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Cronaca

La Procura chiede il rinvio a giudizio per due dipendenti comunali

Sono accusati di abuso d'ufficio. Avrebbero operato forzature per il rilascio di un permesso a costruire.

Una nuova bufera giudiziaria s'abbatte sulla macchina burocratica comunale.

La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per due dipendenti del Municipio ed altre tre persone nell'ambito di un'inchiesta nata in ordine alle presunte irregolarità da cui sarebbe stato viziato un permesso a costruire rilasciato dagli uffici dell'ente nel 2008. Le indagini, coordinate dal pm Luciana Silvestris, si sono concluse con la richiesta di processo e la definizione dei capi di imputazione. Già fissata (per ottobre) l'udienza preliminare: in quella sede sarà il gip Antonio Diella a decidere il destino degli imputati. Tra loro figurano anche i funzionari municipali Angela Varvara e Domenico Turturo, che secondo l'accusa, nell'esercizio delle rispettive funzioni (la prima in qualità di responsabile del servizio di pianificazione urbanistica ed edilizia del Comune, il secondo quale tecnico incaricato dell'istruttoria), "mediante il rilascio illegittimo del permesso di costruire procuravano intenzionalmente al richiedente l'ingiusto vantaggio patrimoniale alla possibilità edificatoria ad alla effettiva realizzazione di un manufatto edilizio" in zona B4. Permesso successivamente revocato dal Comune in via di autotutela, con provvedimento a firma dell'attuale dirigente dell'Utc, Michele Stasi.

Secondo la ricostruzione della Procura, Varvara e Turturo con il loro operato avrebbero dato modo agli interessati di realizzare un immobile "esorbitante per altezza, cubatura ed indice di fabbricabilità fondiaria rispetto a quanto prescritto dagli strumenti urbanistici per la zona B4". Una cubatura eccessiva che avrebbe prima invaso le fasce di rispetto della viabilità stradale e poi le proprietà delle famiglie contermini. A trarne vantaggio il proprietario dell'immobile beneficiario del permesso, Gaetano Scalese. Accusato, insieme al progettista Giuseppe Fortunato, sia di abuso edilizio per aver realizzato "un manufatto in totale difformità dai titoli abitativi", sia di falso, "per aver presentato una documentazione non conforme allo stato dei luoghi, che avrebbe indotto in errore i due tecnici comunali". Dovrà rispondere invece solo di abusi edilizi il titolare dell'impresa chiamata a realizzare l'opera, Saverio Garofalo.

I cinque, che sin qui si sono protestati innocenti e che tali dovranno essere considerati fino ad eventuale sentenza definitiva, sono difesi da un collegio difensivo del quale fanno parte gli avvocati Maria Gurrado, Carlo Mindicini, Filippo Zagariello, Rino Vendola.

Tra le persone offese pure il Comune di Gravina, che potrebbe ora (o al più tardi entro l'apertura della fase dibattimentale) costituirsi parte civile anche contro i propri dipendenti, per ottenere, in caso di condanna, il ristoro di ogni danno, compreso quello d'immagine.
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