Territorio
La Banca Cooperativa Agraria, 137 anni e non li dimostra
“La Banca noste”, oggi Banca popolare di Puglia e Basilicata, festeggia il 1° gennaio
Gravina - domenica 1 dicembre 2019
10.41
La Banca Cooperativa Agraria, sorta per volere di Michelangelo Calderoni Martini, il prossimo 1° gennaio, festeggerà e celebrerà i suoi 137 anni di vita, nonostante i cambi dei nomi e delle ragioni sociali che ne hanno caratterizzato fusioni ed innovazioni, passando a chiamarsi Banca Popolare della Murgia prima e Banca Popolare di Puglia e Basilicata dopo e ancora attualmente.
137 anni e non li dimostra, una festa, una ricorrenza, un compleanno a conferma che la vecchiaia e il tempo, se lasciano il segno delle e con le loro rughe, non significa che non possano o non sappiano o non debbano saper esprimere tutta la loro vivacità e freschezza di impegni e di azione.
137 anni per dire grazie a tutti coloro che si sono succeduti alla guida della benemerita istituzione, non tralasciando, tra gli altri, il Barone Ettore Pomarici Santomasi, Pasquale Calderoni Martini, fratello del fondatore, Emanuele D'Ecclesiis. Allargando i suoi orizzonti, alla ricerca di quelle che sono state le leggi di mercato e della concorrenza, la nostra vecchia banca, la "banca noste", come molti gravinesi amano chiamarla, non ha perso la sua identità di essere popolare, secondo lo spirito del suo fondatore.
Una banca dedita a favorire la crescita degli agricoltori, del settore agricolo, secondo la innata vocazione territoriale. Una istituzione che si è andata consolidando, nonostante venti favorevoli e sfavorevoli. Nonostante i campanilismi, gli egoismi, le controversie, le acredini aspre sempre in agguato. L'Istituto ha tenuto alta e dritta la sua barra, contro tutte le malaugurate previsioni, contro ogni ricorrente pessimismo, anche quando sembrava dovesse soccombere o anche quando, alcuni o molti, speravano di risucchiarla. Quella banca è ancora un fiore all'occhiello per la nostra città. E' un tesoro geloso a cui molti gravinesi ancora tengono, perché in essa si conservano i sudori e i risultati delle fatiche dei piccoli risparmiatori; di coloro che si sono fidati e sono cresciuti per consolidare l'economia nazionale e locale.
Michelangelo Calderoni Martini ebbe una intuizione geniale ed originale, che il tempo non ha scalfito, perché il suo messaggio è ancora valido. Presente ed operante. Concreto e generoso. Da questa ricorrenza, l'attuale dirigenza, ha da trarre lezioni di continuità, di perseveranza per non disattendere le volontà di chi volle una città ricca, operosa, intraprendente, coraggiosa e sempre all'avanguardia. Di chi volle un territorio senza confini, tanto è vero che le prime realtà extracittadine sorsero ad Irsina e a Poggiorsini
Le leggi sono cambiate, ma il tessuto connettivo di quella intelligente istituzione ha molto da esprimere. Far riemergere le migliori potenzialità racchiuse nello scrigno della sua storia è e deve essere opera meritoria e lodevole, intesa come segno di gratitudine, verso colui che fondò e dette vita ad un bene collettivo, di cui, però, non potette godere i frutti data la sua repentina morte avvenuta cinque anni dopo la nascita della sua creatura.
137 anni e non li dimostra, una festa, una ricorrenza, un compleanno a conferma che la vecchiaia e il tempo, se lasciano il segno delle e con le loro rughe, non significa che non possano o non sappiano o non debbano saper esprimere tutta la loro vivacità e freschezza di impegni e di azione.
137 anni per dire grazie a tutti coloro che si sono succeduti alla guida della benemerita istituzione, non tralasciando, tra gli altri, il Barone Ettore Pomarici Santomasi, Pasquale Calderoni Martini, fratello del fondatore, Emanuele D'Ecclesiis. Allargando i suoi orizzonti, alla ricerca di quelle che sono state le leggi di mercato e della concorrenza, la nostra vecchia banca, la "banca noste", come molti gravinesi amano chiamarla, non ha perso la sua identità di essere popolare, secondo lo spirito del suo fondatore.
Una banca dedita a favorire la crescita degli agricoltori, del settore agricolo, secondo la innata vocazione territoriale. Una istituzione che si è andata consolidando, nonostante venti favorevoli e sfavorevoli. Nonostante i campanilismi, gli egoismi, le controversie, le acredini aspre sempre in agguato. L'Istituto ha tenuto alta e dritta la sua barra, contro tutte le malaugurate previsioni, contro ogni ricorrente pessimismo, anche quando sembrava dovesse soccombere o anche quando, alcuni o molti, speravano di risucchiarla. Quella banca è ancora un fiore all'occhiello per la nostra città. E' un tesoro geloso a cui molti gravinesi ancora tengono, perché in essa si conservano i sudori e i risultati delle fatiche dei piccoli risparmiatori; di coloro che si sono fidati e sono cresciuti per consolidare l'economia nazionale e locale.
Michelangelo Calderoni Martini ebbe una intuizione geniale ed originale, che il tempo non ha scalfito, perché il suo messaggio è ancora valido. Presente ed operante. Concreto e generoso. Da questa ricorrenza, l'attuale dirigenza, ha da trarre lezioni di continuità, di perseveranza per non disattendere le volontà di chi volle una città ricca, operosa, intraprendente, coraggiosa e sempre all'avanguardia. Di chi volle un territorio senza confini, tanto è vero che le prime realtà extracittadine sorsero ad Irsina e a Poggiorsini
Le leggi sono cambiate, ma il tessuto connettivo di quella intelligente istituzione ha molto da esprimere. Far riemergere le migliori potenzialità racchiuse nello scrigno della sua storia è e deve essere opera meritoria e lodevole, intesa come segno di gratitudine, verso colui che fondò e dette vita ad un bene collettivo, di cui, però, non potette godere i frutti data la sua repentina morte avvenuta cinque anni dopo la nascita della sua creatura.