La città
I rosoni di Puglia candidati come patrimonio Unesco. Gravina c’è
Nell'elenco Cattedrale e Madonna delle Grazie
Gravina - venerdì 25 giugno 2021
10.10
Si comincia ad avere chiaro un percorso scientifico per candidare i rosoni delle cattedrali e delle chiese di Puglia tra il patrimonio mondiale dell'Umanità. L'idea parte dal giornalista e scrittore, Antonio Gelormini, che, insieme alla Compagnia dell'Exsultant, punta e fida il tutto su un apposito Comitato scientifico, e, perciò, candida i famosi merletti architettonici di pietra al giusto e doveroso riconoscimento mondiale. Con tutta quella storia che li racchiude, li racconta, li percorre dal Nord al Sud della nostra regione.
Da un primo elenco abbozzato, ma non ancora ufficializzato dal Comitato, presieduto dal rettore emerito dell'Università di Bari, Corrado Petrocelli, i rosoni da inserito nell'apposito dossier sono trentatré, partendo dalle antiche raggiere di luce delle cattedrali di Troia, Ostuni ed Otranto. Tre città simbolo di una architettura religiosa storica consolidata. Tre primi punti di partenza a cui sono stati associati altri 30 capolavori distribuiti tra le province di Taranto e Bari. Del basso, medio e alto Salento e della Capitanata.
Opere pregevoli, di interesse storico, turistico ed architettonico. Figurano, dunque, i rosoni della Cattedrale di Bari, della chiesa di San Domenico Taranto, della cattedrale di Ruvo e della Basilica di Santa Croce di Lecce. A questi aggiungiamoci la nostra città, inserita con i suoi due rosoni più importanti: quello della Basilica Cattedrale, posto sulla parte alta dell'ingresso principale (descritto dal Nardone nel seguente modo: "Quello che dà luce alla navata maggiore, tutto intagliato a festoni, ha all'intorno teste in altorilievo e nel mezzo una bellissima sfera, sostenuta da 24 colonnette, nel cui centro è incisa in bassorilievo la figura della Vergine Assunta, alla quale la chiesa fu dedicata. Misura in circonferenza m. 12.70") e quello altrettanto mastodontico, unico, originale della chiesa Madonna delle Grazie.
Gravina privilegiata in un contesto unitario in cui poter far emergere e primeggiare la Puglia gotica, romanica, barocca custodita in quelle testimonianze visibili, ma mai sufficientemente apprezzate. Ora si cambia pagina. Si deve cambiare pagina per poter porre all'attenzione degli organismi preposti, l'interesse, il riconoscimento. Un progetto ambizioso, ma doveroso, come ha riconosciuto lo stesso presidente della regione Puglia.
"Un progetto da realizzare attraverso un percorso lungo e laborioso, sono previsti almeno cinque anni, per presentare un dossier corposo, credibile e convincente, dove non si esclude l'inserimento di altre città, grandi o piccole, da coinvolgere attraverso la fase la della conoscenza scientifica e quella operativa, affidata all'animazione culturale", così come ha dichiarato il suo animatore e promotore Antonio Gelormini.
Non ci resta che aspettare. Non ci resta che fare la propria parte per non lasciarsi sfuggire questa occasione di privilegio, di recupero identitario della nostra regione e della nostra città. Non ci resta che sperare, coltivare la legittima speranza per raggiungere una meta, un traguardo, un riconoscimento in sintonia con quel turismo da incrementare, da proporre in maniera sempre crescente, nuova ed originale.
Da un primo elenco abbozzato, ma non ancora ufficializzato dal Comitato, presieduto dal rettore emerito dell'Università di Bari, Corrado Petrocelli, i rosoni da inserito nell'apposito dossier sono trentatré, partendo dalle antiche raggiere di luce delle cattedrali di Troia, Ostuni ed Otranto. Tre città simbolo di una architettura religiosa storica consolidata. Tre primi punti di partenza a cui sono stati associati altri 30 capolavori distribuiti tra le province di Taranto e Bari. Del basso, medio e alto Salento e della Capitanata.
Opere pregevoli, di interesse storico, turistico ed architettonico. Figurano, dunque, i rosoni della Cattedrale di Bari, della chiesa di San Domenico Taranto, della cattedrale di Ruvo e della Basilica di Santa Croce di Lecce. A questi aggiungiamoci la nostra città, inserita con i suoi due rosoni più importanti: quello della Basilica Cattedrale, posto sulla parte alta dell'ingresso principale (descritto dal Nardone nel seguente modo: "Quello che dà luce alla navata maggiore, tutto intagliato a festoni, ha all'intorno teste in altorilievo e nel mezzo una bellissima sfera, sostenuta da 24 colonnette, nel cui centro è incisa in bassorilievo la figura della Vergine Assunta, alla quale la chiesa fu dedicata. Misura in circonferenza m. 12.70") e quello altrettanto mastodontico, unico, originale della chiesa Madonna delle Grazie.
Gravina privilegiata in un contesto unitario in cui poter far emergere e primeggiare la Puglia gotica, romanica, barocca custodita in quelle testimonianze visibili, ma mai sufficientemente apprezzate. Ora si cambia pagina. Si deve cambiare pagina per poter porre all'attenzione degli organismi preposti, l'interesse, il riconoscimento. Un progetto ambizioso, ma doveroso, come ha riconosciuto lo stesso presidente della regione Puglia.
"Un progetto da realizzare attraverso un percorso lungo e laborioso, sono previsti almeno cinque anni, per presentare un dossier corposo, credibile e convincente, dove non si esclude l'inserimento di altre città, grandi o piccole, da coinvolgere attraverso la fase la della conoscenza scientifica e quella operativa, affidata all'animazione culturale", così come ha dichiarato il suo animatore e promotore Antonio Gelormini.
Non ci resta che aspettare. Non ci resta che fare la propria parte per non lasciarsi sfuggire questa occasione di privilegio, di recupero identitario della nostra regione e della nostra città. Non ci resta che sperare, coltivare la legittima speranza per raggiungere una meta, un traguardo, un riconoscimento in sintonia con quel turismo da incrementare, da proporre in maniera sempre crescente, nuova ed originale.