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La città

Il C.A.B.A. e l’eterna lotta contro le barriere architettoniche

Tornano d’attualità gli ostacoli per accedere alla Cattedrale. "Le autorità ecclesiastiche sordi ai nostri appelli"

"Fra qualche giorno a Gravina si festeggerà San Michele, patrono della città. Per molti gravinesi saranno giorni di festa, accompagnati anche dalla partecipazione a funzioni religiose in Cattedrale. Non sarà per tutti così, perché ai disabili, ancora una volta, sarà impedito l'accesso per assistere alla Santa Messa, a meno che si facciano sollevare di peso da qualcuno, per superare il 'Calvario dei gradini che li 'invitano' ad andar via". Queste parole rappresentano l'incipit del nuovo grido d'assistenza lanciato dal locale gruppo del C.A.B.A. (Comitato per l'Abbattimento delle Barriere Architettoniche") per cercare di porre rimedio agli ostacoli eterni connessi con l'accesso alla Basilica Cattedrale di Gravina.

Purtroppo, ad oggi, la Chiesa Madre rimane ancora "off limit" per l'accesso alle carrozzine e a tutti coloro che non riescono a deambulare. L'associazione punta il dito, in modo particolare, contro le autorità ecclesiastiche, che finora "non hanno risposto agli appelli di una parte sensibile e numerosa del loro gregge, di impegnarsi formalmente e fattivamente per aprire al culto delle persone in difficoltà, quello che è l'emblema della nostra cristianità. Fino a quando continuerà questa discriminazione? – si chiedono i rappresentanti del C.A.B.A. – Non siamo forse cristiani come gli altri? Non abbiamo il diritto di godere appieno di tutte le bellezze della città? È un bel problema perché condiziona la nostra vita. Si riescono a trovare sempre i fondi per costruire strutture nuove, anch'esse quasi inaccessibili, sempre a beneficio dei cittadini cosiddetti normodotati. Riteniamo giusto pensare a tutta la comunità, però si deve cercare di tener presente anche le esigenze di una fascia minoritaria, ma non per questo da sottovalutare".

Il gruppo si mostra ottimista in attesa di un segnale positivo di considerazione e di solidarietà, che però non si limiti ad una semplice risposta, e si dichiara pronto ad un confronto per illustrare, eventualmente, un progetto da realizzare a beneficio di tutti. "Occorre passare dalle parole ai fatti, anche perché la loro realizzazione richiede del tempo e noi siamo stanchi di aspettare. Il problema è stato sollevato, in passato, dalla nostra associazione ma il presente è ancora lontano dal futuro che vorremmo. L'integrazione sociale delle persone disabili non vuol dire solo permettere loro di entrare in bar, cinema, ristoranti o discoteche, per trovarvi il giusto diversivo ad una vita di duri sacrifici e rinunce, ma anche poter accedere ai luoghi di culto, per trovare la forza necessaria per portare avanti, ogni giorno, la corsa sulle strade della vita".
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