Territorio
La provenienza delle polveri sottili non è più un mistero!
La Puglia dà i natali al criterio per individuarne l’origine. Un caso internazionale nel mondo della ricerca
Gravina - giovedì 2 dicembre 2010
17.43
Viene svelato per la prima volta da una ricerca finanziata dalla Regione Puglia il mistero delle provenienza delle polveri fini, e potrebbe risolvere una volta per tutte il problema della multe comminate dall'UE per il superamento del livello massimo di polveri. Le Regioni che superano il livello massimo di polveri fini consentito dalle direttive comunitarie sono soggette infatti ad una multa da parte dell'UE pari a circa 10mila euro al giorno.
E qui entra in gioco la ricerca pugliese che ha sviluppato strumenti e metodi per capire l'origine delle particelle, se sono locali o se provengono dall'estero. Questo ci permette, tra l'altro, di fornire all'UE le prove richieste per ridurre le infrazioni.
Pochi fino ad oggi infatti i tentativi di individuare tra le particelle quelle provenienti, ad esempio, dall'Africa. Il prototipo realizzato dai ricercatori adesso si trova a Bari nel Dipartimento di Chimica ed è già richiestissimo da varie regioni italiane per misurare le polveri. Adesso è in partenza per Taranto dove avrà il compito di svelare la provenienza del benzoapirene. Riuscire ad identificare l'origine delle polveri è un dato fondamentale perché è la provenienza e non il peso a determinare la pericolosità di queste particelle; se le polveri fini provengono dal traffico, sono leggerissime ma pericolosissime per la salute, se invece sono arrivate fino a noi dal deserto del Sahara sono pesanti ma non nocive. Una differenza sostanziale, da un lato per la lotta all'inquinamento, dall'altro per i risvolti economici che implica.
Spiegano i ricercatori - a Milano le polveri prodotte dal traffico restano lì, come imprigionate in una piccola scatola. Il nostro territorio invece ha capacità disperdenti migliori perché c'è vento, sole, scambi di calore terra-aria. Ecco perché in Puglia siamo più soggetti agli eventi transfrontalieri cioè ad apporti di polveri da altre parti del mondo. Provengono dal Sahara e dal Nord Est dell'Europa, però per fortuna non sono così pericolose come quelle prodotte dal traffico".
Gli esiti di questo progetto – ha detto la Vice Presidente della Regione Puglia e Assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone – rappresentano un binomio vincente su cui abbiamo puntato: ricerca e giovani. In questo progetto vediamo all'opera un team di 23 ricercatori (più due docenti) con un'età media di trent'anni, per la maggior parte donne, che volano davvero alto per qualità delle idee e per la carica innovativa del loro approccio alla soluzione dei problemi. A questi giovani cervelli abbiamo fornito gli strumenti per alzare il livello di competitività della Puglia, valorizzando attraverso le loro idee, il nostro stesso territorio.
E qui entra in gioco la ricerca pugliese che ha sviluppato strumenti e metodi per capire l'origine delle particelle, se sono locali o se provengono dall'estero. Questo ci permette, tra l'altro, di fornire all'UE le prove richieste per ridurre le infrazioni.
Pochi fino ad oggi infatti i tentativi di individuare tra le particelle quelle provenienti, ad esempio, dall'Africa. Il prototipo realizzato dai ricercatori adesso si trova a Bari nel Dipartimento di Chimica ed è già richiestissimo da varie regioni italiane per misurare le polveri. Adesso è in partenza per Taranto dove avrà il compito di svelare la provenienza del benzoapirene. Riuscire ad identificare l'origine delle polveri è un dato fondamentale perché è la provenienza e non il peso a determinare la pericolosità di queste particelle; se le polveri fini provengono dal traffico, sono leggerissime ma pericolosissime per la salute, se invece sono arrivate fino a noi dal deserto del Sahara sono pesanti ma non nocive. Una differenza sostanziale, da un lato per la lotta all'inquinamento, dall'altro per i risvolti economici che implica.
Spiegano i ricercatori - a Milano le polveri prodotte dal traffico restano lì, come imprigionate in una piccola scatola. Il nostro territorio invece ha capacità disperdenti migliori perché c'è vento, sole, scambi di calore terra-aria. Ecco perché in Puglia siamo più soggetti agli eventi transfrontalieri cioè ad apporti di polveri da altre parti del mondo. Provengono dal Sahara e dal Nord Est dell'Europa, però per fortuna non sono così pericolose come quelle prodotte dal traffico".
Gli esiti di questo progetto – ha detto la Vice Presidente della Regione Puglia e Assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone – rappresentano un binomio vincente su cui abbiamo puntato: ricerca e giovani. In questo progetto vediamo all'opera un team di 23 ricercatori (più due docenti) con un'età media di trent'anni, per la maggior parte donne, che volano davvero alto per qualità delle idee e per la carica innovativa del loro approccio alla soluzione dei problemi. A questi giovani cervelli abbiamo fornito gli strumenti per alzare il livello di competitività della Puglia, valorizzando attraverso le loro idee, il nostro stesso territorio.