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La “Felicità” di Bevilacqua vince il premio Marchetti
Lo storico calabrese premiato alla terza edizione del premio letterario
Gravina - mercoledì 19 settembre 2018
"Il libro felicità di Italia restituisce speranza pubblica e privata, costringendo ad andare al di là dei quotidiani orrori della politica e a trovar futuro e rinascita in alcune "istituzioni" tradizionali e popolari che ancora mantegono coeso il tessuto nazionale: la musica, il cibo così buono, la tradizione artistica e culturale, il paesaggio nella sua straordinaria biodiversità, l'intelligenza creativa del nostro popolo meridionale".
Sono queste le ragioni che hanno spinto la giuria ad essegnare allo storico Pietro Bevilacqua, il premio per la terza edizione del concorso letterario dedicato ad Enzo Marchetti.
"Il mezzogiorno d'Italia risulta ricco in questo libro di quella ricchezza che secondo Cattaneo è fatta di intelligenza e di opera collettiva"- si legge nelle motivazioni al riconoscimento.
Si potrebbe parlare di terra di mezzo. Di catena di congiunzione, di cerniera tra diverse culture: quella mitteleuropea e quella mediterranea.
Questo è il sud: ricco di contraddizioni e di quella intelligenza creativa che lo contraddistingue.
Un sud spesso bistrattato, spesso stigmatizzato, oggetto di soprusi che ha saputo sempre trovare dentro di sé, dentro le proprie radici, la forza per rialzarsi e superare le difficoltà.
Un augurio ed un invito ottimistico, una speranza quella di Pietro Bevilacqua, che vede nel cibo, nel paesaggio, nelle città, nella vita associativa, nel recupero dell'agricoltura nella sua forma più autentica, tutte quelle caratteristiche che devono rappresentare una ricchezza e l'elemento di rinascita per il mezzogiorno, capace di racchiudere dentro la propria identità una molteplicità di esperienze.
Una vera interculturalità che rappresenta la forza e la sfida per il futuro. "Perché la pluralità è una ricchezza se diventa un corpo coeso"- ha sottolineato lo storico nel suo intervento.
Una felicità da conquistare, non riducibile ad una frivola, superficiale e qualunquistica considerazione, ma frutto di una attenta ed approfondita analisi scientifica: sociale, geografica, storica, etnografica, antropologica. Tanti i punti di incontro con il pensiero del Professor Marchetti, che non potevano passare inosservati.
Il fascino e l'amore per il mezzogiorno di Bevilacqua non sono sfuggiti a chi ha partecipato alla consegna del premi, presso la terrazza della fondazione Santomasi.
Tutti catturati dall'incedere lento del suo discorrere, ma efficace e ricco di puntualizzazioni da parte dello storico calabrese.
Gli interventi dei presenti hanno sottolineato le contraddizioni e la dicotomia tra infelicità e felicità, soprattutto qui nel mezzogiorno, ponendo l'accento sulla prima, come ha fatto il sociologo Onofrio Romano in una lucida disamina del rapporto complesso tra tradizione e modernità e nella necessità di ritrovare una coscienza collettiva del Sud; oppure come Franco Salcuni, che ha evidenziato come i due aspetti siano le facce di una stessa medaglia, che però può trovare nella capacità di produrre nuovi modelli culturali, (creando commistione tra immigrati e popolazioni autoctone, per esempio) la sua forza rivoluzionaria.
"Perché il nostro compito è quello di andare verso il sud- ha sottolineato Laura Marchetti-. L'obiettivo è quello di ritrovare quella identità fedele alle proprie radici che, nel suo vagare, sia capace di incontrare l'altro".
Ecco la sfida culturale del terzo millennio: trovare quella necessaria congiunzione tra tradizione e modernità, che rispettando le istanze delle varie identità che compongono le moderne società, eviti al territorio, alle comunità in divenire, di subire ulteriori soprusi.
Ecco, allora, come uno scritto del 1982 del professor Marchetti, lungimirante studioso e politico, spesso incompreso, diventi di estrema attualità e possa rappresentare una chiave di lettura per indicare la strada da perseguire per la società contemporanea.
"In quella lotta per una identità del sud che lo salvasse dal sopruso, ma che nello stesso tempo lo rendesse aperto alle esperienze più avanzate della democrazia europea e della cultura mediterranea".
Sono queste le ragioni che hanno spinto la giuria ad essegnare allo storico Pietro Bevilacqua, il premio per la terza edizione del concorso letterario dedicato ad Enzo Marchetti.
"Il mezzogiorno d'Italia risulta ricco in questo libro di quella ricchezza che secondo Cattaneo è fatta di intelligenza e di opera collettiva"- si legge nelle motivazioni al riconoscimento.
Si potrebbe parlare di terra di mezzo. Di catena di congiunzione, di cerniera tra diverse culture: quella mitteleuropea e quella mediterranea.
Questo è il sud: ricco di contraddizioni e di quella intelligenza creativa che lo contraddistingue.
Un sud spesso bistrattato, spesso stigmatizzato, oggetto di soprusi che ha saputo sempre trovare dentro di sé, dentro le proprie radici, la forza per rialzarsi e superare le difficoltà.
Un augurio ed un invito ottimistico, una speranza quella di Pietro Bevilacqua, che vede nel cibo, nel paesaggio, nelle città, nella vita associativa, nel recupero dell'agricoltura nella sua forma più autentica, tutte quelle caratteristiche che devono rappresentare una ricchezza e l'elemento di rinascita per il mezzogiorno, capace di racchiudere dentro la propria identità una molteplicità di esperienze.
Una vera interculturalità che rappresenta la forza e la sfida per il futuro. "Perché la pluralità è una ricchezza se diventa un corpo coeso"- ha sottolineato lo storico nel suo intervento.
Una felicità da conquistare, non riducibile ad una frivola, superficiale e qualunquistica considerazione, ma frutto di una attenta ed approfondita analisi scientifica: sociale, geografica, storica, etnografica, antropologica. Tanti i punti di incontro con il pensiero del Professor Marchetti, che non potevano passare inosservati.
Il fascino e l'amore per il mezzogiorno di Bevilacqua non sono sfuggiti a chi ha partecipato alla consegna del premi, presso la terrazza della fondazione Santomasi.
Tutti catturati dall'incedere lento del suo discorrere, ma efficace e ricco di puntualizzazioni da parte dello storico calabrese.
Gli interventi dei presenti hanno sottolineato le contraddizioni e la dicotomia tra infelicità e felicità, soprattutto qui nel mezzogiorno, ponendo l'accento sulla prima, come ha fatto il sociologo Onofrio Romano in una lucida disamina del rapporto complesso tra tradizione e modernità e nella necessità di ritrovare una coscienza collettiva del Sud; oppure come Franco Salcuni, che ha evidenziato come i due aspetti siano le facce di una stessa medaglia, che però può trovare nella capacità di produrre nuovi modelli culturali, (creando commistione tra immigrati e popolazioni autoctone, per esempio) la sua forza rivoluzionaria.
"Perché il nostro compito è quello di andare verso il sud- ha sottolineato Laura Marchetti-. L'obiettivo è quello di ritrovare quella identità fedele alle proprie radici che, nel suo vagare, sia capace di incontrare l'altro".
Ecco la sfida culturale del terzo millennio: trovare quella necessaria congiunzione tra tradizione e modernità, che rispettando le istanze delle varie identità che compongono le moderne società, eviti al territorio, alle comunità in divenire, di subire ulteriori soprusi.
Ecco, allora, come uno scritto del 1982 del professor Marchetti, lungimirante studioso e politico, spesso incompreso, diventi di estrema attualità e possa rappresentare una chiave di lettura per indicare la strada da perseguire per la società contemporanea.
"In quella lotta per una identità del sud che lo salvasse dal sopruso, ma che nello stesso tempo lo rendesse aperto alle esperienze più avanzate della democrazia europea e della cultura mediterranea".