Territorio
La Fondazione Santomasi in giro per il mondo
Tante le opere esposte nelle più grandi gallerie internazionali. "Uno scrigno di cose preziose"
Gravina - lunedì 7 febbraio 2011
Il suo Presidente ama definirla "Uno scrigno di cose preziose" e, difatti, basta fare un giro nei saloni della Fondazione per capire quanto sia appropriata la definizione del Presidente Giglio. Una dichiarazione condivisa anche da tante altre agenzie di tutto il mondo che quotidianamente chiedono all'Ente gravinese prestiti di opere d'arte da esporre nei musei. Tante le sezioni in cui la Fondazione è suddivisa e tanti sono i pezzi unici che può vantare come, ad esempio, l'uniforme da ufficiale dall'esercito borbonico attualmente esposta nella mostra "Volturno 1860-L'ultima battaglia dei Mille" presso la Reggia di Caserta. Sicuramente il prestito che ha suscitato più clamore e che desta motivo d'orgoglio, resta quello fatto al Museo nazionale di Tokyo dove, nell'ambito della mostra "La Scienza e la tecnologia in Italia dal Rinascimento a oggi", han trovato posto le Allegorie dei 4 continenti di Saverio Persico che sono state ammirate dai grandi scienziati di tutto il mondo tra cui gli italiani Antonio Zichichi, Rita Levi Montalcini, Renato Dulbecco e Carlo Rubbia. Ma la sezione che attira maggiore attenzione è sicuramente quella archeologica che racchiude tra le sue opere molti reperti di pregio tra cui una bambolina snodabile del V sec. a.C. in terracotta che attualmente si trova nel castello federiciano di Gioia del Colle nella mostra "Battiti d'ali" ed un cratere di rara bellezza che ancora oggi è esposto a Bari presso il Palazzo Simi nella mostra "Agamennone e gli altri- Gli Eroi di Omero nella cultura della Magna Grecia". L'antico palazzo Pomarici Santomasi, non è solo un museo ma ha fatto anche da palcoscenico nella fiction, trasmessa dalla Rai lo scorso inverno, dedicata a Giuseppe Di Vittorio, oltre ad aver prestato alcuni suoi beni alle produzioni cinematografiche che scelgono il nostro territorio come set cinematografico, tra cui "La Carlo D'Ursi Produzione" a cui sono state prestate delle armi d'epoca per una fiction su Giuseppe Di Vagno intitolata "Lutto di civiltà". E sono ancora tanti i tesori che la Fondazione potrebbe mettere in mostra e le possibilità culturali e turistiche che potrebbe sfoggiare, se solo questa città imparasse ad amarla e a custodirla come uno portagioie.