il fiduciario della famiglia- "in continuità con il barone Santomasi, che è stato un antesignano, un eroe, perché credeva fortemente nella crescita culturale di questa comunità. Diceva che la comunità può crescere, se cresce culturalmente, perché la crescita cultuale porta inevitabilmente alla crescita sociale e alla crescita economica, intesa non come benessere individuale, ma come bene comune: una comunità può stare bene se tutti stanno bene". "Il mio supporto è stato quello di condurre l'azienda agricola, che è l'unica fonte economica della fondazione. Azienda che ha finanziato le attività dell'ente morale" - conclude Colangelo.
Anche per Stefano Valente e Lucia Pallucca il bilancio di questa esperienza è estremamente positivo. "Sono stato onorato di far parte di questo cda e ho dato il massimo. Mi sono creato un bagaglio culturale e tra le tante iniziative quella che ricorderò con maggiore affetto è l'aver riportato il giardino pensile al suo antico splendore" -ha detto Valente, che poi ha aggiunto: "l'unico rammarico è quello di non aver portato a termine il caffè letterario: spero che il prossimo consiglio di amministrazione della Fondazione possa realizzarlo".
Per Lucia Pallucca si è trattata di una esperienza favorevole. "Mi sono sentita subito in simbiosi con i membri del cda. Abbiamo lavorato gomito a gomito, di comune accordo. Si è discusso, ma mai uno screzio, sempre per fare le scelte migliori, siamo stati interscambiabili, abbiamo dato spazio a tutti: quelli che meritavano spazio l'hanno avuto" - dice Pallucca, che sottolinea come non ci sia stato mai uno spreco. "Quando la Fondazione ha speso qualcosa lo ha fatto in maniera oculata" - afferma Pallucca, che analizzando il suo contributo si chiede se avrebbe potuto fare di più.
"Forse non sono riuscita a dare tantissimo, a causa del mio lavoro. Avrei potuto dare di più adesso, questo è il mio rammarico, anche se ho cercato di fare il possibile. Ho organizzato alcuni concorsi al femminile, immagini di donna, e alcune iniziative per le scuole, avviando anche l'alternanza scuola lavoro" -dice l'ormai ex membro del cda dell'ente morale gravinese, augurandosi che il prossimo consiglio possa proseguire sulla strada intrapresa, "perché se si dovessero fare passi indietro mi dispiacerebbe tanto. Abbiamo lavorato alacremente per l'interesse della Fondazione. Mi auguro che possa esserci quella continuità, che consenta ai progetti in fieri di essere portati avanti e anzi, andrebbero incrementati. Per quanto ci riguarda se avremo la possibilità daremo il nostro contributo" -conclude Pallucca. Un pensiero condivido da Stefano Valente che spera nella continuità con il presidente Burdi, condizione che rappresenterebbe uno stimolo importante per una sua futura collaborazione con il nuovo cda.
Una eredità importante per i futuri componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione: una eredità da non dissipare che i vecchi componenti dell'organo di gestione dell'ente morale lasciano, si augurano, in buone mani.