Territorio
Il dopo-dimissioni di Schittulli da Presidente del Parco dell'Alta Murgia
Se ne è parlato il 17 settembre nella seduta del Consiglio Direttivo dell'Ente Parco. "Sulla presunta inutilità dell'Ente Parco si evita un confronto"
Gravina - giovedì 23 settembre 2010
Nel corso della seduta di venerdì 17 settembre 2010 il Consiglio Direttivo dell'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia ha affrontato gli argomenti riguardanti la recente polemica che ha visto protagonista il prof. Francesco Schittulli, già presidente della Provincia di Bari, in seguito alle sue dimissioni dall'incarico di Presidente della Comunità del Parco Nazionale dell'Alta Murgia. «Nella sua nota di dimissioni» si legge nel documento del Consiglio Direttivo approvato all'unanimità nel corso della seduta «sono contenute talmente tante imprecisioni che corre l'obbligo all'Ente Parco di ripristinare la verità dei fatti contro la capziosa informazione pervenuta ai mezzi di stampa». La nota a cui si fa riferimento è la lettera di dimissioni che il prof. Schittulli ha inviata all'inizio di settembre al Ministro dell'Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo; all'Ente Parco e alla Regione Puglia; nonché ai 13 sindaci che compongono la Comunità del Parco.
Nella lettera il prof. Schittulli afferma di aver «accettato con entusiasmo l'elezione» avvenuta all'unanimità lo scorso febbraio, un «entusiasmo che derivava dalla consapevolezza di dover affrontare un lavoro impegnativo, inerente lo sviluppo territoriale murgiano nei diversi settori – culturali, ambientali, eno-gastronomici, folcloristici, paesaggistici, religiosi, architettonici, museali, storici – che avrebbero potuto contribuire a dare risposte concrete. Quelle che la gente del Sud attende, soprattutto in termini di lavoro per i giovani. Mi sono reso conto che questi obiettivi – che richiedono condivisione, dedizione, spirito e responsabilità di servizio – sono impossibili da raggiungere con l'attuale assetto istituzionale. Infatti, oltre la Comunità del Parco vi è l'Ente Parco dell'Alta Murgia, Entità queste che non esito a definire, così come strutturate, del tutto inutili, non avendo inteso – sin dalla loro costituzione, avvenuta nel 2005 – dialogare ed operare, con spirito di collaborazione, coinvolgendo in maniera diretta e attiva il mondo agricolo in particolare. Devo anche segnalarLe che, in un comunicato stampa del 23 agosto scorso inerente l'evento dell'uccisione, avvenuta nel territorio del Parco, del reverendo Don Francesco Cassol, i responsabili dell'Ente Parco evidenziavano "la scarsa presenza nel territorio del Parco di unità del Corpo di Polizia Provinciale di Bari e di Barletta-Andria-Trani ed il loro mancato coordinamento con gli altri organismi di competenza". Mai – dico mai – i responsabili dell'Ente Parco, che peraltro mostrano di non conoscere le competenze della Polizia Provinciale, hanno inteso mettere al corrente di questa problematica il sottoscritto, Presidente della Provincia di Bari».
In proposito il Consiglio Direttivo, «all'unanimità, ritiene doveroso precisare che nel corso della seduta della Comunità del Parco dell'11 febbraio di quest'anno, il Presidente della Comunità fu informato personalmente della questione relativa alla necessità di attivare al più presto un coordinamento della sorveglianza nel territorio del Parco dopo che i tentativi compiuti dall'Ente, a partire dal 2006, si erano infranti contro l'atteggiamento avverso tenuto dai precedenti rappresentanti dell'Amministrazione Provinciale di Bari. Questi, infatti, dopo un primo momento di condivisione dell'iniziativa, si trincerarono dietro pretestuose motivazioni pseudo tecnico-giuridiche tese solo ad escludere la condivisione delle risorse umane e strumentali della Polizia Provinciale nonché ad evitare il maggiore impegno della stessa nel territorio del Parco ed il coordinamento da parte del C.T.A. del Parco del Corpo Forestale dello Stato. A seguito di tale circostanza e degli accordi intercorsi nella citata seduta della Comunità, ed a fronte della volontà espressa dalla stessa Comunità di reiterare il tentativo di coordinamento, il Direttore f. f. dell'Ente ha trasmesso all'appena eletto Presidente della Comunità del Parco e Presidente della Provincia di Bari, con nota raccomandata a. r. n. 413 del 16 febbraio u.s., la documentazione relativa all'iniziativa in questione restando in attesa di determinazioni da parte del medesimo Presidente. Determinazioni mai assunte»
Inoltre, continua il documento del Consiglio Direttivo, «nel brevissimo arco di tempo di questa sua esperienza, lo stesso Presidente ha mostrato non solo di non conoscere le realtà del Parco e le problematiche relative alla sua gestione per definire strategie progettuali e di intervento, ma ha anche evidenziato totale ignoranza degli aspetti istituzionali giungendo ad affermare, in diverse occasioni, che l'Ente avesse due Presidenti. In questo senso, almeno una lettura superficiale della Legge quadro sulle aree protette (L. 394/91) avrebbe potuto aiutare il dimissionario Presidente ad affrontare con maggior consapevolezza l'arduo compito istituzionale assunto. Sulla presunta inutilità dell'Ente Parco, evocata da Schittulli, si evita un confronto con il Presidente dimissionario graziandolo da una valutazione assai gravosa, osservando soltanto che sulla necessità delle aree protette sino ad oggi non è mai stato sollevato alcun dubbio; al contrario, pare di rammentare, che nel programma dell'attuale Governo fosse chiaramente indicata l'abolizione delle Province».
«L'insieme di queste motivazioni» conclude il Presidente dimissionario nella sua lettera «mi induce a dover responsabilmente rassegnare le dimissioni da Presidente della Comunità del Parco dell'Alta Murgia. Dimissioni, per quanto mi riguarda, irrevocabili, che invio a tutti i Sigg. Sindaci che leggono per conoscenza e che ringrazio per la fiducia riservatami. Rimetto il mandato nella speranza che questa realtà pugliese e quest'Ente si trasformi da fatto penalizzante per i cittadini e gli agricoltori, ad opportunità seria, guidata da addetti ai lavori, competenti e responsabili». In merito a ciò il Consiglio Direttivo risponde che «terminate le chiacchiere e le strumentalizzazioni ed avendo realizzato che la sua Presidenza non aveva né struttura altra rispetto a quella dell'Ente né ruolo operativo-decisionale, lo stesso Presidente, come peraltro annunciato già nella seduta della Comunità del 20 luglio scorso, ha ritenuto di porre fine alla sua esperienza in seno al Parco non essendo in grado di affrontare alcuno dei problemi dei quali pure la Comunità del Parco è stata investita a partire dall'elaborazione del Piano Pluriennale Economico e Sociale per finire ai pareri sullo Statuto dell'Ente, sul Regolamento del Parco e sul Piano per il Parco. Il Presidente della Provincia di Bari e della Comunità del Parco cerca di nascondere la propria "fuga" rivolgendo all'Ente la pretestuosa accusa di costituire un freno allo sviluppo (non meglio specificato) del territorio e del mondo agricolo. Anche in questo caso, purtroppo per lui, è facile dimostrare il contrario: dalle convenzioni stipulate dall'Ente con gli agricoltori per la buona gestione e la manutenzione del territorio, agli interventi di miglioramento ambientale in favore dei Comuni del Parco, alle campagne di educazione ambientale, all'avvio della realizzazione di centri visita, alla realizzazione di itinerari escursionistici e ciclabili, alla predisposizione dei fondamentali strumenti di gestione quali Piano per il Parco e Regolamento per il Parco: questo, e non solo, l'Ente ha prodotto in questi primi cinque anni di vita con la quasi totale assenza della Comunità del Parco. Al contrario le sue dimissioni appaiono finalizzate solo ad eludere la discussione, già concordata in seno alla Comunità del Parco, su argomenti ben più qualificanti di questa sterile polemica».
«La Comunità, infatti», così si conclude il documento del Consiglio Direttivo, «avrebbe dovuto esprimere il proprio parere sulla proposte di Piano per il Parco e di Regolamento del Parco che già da giugno scorso sono stati inviati al neo dimissionario Presidente. Invero, questi strumenti sono la sola risposta che gli agricoltori e gli operatori aspettavano e che continueranno ad attendere poiché nella prossima convocazione della Comunità del Parco del 27 settembre prossimo il dott. Schittulli ha ritenuto di inserire un unico punto all'ordine del giorno: le proprie dimissioni. Avremmo potuto esimerci dal proseguire la polemica sollevata da altri, se non fosse che la lettera di dimissioni del Presidente della Comunità del Parco, evocando strumentalmente la morte del Parroco di Longarone don Francesco Cassol, ridà fiato alla parte peggiore, per fortuna residuale, della popolazione murgiana: quella degli spietramenti inconsulti, quella dello spandimento criminale di rifiuti sui suoli agricoli, quella degli speculatori legati alle energie rinnovabili industriali e quella di laghi e di laghetti collinari artificiali con annesse torri eoliche mai entrati in funzione e posizionati accanto al castello del Garagnone in spregio alla natura ed al paesaggio».
Nella lettera il prof. Schittulli afferma di aver «accettato con entusiasmo l'elezione» avvenuta all'unanimità lo scorso febbraio, un «entusiasmo che derivava dalla consapevolezza di dover affrontare un lavoro impegnativo, inerente lo sviluppo territoriale murgiano nei diversi settori – culturali, ambientali, eno-gastronomici, folcloristici, paesaggistici, religiosi, architettonici, museali, storici – che avrebbero potuto contribuire a dare risposte concrete. Quelle che la gente del Sud attende, soprattutto in termini di lavoro per i giovani. Mi sono reso conto che questi obiettivi – che richiedono condivisione, dedizione, spirito e responsabilità di servizio – sono impossibili da raggiungere con l'attuale assetto istituzionale. Infatti, oltre la Comunità del Parco vi è l'Ente Parco dell'Alta Murgia, Entità queste che non esito a definire, così come strutturate, del tutto inutili, non avendo inteso – sin dalla loro costituzione, avvenuta nel 2005 – dialogare ed operare, con spirito di collaborazione, coinvolgendo in maniera diretta e attiva il mondo agricolo in particolare. Devo anche segnalarLe che, in un comunicato stampa del 23 agosto scorso inerente l'evento dell'uccisione, avvenuta nel territorio del Parco, del reverendo Don Francesco Cassol, i responsabili dell'Ente Parco evidenziavano "la scarsa presenza nel territorio del Parco di unità del Corpo di Polizia Provinciale di Bari e di Barletta-Andria-Trani ed il loro mancato coordinamento con gli altri organismi di competenza". Mai – dico mai – i responsabili dell'Ente Parco, che peraltro mostrano di non conoscere le competenze della Polizia Provinciale, hanno inteso mettere al corrente di questa problematica il sottoscritto, Presidente della Provincia di Bari».
In proposito il Consiglio Direttivo, «all'unanimità, ritiene doveroso precisare che nel corso della seduta della Comunità del Parco dell'11 febbraio di quest'anno, il Presidente della Comunità fu informato personalmente della questione relativa alla necessità di attivare al più presto un coordinamento della sorveglianza nel territorio del Parco dopo che i tentativi compiuti dall'Ente, a partire dal 2006, si erano infranti contro l'atteggiamento avverso tenuto dai precedenti rappresentanti dell'Amministrazione Provinciale di Bari. Questi, infatti, dopo un primo momento di condivisione dell'iniziativa, si trincerarono dietro pretestuose motivazioni pseudo tecnico-giuridiche tese solo ad escludere la condivisione delle risorse umane e strumentali della Polizia Provinciale nonché ad evitare il maggiore impegno della stessa nel territorio del Parco ed il coordinamento da parte del C.T.A. del Parco del Corpo Forestale dello Stato. A seguito di tale circostanza e degli accordi intercorsi nella citata seduta della Comunità, ed a fronte della volontà espressa dalla stessa Comunità di reiterare il tentativo di coordinamento, il Direttore f. f. dell'Ente ha trasmesso all'appena eletto Presidente della Comunità del Parco e Presidente della Provincia di Bari, con nota raccomandata a. r. n. 413 del 16 febbraio u.s., la documentazione relativa all'iniziativa in questione restando in attesa di determinazioni da parte del medesimo Presidente. Determinazioni mai assunte»
Inoltre, continua il documento del Consiglio Direttivo, «nel brevissimo arco di tempo di questa sua esperienza, lo stesso Presidente ha mostrato non solo di non conoscere le realtà del Parco e le problematiche relative alla sua gestione per definire strategie progettuali e di intervento, ma ha anche evidenziato totale ignoranza degli aspetti istituzionali giungendo ad affermare, in diverse occasioni, che l'Ente avesse due Presidenti. In questo senso, almeno una lettura superficiale della Legge quadro sulle aree protette (L. 394/91) avrebbe potuto aiutare il dimissionario Presidente ad affrontare con maggior consapevolezza l'arduo compito istituzionale assunto. Sulla presunta inutilità dell'Ente Parco, evocata da Schittulli, si evita un confronto con il Presidente dimissionario graziandolo da una valutazione assai gravosa, osservando soltanto che sulla necessità delle aree protette sino ad oggi non è mai stato sollevato alcun dubbio; al contrario, pare di rammentare, che nel programma dell'attuale Governo fosse chiaramente indicata l'abolizione delle Province».
«L'insieme di queste motivazioni» conclude il Presidente dimissionario nella sua lettera «mi induce a dover responsabilmente rassegnare le dimissioni da Presidente della Comunità del Parco dell'Alta Murgia. Dimissioni, per quanto mi riguarda, irrevocabili, che invio a tutti i Sigg. Sindaci che leggono per conoscenza e che ringrazio per la fiducia riservatami. Rimetto il mandato nella speranza che questa realtà pugliese e quest'Ente si trasformi da fatto penalizzante per i cittadini e gli agricoltori, ad opportunità seria, guidata da addetti ai lavori, competenti e responsabili». In merito a ciò il Consiglio Direttivo risponde che «terminate le chiacchiere e le strumentalizzazioni ed avendo realizzato che la sua Presidenza non aveva né struttura altra rispetto a quella dell'Ente né ruolo operativo-decisionale, lo stesso Presidente, come peraltro annunciato già nella seduta della Comunità del 20 luglio scorso, ha ritenuto di porre fine alla sua esperienza in seno al Parco non essendo in grado di affrontare alcuno dei problemi dei quali pure la Comunità del Parco è stata investita a partire dall'elaborazione del Piano Pluriennale Economico e Sociale per finire ai pareri sullo Statuto dell'Ente, sul Regolamento del Parco e sul Piano per il Parco. Il Presidente della Provincia di Bari e della Comunità del Parco cerca di nascondere la propria "fuga" rivolgendo all'Ente la pretestuosa accusa di costituire un freno allo sviluppo (non meglio specificato) del territorio e del mondo agricolo. Anche in questo caso, purtroppo per lui, è facile dimostrare il contrario: dalle convenzioni stipulate dall'Ente con gli agricoltori per la buona gestione e la manutenzione del territorio, agli interventi di miglioramento ambientale in favore dei Comuni del Parco, alle campagne di educazione ambientale, all'avvio della realizzazione di centri visita, alla realizzazione di itinerari escursionistici e ciclabili, alla predisposizione dei fondamentali strumenti di gestione quali Piano per il Parco e Regolamento per il Parco: questo, e non solo, l'Ente ha prodotto in questi primi cinque anni di vita con la quasi totale assenza della Comunità del Parco. Al contrario le sue dimissioni appaiono finalizzate solo ad eludere la discussione, già concordata in seno alla Comunità del Parco, su argomenti ben più qualificanti di questa sterile polemica».
«La Comunità, infatti», così si conclude il documento del Consiglio Direttivo, «avrebbe dovuto esprimere il proprio parere sulla proposte di Piano per il Parco e di Regolamento del Parco che già da giugno scorso sono stati inviati al neo dimissionario Presidente. Invero, questi strumenti sono la sola risposta che gli agricoltori e gli operatori aspettavano e che continueranno ad attendere poiché nella prossima convocazione della Comunità del Parco del 27 settembre prossimo il dott. Schittulli ha ritenuto di inserire un unico punto all'ordine del giorno: le proprie dimissioni. Avremmo potuto esimerci dal proseguire la polemica sollevata da altri, se non fosse che la lettera di dimissioni del Presidente della Comunità del Parco, evocando strumentalmente la morte del Parroco di Longarone don Francesco Cassol, ridà fiato alla parte peggiore, per fortuna residuale, della popolazione murgiana: quella degli spietramenti inconsulti, quella dello spandimento criminale di rifiuti sui suoli agricoli, quella degli speculatori legati alle energie rinnovabili industriali e quella di laghi e di laghetti collinari artificiali con annesse torri eoliche mai entrati in funzione e posizionati accanto al castello del Garagnone in spregio alla natura ed al paesaggio».