La città
Il mistero delle salme che non si decompongono
Dopo decenni, cadaveri ancora intatti. E intanto il cimitero scoppia
Gravina - mercoledì 6 giugno 2012
19.00
Gravina, si sa, ha tanti problemi, ma ogni tanto fa piacere notare che la nostra città si distingue per qualche primato, anche se di tipo… funebre.
Dall'ordinanza con cui l'ex gestione commissariale ha cercato di regolamentare lo spinoso problema degli spazi cimiteriali, si evince anche un particolare che, per quanto macabro, non può non suscitare una riflessione: uno dei motivi della scarsità di tombe nei campi di inumazione sarebbe dovuto al fatto che esse non possono essere svuotate e riutilizzate per la mancata mineralizzazione delle salme, nonostante il trascorrere degli anni di sepoltura previsti dalla legge. Trascorsi i canonici dieci anni, molti defunti vengono riesumati pressoché intatti, così come erano stati sepolti.
Questo curioso fenomeno, riscontrato in altre località pugliesi come San Donaci nel brindisino, e che potrebbe derivare dalla conformazione del suolo gravinese, viene sempre più denunciato dagli operatori di servizi funebri negli ultimi anni, e stando ad alcune ricerche sembra dipendere anche dal fatto che la dieta occidentale, costituita a partire dagli anni '60 in poi da cibi preconfezionati, contiene sempre meno batteri, ovvero gli autori del processo di decomposizione, così come sempre meno ce ne sono negli animali allevati di cui ci nutriamo, imbottiti di antibiotici. Altri invece negano che sia questa la causa, da individuare piuttosto nell'aumentato consumo medio di medicinali chimici, nei metodi sempre più raffinati di conservazione delle salme e di chiusura stagna delle bare.
Insomma a Gravina, vuoi per il clima, vuoi per il suolo carsico, vuoi per i cavatelli con i cardoncelli che non sono più quelli fatti con la ricetta naturale di una volta, oltre a vivere di più, ci si conserva anche più a lungo, persino da defunti. La cosa potrà sembrare disgustosa a molti, soprattutto a chi già si lamenta del fatto che Gravina sia un…mortorio, ma come in politica, l'importante è sempre avere un posto assicurato… per l'eternità.
Dall'ordinanza con cui l'ex gestione commissariale ha cercato di regolamentare lo spinoso problema degli spazi cimiteriali, si evince anche un particolare che, per quanto macabro, non può non suscitare una riflessione: uno dei motivi della scarsità di tombe nei campi di inumazione sarebbe dovuto al fatto che esse non possono essere svuotate e riutilizzate per la mancata mineralizzazione delle salme, nonostante il trascorrere degli anni di sepoltura previsti dalla legge. Trascorsi i canonici dieci anni, molti defunti vengono riesumati pressoché intatti, così come erano stati sepolti.
Questo curioso fenomeno, riscontrato in altre località pugliesi come San Donaci nel brindisino, e che potrebbe derivare dalla conformazione del suolo gravinese, viene sempre più denunciato dagli operatori di servizi funebri negli ultimi anni, e stando ad alcune ricerche sembra dipendere anche dal fatto che la dieta occidentale, costituita a partire dagli anni '60 in poi da cibi preconfezionati, contiene sempre meno batteri, ovvero gli autori del processo di decomposizione, così come sempre meno ce ne sono negli animali allevati di cui ci nutriamo, imbottiti di antibiotici. Altri invece negano che sia questa la causa, da individuare piuttosto nell'aumentato consumo medio di medicinali chimici, nei metodi sempre più raffinati di conservazione delle salme e di chiusura stagna delle bare.
Insomma a Gravina, vuoi per il clima, vuoi per il suolo carsico, vuoi per i cavatelli con i cardoncelli che non sono più quelli fatti con la ricetta naturale di una volta, oltre a vivere di più, ci si conserva anche più a lungo, persino da defunti. La cosa potrà sembrare disgustosa a molti, soprattutto a chi già si lamenta del fatto che Gravina sia un…mortorio, ma come in politica, l'importante è sempre avere un posto assicurato… per l'eternità.