La città
Fondazione Santomasi, Navedoro lascia il Cda
Il consigliere denuncia immobilismo parlando di “Sprofondazione”
Gravina - martedì 9 maggio 2023
10.26 Comunicato Stampa
Pino Navedoro, membro del consiglio di Amministrazione della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, si dimette dall'organo di gestione dell'ente morale. Navedoro va via sbattendo la porta e attacca la politica cittadina rea di essere la causa della "Sprofondazione" dell'ente. Di seguito la lettera aperta scritta dall'ormai ex consigliere della Santomasi.
"Quando nobili sale, sedi di un'ultracentenaria e prestigiosa istituzione culturale, divengono il terreno di caccia di avidi bracconieri; quando il nome del benemerito barone Ettore Pomarici Santomasi viene evocato a sproposito e dato in pasto agli sciacalli, a danno della Storia e dell'altrui rispetto, solo per dare una parvenza di dignità a squallidi giochetti pseudopolitici e a beceri interessi personali, non si può non rimanere allibiti, sconcertati. Non si può, soprattutto, rimanere muti, non si può, come qualcuno ancora sostiene, aspettare.
Al mio arrivo, nel dicembre del 2021, nelle vesti di consigliere d'amministrazione, in una di quelle sale, il primo impatto è stato devastante.
Ho rilevato subito una scandalosa situazione di degrado: dipinti antichi lasciati a marcire in locali dismessi; monete d'oro del nostro Papa Benedetto XIII abbandonate e alla mercé di tutto e tutti; oggetti per nulla pertinenti alle esposizioni sparsi in maniera permanente ete nelle varie sale. Con l'aiuto di Adriano Amendola, storico dell'arte, tra i più grandi studiosi italiani della famiglia Orsini e professore universitario a Salerno, abbiamo cercato di rimettere, per quanto a noi possibile, le cose a posto.
Tra gli interventi preliminari, abbiamo allestito un bookshop e due mostre permanenti presso l'ex monastero di Santa Sofia, l'una dedicata a Papa Benedetto XIII, l'altra ai gravinesi illustri; abbiamo avviato l'iter per una collaborazione scientifica, a titolo gratuito, con l'Università di Salerno; abbiamo sistemato le collezioni del museo ricollocando gli oggetti "messi da parte" ed eliminando quelli spuri che, nel corso degli anni e a dispetto delle volontà testamentarie del barone, si erano accumulati in incongrue, confuse e improvvisate mostre permanenti.
La situazione pareva essersi trasformata in una nuova primavera per quella che, a un certo punto, permettetemi il neologismo, ha cominciato a sembrarmi una "Sprofondazione".
La politica cittadina, infatti, che nomina tre dei cinque consiglieri (in quanto la Fondazione riceve un appannaggio da parte del Comune) e che vive delle opere dei politicanti di paese si è prima resa partecipe di un colpevole lassismo, in seguito parte attiva nell'opera di "ritorno al passato". La programmazione è stata cancellata, la nostra opera di riordino è stata bloccata, i contatti con le istituzioni superiori messi da parte, gli accordi con le università negati. Tutto ciò a causa di miopi interessi clientelari.
Possono, mi chiedo a questo punto, l'arte e la cultura essere ostaggio degli umori uterini di una dannosa e insignificante politica con la "p" minuscola? Può un'istituzione culturale come la nostra essere lo scenario delle scellerate imprese di cacciatori di frodo che, a loro volta, lasciano sul campo le carcasse da dare in pasto alle iene affamate del penoso circus che qui si ostinano ancora a definire "politica"?
Alla luce di tali considerazioni ho rassegnato in maniera irrevocabile le mie dimissioni dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione "Ettore Pomarici Santomasi" senza perdere la speranza, tuttavia, che una "Sprofondazione" torni a essere una rispettata "Fondazione".
Pino Navedoro
"Quando nobili sale, sedi di un'ultracentenaria e prestigiosa istituzione culturale, divengono il terreno di caccia di avidi bracconieri; quando il nome del benemerito barone Ettore Pomarici Santomasi viene evocato a sproposito e dato in pasto agli sciacalli, a danno della Storia e dell'altrui rispetto, solo per dare una parvenza di dignità a squallidi giochetti pseudopolitici e a beceri interessi personali, non si può non rimanere allibiti, sconcertati. Non si può, soprattutto, rimanere muti, non si può, come qualcuno ancora sostiene, aspettare.
Al mio arrivo, nel dicembre del 2021, nelle vesti di consigliere d'amministrazione, in una di quelle sale, il primo impatto è stato devastante.
Ho rilevato subito una scandalosa situazione di degrado: dipinti antichi lasciati a marcire in locali dismessi; monete d'oro del nostro Papa Benedetto XIII abbandonate e alla mercé di tutto e tutti; oggetti per nulla pertinenti alle esposizioni sparsi in maniera permanente ete nelle varie sale. Con l'aiuto di Adriano Amendola, storico dell'arte, tra i più grandi studiosi italiani della famiglia Orsini e professore universitario a Salerno, abbiamo cercato di rimettere, per quanto a noi possibile, le cose a posto.
Tra gli interventi preliminari, abbiamo allestito un bookshop e due mostre permanenti presso l'ex monastero di Santa Sofia, l'una dedicata a Papa Benedetto XIII, l'altra ai gravinesi illustri; abbiamo avviato l'iter per una collaborazione scientifica, a titolo gratuito, con l'Università di Salerno; abbiamo sistemato le collezioni del museo ricollocando gli oggetti "messi da parte" ed eliminando quelli spuri che, nel corso degli anni e a dispetto delle volontà testamentarie del barone, si erano accumulati in incongrue, confuse e improvvisate mostre permanenti.
La situazione pareva essersi trasformata in una nuova primavera per quella che, a un certo punto, permettetemi il neologismo, ha cominciato a sembrarmi una "Sprofondazione".
La politica cittadina, infatti, che nomina tre dei cinque consiglieri (in quanto la Fondazione riceve un appannaggio da parte del Comune) e che vive delle opere dei politicanti di paese si è prima resa partecipe di un colpevole lassismo, in seguito parte attiva nell'opera di "ritorno al passato". La programmazione è stata cancellata, la nostra opera di riordino è stata bloccata, i contatti con le istituzioni superiori messi da parte, gli accordi con le università negati. Tutto ciò a causa di miopi interessi clientelari.
Possono, mi chiedo a questo punto, l'arte e la cultura essere ostaggio degli umori uterini di una dannosa e insignificante politica con la "p" minuscola? Può un'istituzione culturale come la nostra essere lo scenario delle scellerate imprese di cacciatori di frodo che, a loro volta, lasciano sul campo le carcasse da dare in pasto alle iene affamate del penoso circus che qui si ostinano ancora a definire "politica"?
Alla luce di tali considerazioni ho rassegnato in maniera irrevocabile le mie dimissioni dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione "Ettore Pomarici Santomasi" senza perdere la speranza, tuttavia, che una "Sprofondazione" torni a essere una rispettata "Fondazione".
Pino Navedoro