Eventi
La Fondazione Santomasi omaggia Cesare Brandi
Intitolazione sala degli Affreschi della Fondazione
Gravina - venerdì 17 settembre 2021
11.00 Comunicato Stampa
Nell'ambito delle celebrazioni centenarie della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, un doveroso omaggio a Cesare Brandi, autore del testo Pellegrino di Puglia, grazie al quale fece conoscere la Puglia e Gravina in Italia e nel mondo; "salvatore" degli affreschi bizantineggianti, originariamente ubicati presso la chiesa di San Vito Vecchio, ma, attualmente, presso la sede dell'Ente, è sembrato, sia pure a distanza di anni, un segno tangibile di gratitudine.
Cesare Brandi, fondatore, nel 1939 e primo Direttore dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma fino al 1959, viaggiatore instancabile, eclettico ed originale studioso del patrimonio ipogeico, ebbe il coraggio di adottare la tecnica dello strappo e stacco a massello degli affreschi, delle opere murarie dai siti originari, precari, a siti più sicuri. Non solo per sottrarli all'usura del tempo, ai danneggiamenti materiali e ai trafugamenti per opera di trafficanti d'arte, ma in grado di affidare a un futuro più duraturo la loro "consistenza materiale", luogo della manifestazione dell'immagine e garanzia della sua ricezione nella duplice polarità storico-estetica. Tenne saldo questo assunto come imperativo, contro, anche, il parere di molti del mondo scientifico ed accademico. I detrattori, infatti, diffidavano, prendendo le distanze, dal procedimento a causa soprattutto del "depauperamento arbitrario", tesi sostenuta da Giulio Carlo Argan, dei contesti originali, spogliati spesso irreversibilmente dei propri cicli pittorici. Brandi, incurante delle critiche, anche le più feroci, ma supportato dal giudizio della stragrande maggioranza dei tecnici, conservatori e storici dell'arte dell'epoca: Roberto Longhi, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Lionello Venturi, Ugo Procacci, che lo stacco o lo strappo fossero gli unici metodi da impiegare, anche preventivamente, per preservare gli affreschi dei grandi maestri italiani ai posteri, sostenne fino in fondo la sua tesi, tanto che la storia gli ha dato ragione. Pertanto, procedette allo stacco dal sito originario, anche dei nostri tesori pittorici.
Perciò si deve a lui, se, oggi, la nostra città, è fiera ed orgogliosa di poter far fruire a chiunque, opere d'arte di pregevole valore, destinate, con ogni probabilità, alla distruzione e alla scomparsa dal nostro patrimonio artistico. Il Consiglio d'Amministrazione della Fondazione, pertanto, memore di questa benefica e salvifica opera antesignana, se non, addirittura, "profetica", e per trasmettere alle future generazioni, le radici della nostra storia, attraversata da periodi luminosi, se solo si pensa che dopo il recupero e il restauro i nostri affreschi viaggiarono per Bruxelles, durante l'Expo del 1958, per Roma, il 1959, presso i Mercati Traianei e ad Atene, il 1964, per la Mostra dell'Arte Bizantina, per trovare la loro definitiva dimora, il 1967, ove attualmente si trovano, deliberò che la Sala Affreschi fosse intitolata a Cesare Brandi.
Per dare seguito a quel deliberato, domani alle ore 19.00, presso la Sala Convegni, in via del Museo, 10, nel rispetto delle vigenti norme anticovid: distanziamento, mascherina e grenn pass, si svolgerà la cerimonia di intitolazione. Per i saluti istituzionali interverranno: il Sindaco Dott. Alesio Valente; il Presidente della Fondazione dott. Mario Burdi. In video chiamata, interverrà, per un saluto, il dott. Vittorio Rubiu Brandi, figlio di Cesare Brandi. Relazioni e testimonianze sull'opera meritoria di Brandi saranno presentate ed illustrate dal Dott. Giuseppe Fabretti, Direttore del Laboratorio di Diagnostica dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma; dal Professore Luca Ciancabilla, Docente presso Alma Mater Studiorum di Bologna, Dipartimento Beni Culturali e, infine, dal Professore Aldo Perrone, Presidente dell'Associazione Culturale "Gruppo Taranto" e amico personale di Cesare Brandi. Introdurrà e coordinerà il giornalista Giuseppe Massari.
Cesare Brandi, fondatore, nel 1939 e primo Direttore dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma fino al 1959, viaggiatore instancabile, eclettico ed originale studioso del patrimonio ipogeico, ebbe il coraggio di adottare la tecnica dello strappo e stacco a massello degli affreschi, delle opere murarie dai siti originari, precari, a siti più sicuri. Non solo per sottrarli all'usura del tempo, ai danneggiamenti materiali e ai trafugamenti per opera di trafficanti d'arte, ma in grado di affidare a un futuro più duraturo la loro "consistenza materiale", luogo della manifestazione dell'immagine e garanzia della sua ricezione nella duplice polarità storico-estetica. Tenne saldo questo assunto come imperativo, contro, anche, il parere di molti del mondo scientifico ed accademico. I detrattori, infatti, diffidavano, prendendo le distanze, dal procedimento a causa soprattutto del "depauperamento arbitrario", tesi sostenuta da Giulio Carlo Argan, dei contesti originali, spogliati spesso irreversibilmente dei propri cicli pittorici. Brandi, incurante delle critiche, anche le più feroci, ma supportato dal giudizio della stragrande maggioranza dei tecnici, conservatori e storici dell'arte dell'epoca: Roberto Longhi, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Lionello Venturi, Ugo Procacci, che lo stacco o lo strappo fossero gli unici metodi da impiegare, anche preventivamente, per preservare gli affreschi dei grandi maestri italiani ai posteri, sostenne fino in fondo la sua tesi, tanto che la storia gli ha dato ragione. Pertanto, procedette allo stacco dal sito originario, anche dei nostri tesori pittorici.
Perciò si deve a lui, se, oggi, la nostra città, è fiera ed orgogliosa di poter far fruire a chiunque, opere d'arte di pregevole valore, destinate, con ogni probabilità, alla distruzione e alla scomparsa dal nostro patrimonio artistico. Il Consiglio d'Amministrazione della Fondazione, pertanto, memore di questa benefica e salvifica opera antesignana, se non, addirittura, "profetica", e per trasmettere alle future generazioni, le radici della nostra storia, attraversata da periodi luminosi, se solo si pensa che dopo il recupero e il restauro i nostri affreschi viaggiarono per Bruxelles, durante l'Expo del 1958, per Roma, il 1959, presso i Mercati Traianei e ad Atene, il 1964, per la Mostra dell'Arte Bizantina, per trovare la loro definitiva dimora, il 1967, ove attualmente si trovano, deliberò che la Sala Affreschi fosse intitolata a Cesare Brandi.
Per dare seguito a quel deliberato, domani alle ore 19.00, presso la Sala Convegni, in via del Museo, 10, nel rispetto delle vigenti norme anticovid: distanziamento, mascherina e grenn pass, si svolgerà la cerimonia di intitolazione. Per i saluti istituzionali interverranno: il Sindaco Dott. Alesio Valente; il Presidente della Fondazione dott. Mario Burdi. In video chiamata, interverrà, per un saluto, il dott. Vittorio Rubiu Brandi, figlio di Cesare Brandi. Relazioni e testimonianze sull'opera meritoria di Brandi saranno presentate ed illustrate dal Dott. Giuseppe Fabretti, Direttore del Laboratorio di Diagnostica dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma; dal Professore Luca Ciancabilla, Docente presso Alma Mater Studiorum di Bologna, Dipartimento Beni Culturali e, infine, dal Professore Aldo Perrone, Presidente dell'Associazione Culturale "Gruppo Taranto" e amico personale di Cesare Brandi. Introdurrà e coordinerà il giornalista Giuseppe Massari.