Cronaca
Incendio al Bosco
Il Comune punta il dito contro gli agricoltori. In corso la riunione dell'unità di crisi
Gravina - martedì 3 luglio 2012
09.50
Il Bosco brucia ancora.
Il rogo che già sabato sera sembrava essere stato circoscritto, come anche a Palazzo di città si dava per scontato, continua invece nella sua opera di distruzione.
Al momento, anche se nessuno azzarda stime ufficiali, sarebbero già 200 gli ettari andati in fumo. Ma col vento che spira sostenuto, le temperature alte e l'assenza di pioggia anche per le prossime settimane, la situazione si fa di ora in ora più critica. Al punto che lunedì sera, scoccata la quarantottesima ora dall'inizio dell'incendio, la Regione Puglia ha rotto gli indugi. Ed ha finalmente convocato l'unità di crisi.
L'assessore regionale alla Protezione Civile, Fabiano Amati, è atteso in città per presiedere la riunione e individuare, insieme con i vertici dell'amministrazione comunale ed i responsabili delle forze che da giorni ormai lottano contro il fuoco nella steppa rovente di Difesa Grande, le soluzioni per uscire dall'inferno. E intanto, mentre in cielo hanno ripreso a ronzare come calabroni gli aerei fire boss, i Canadair e gli elicotteri della Marina Militare, impegnati a far la spola tra la costa e l'altopiano della Murgia col loro carico di acqua e di liquido ritardante (solo ieri sono stati effettuati oltre 100 lanci), si inizia a parlare delle cause alla base del disastro.
Impenetrabile, al riguardo, il riserbo della Forestale. "Al momento mi sento di non poter dire nulla", dice il comandante provinciale del Cfs, Giovanni Misceo. "Siamo di fronte ad uno degli incendi più difficili da combattere per la posizione del fuoco: le zone che bruciano sono per lunghi tratti irraggiungibili dall'uomo". Prudente anche il capitano Giuseppe Donatiello, della Polizia Municipale gravinese: "Vi sono accertamenti in corso. Di primo acchitto si pensa ad un terreno incolto da cui sono partite le fiamme, poi favorite dalle alte temperature". Non mostra invece dubbi il sindaco Alesio Valente. Che chiama in causa gli agricoltori della zona: "Credo vi siano una serie di responsabilità, anche di privati, che non hanno preso le dovute precauzioni", dice il primo cittadino. "Probabilmente, vi è anche la responsabilità di qualcuno che avrebbe dovuto controllare il territorio: ricordo che l'incendio è partito da terreni di privati, dalla bruciatura di stoppie. Dunque, se preso prima, avremmo potuto evitare che il fuoco raggiungesse il Bosco".
Fonti dei Vigili del Fuoco, però, lasciano trapelare ufficiosamente una verità ancor più dolorosa, pur se ancora tutta da verificare: le fiamme si sarebbero sprigionate da focolai diversi. Il che potrebbe significare una sola cosa: l'incendio avrebbe origine dolosa e sarebbe opera di piromani. Ma in questo caso, se l'ipotesi dovesse ricevere conferme, bisognerebbe trovare risposta anche ad un interrogativo: chi vuol mettere le mani sul Bosco, o meglio, su ciò che ne resta?
Il rogo che già sabato sera sembrava essere stato circoscritto, come anche a Palazzo di città si dava per scontato, continua invece nella sua opera di distruzione.
Al momento, anche se nessuno azzarda stime ufficiali, sarebbero già 200 gli ettari andati in fumo. Ma col vento che spira sostenuto, le temperature alte e l'assenza di pioggia anche per le prossime settimane, la situazione si fa di ora in ora più critica. Al punto che lunedì sera, scoccata la quarantottesima ora dall'inizio dell'incendio, la Regione Puglia ha rotto gli indugi. Ed ha finalmente convocato l'unità di crisi.
L'assessore regionale alla Protezione Civile, Fabiano Amati, è atteso in città per presiedere la riunione e individuare, insieme con i vertici dell'amministrazione comunale ed i responsabili delle forze che da giorni ormai lottano contro il fuoco nella steppa rovente di Difesa Grande, le soluzioni per uscire dall'inferno. E intanto, mentre in cielo hanno ripreso a ronzare come calabroni gli aerei fire boss, i Canadair e gli elicotteri della Marina Militare, impegnati a far la spola tra la costa e l'altopiano della Murgia col loro carico di acqua e di liquido ritardante (solo ieri sono stati effettuati oltre 100 lanci), si inizia a parlare delle cause alla base del disastro.
Impenetrabile, al riguardo, il riserbo della Forestale. "Al momento mi sento di non poter dire nulla", dice il comandante provinciale del Cfs, Giovanni Misceo. "Siamo di fronte ad uno degli incendi più difficili da combattere per la posizione del fuoco: le zone che bruciano sono per lunghi tratti irraggiungibili dall'uomo". Prudente anche il capitano Giuseppe Donatiello, della Polizia Municipale gravinese: "Vi sono accertamenti in corso. Di primo acchitto si pensa ad un terreno incolto da cui sono partite le fiamme, poi favorite dalle alte temperature". Non mostra invece dubbi il sindaco Alesio Valente. Che chiama in causa gli agricoltori della zona: "Credo vi siano una serie di responsabilità, anche di privati, che non hanno preso le dovute precauzioni", dice il primo cittadino. "Probabilmente, vi è anche la responsabilità di qualcuno che avrebbe dovuto controllare il territorio: ricordo che l'incendio è partito da terreni di privati, dalla bruciatura di stoppie. Dunque, se preso prima, avremmo potuto evitare che il fuoco raggiungesse il Bosco".
Fonti dei Vigili del Fuoco, però, lasciano trapelare ufficiosamente una verità ancor più dolorosa, pur se ancora tutta da verificare: le fiamme si sarebbero sprigionate da focolai diversi. Il che potrebbe significare una sola cosa: l'incendio avrebbe origine dolosa e sarebbe opera di piromani. Ma in questo caso, se l'ipotesi dovesse ricevere conferme, bisognerebbe trovare risposta anche ad un interrogativo: chi vuol mettere le mani sul Bosco, o meglio, su ciò che ne resta?