Eventi
"Lə Ballunə" per la festa di San Michele
Tradizione popolare tramandata dalla Pro Loco di Gravina
Gravina - mercoledì 8 maggio 2019
11.07
L'8 maggio è festa nel rione Fondovito per San Michele delle Grotte. Si giunge alla cattedrale rupestre a cinque navate, interamente scavata nella roccia, da calata San Giovanni Battista (scale adiacente alla chiesa di Sant'Agostino) o da calata grotte San Michele (presso la fontana monumentale di piazza Notar Domenico).
Ogni anno si ripete il pellegrinaggio dei cittadini gravinesi e non solo, alle radici della nostra storia con un misto di orgoglio e curiosità.
La festa di San Michele "piccolo" (per differenziarlo dal Santo Patrono celebrato il 29 settembre) ha le sue radici nel Rione Fondovito e una sua nota coreografica folcloristica: la presenza-esposizione dei "ballunə" per le vie dell'intero quartiere.
I "ballunə", costituiti da scialli, fazzoletti ed indumenti dai colori vivaci e particolari, rappresentavano una forma di ostentazione della ricchezza e una gara fra tutte le famiglie che si adoperano per abbellire il quartiere, esercitando così un'attrazione colorata, molto suggestiva e gioiosa. Tutto ciò che componeva i "ballunə" consisteva in roba comprata dai pellegrini al Gargano o ricevuta o scambiata con devoti di S. Michele di Monte Sant'Angelo. Erano "i segni tangibili del Santo", provenienti dal luogo santificato dall'Arcangelo Michele il 490.
Per le strade venivano infatti esposti abiti cerimoniali, da sposa e da battesimo, chiamati in dialetto gravinese "ballune", che si ritenevano carichi di influssi benefici proprio perché indossati in momenti particolarmente importanti e quasi sacrali della vita. Toccarli o essere sfiorati dal loro ondeggiare nel vento voleva dire diventare immuni dal male.
I "balloni" si stendevano tra una casa e quella antistante sull'altro lato della strada, e si possono ridurre a due tipi principali: nel primo modello il drappo colorato veniva legato ai quattro angoli in quattro cocche con quattro corde tirate, due per parte, a due finestre o balconi fronte stanti: si veniva così a formare una specie di baldacchino. Nel secondo caso, il panno era ripiegato su di un'unica corda, sempre sotteso ai due lati della strada e di norma il centro sollevato con un fiocco.
Si veniva a costituire in tal maniera una specie di arcata di stoffa o farfalla sospesa nell'aria. In entrambe le tipologie comunque al drappeggio così ottenuto, al di sotto del baldacchino nel primo caso, e sui due lati della stoffa pendula nel secondo, venivano appesi, cuciti o appuntati con spilli, vari capi ornamentali di vestiario femminile: fazzoletti colorati, scialli, sciarpe, velette, nastri e molti nastrini colorati detti ziaredde, usati in passato per legare i capelli femminili.
Oltre a tali ornamenti, c'erano talvolta indumenti di neonati o abiti bianchi da battesimo e da prima comunione delle bambine. A causa della maggiore ricchezza ornamentale del primo tipo, a baldacchino, rispetto al secondo, ad arco, si è indotti con una certa facilità a ritenere che il primo sia anche più antico e l'altro più recente.
Da qualche anno i volontari della ProLoco Unpli Gravina hanno ripreso questa usanza e si adoperano, insieme ai pochi residenti, per l'allestimento del rione Fondovito con l'obiettivo di riportare nel presente e far conoscere alle nuove generazioni una tradizione gravinese ed un costume caratteristico ed unico nel suo genere, legato alla festa di San Michele delle Grotte.
Angela Mazzotta
Ogni anno si ripete il pellegrinaggio dei cittadini gravinesi e non solo, alle radici della nostra storia con un misto di orgoglio e curiosità.
La festa di San Michele "piccolo" (per differenziarlo dal Santo Patrono celebrato il 29 settembre) ha le sue radici nel Rione Fondovito e una sua nota coreografica folcloristica: la presenza-esposizione dei "ballunə" per le vie dell'intero quartiere.
I "ballunə", costituiti da scialli, fazzoletti ed indumenti dai colori vivaci e particolari, rappresentavano una forma di ostentazione della ricchezza e una gara fra tutte le famiglie che si adoperano per abbellire il quartiere, esercitando così un'attrazione colorata, molto suggestiva e gioiosa. Tutto ciò che componeva i "ballunə" consisteva in roba comprata dai pellegrini al Gargano o ricevuta o scambiata con devoti di S. Michele di Monte Sant'Angelo. Erano "i segni tangibili del Santo", provenienti dal luogo santificato dall'Arcangelo Michele il 490.
Per le strade venivano infatti esposti abiti cerimoniali, da sposa e da battesimo, chiamati in dialetto gravinese "ballune", che si ritenevano carichi di influssi benefici proprio perché indossati in momenti particolarmente importanti e quasi sacrali della vita. Toccarli o essere sfiorati dal loro ondeggiare nel vento voleva dire diventare immuni dal male.
I "balloni" si stendevano tra una casa e quella antistante sull'altro lato della strada, e si possono ridurre a due tipi principali: nel primo modello il drappo colorato veniva legato ai quattro angoli in quattro cocche con quattro corde tirate, due per parte, a due finestre o balconi fronte stanti: si veniva così a formare una specie di baldacchino. Nel secondo caso, il panno era ripiegato su di un'unica corda, sempre sotteso ai due lati della strada e di norma il centro sollevato con un fiocco.
Si veniva a costituire in tal maniera una specie di arcata di stoffa o farfalla sospesa nell'aria. In entrambe le tipologie comunque al drappeggio così ottenuto, al di sotto del baldacchino nel primo caso, e sui due lati della stoffa pendula nel secondo, venivano appesi, cuciti o appuntati con spilli, vari capi ornamentali di vestiario femminile: fazzoletti colorati, scialli, sciarpe, velette, nastri e molti nastrini colorati detti ziaredde, usati in passato per legare i capelli femminili.
Oltre a tali ornamenti, c'erano talvolta indumenti di neonati o abiti bianchi da battesimo e da prima comunione delle bambine. A causa della maggiore ricchezza ornamentale del primo tipo, a baldacchino, rispetto al secondo, ad arco, si è indotti con una certa facilità a ritenere che il primo sia anche più antico e l'altro più recente.
Da qualche anno i volontari della ProLoco Unpli Gravina hanno ripreso questa usanza e si adoperano, insieme ai pochi residenti, per l'allestimento del rione Fondovito con l'obiettivo di riportare nel presente e far conoscere alle nuove generazioni una tradizione gravinese ed un costume caratteristico ed unico nel suo genere, legato alla festa di San Michele delle Grotte.
Angela Mazzotta