Imprenditore gravinese denunciato per truffa dalla Polizia
Chiedeva soldi per visite mediche preliminari ad eventuali assunzioni. Ma era tutta una bufala: una trentina i raggirati.
Piccole somme, oscillanti tra i 70 ed i 100 euro a testa. Ma i crani erano tanti, ed a tutti veniva offerto, come motivazione a base della richiesta, un identico ritornello: quei soldi altro non erano che la necessaria anticipazione per far fronte alle spese mediche legate alla possibile assunzione nei cantieri post sisma, a L'Aquila. Giusto una precauzione, perchè in passato altri operai avevano sostenuto la visita medica, ma poi non s'erano presentati al lavoro e l'azienda aveva dovuto pagar di tasca sua.
Invece, era tutta una bufala. Ne sarebbero ormai certi gli agenti del Commissariato di Gravina, che hanno denunciato in stato di libertà un imprenditore gravinese, C. M., in coda alle indagini partite dopo la presentazione di una querela da parte di un folto (ed incavolato) gruppo di operai dell'area murgiana, una trentina di operai residenti tra Altamura, Gravina e Santeramo.
Tutto sarebbe iniziato sul finire dell'estate: a qualche conoscente che chiede consigli per trovare lavoro, l'imprenditore, un cinquantenne incensurato, indicherebbe come possibile sbocco occupazionale L'Aquila ed i suoi cantieri, impegnati nella ricostruzione della città piegata dal sisma del 2009. La voce si diffonde, e ben presto l'uomo diventa il punto di riferimento di decine di persone in cerca di occupazione. Da lui invitate ad anticipare, nelle sue mani, una piccola cifra. Una settantina d'euro, in alcuni casi 100, indispensabili per pagare gli accertamenti di carattere sanitario propedeutici all'eventuale assunzione dal momento che - spiegherebbe l'imprenditore ai suoi interlocutori - in passato le aziende avevano sostenuto esborsi simili per dipendenti che poi però non s'erano presentati a prender servizio, perdendo così il denaro versato per loro conto.
Di fronte all'esiguità della cifra, nessuno opporrebbe dinieghi o resistenze. E per settimane tutto filerebbe liscio. Col passare del tempo, però, tra i lavoratori inizierebbe a serpeggiare il sospetto. Ed ai primi di marzo gli operai busserebbero alle porte del Commissariato, raccontando la loro passione. Ne nascerebbe l'inchiesta che in pochi giorni porterebbe, infine, al deferimento a piede libero di C. M..
Le indagini sul caso sono coordinate dalla Procura di Bari. Reato ipotizzato: truffa aggravata continuata. Intanto, la Polizia continua a cercare eventuali, ulteriori operai coinvolti loro malgrado nella vicenda, nella veste di parti lese.