GravinaLife
Lavorare in rete per lo sviluppo del territorio
Perché a Gravina non funziona. Possibile una svolta?
Gravina - lunedì 1 ottobre 2012
12.20
Risale al 28 ottobre 2011 il primo incontro organizzato da Francesco Massari, responsabile dell'ufficio di Informazione e accoglienza turistica di Gravina (Iat), per la realizzazione di un progetto turistico di rete tra le varie associazioni collegate ai siti di rilevanza storica gravinese in collaborazione con GravinaLife.
A quel tempo, il Comune era commissariato. Tuttavia, benché non vi fosse per l'ufficio Iat possibilità di ricevere fondi, il suo responsabile non perde la voglia di mettersi in gioco per lo sviluppo turistico del territorio. Massari si preoccupa così di coinvolgere tutte le associazioni e gli enti che svolgono attività turistiche in città e invita loro a prender parte a degli incontri durante i quali ognuno fa una breve cronistoria delle proprie attività e presenta i progetti in essere e quelli in divenire. Così, si ritrovano seduti attorno ad uno stesso tavolo, oltre a Massari, Agostino Giglio, presidente della Fondazione "Santomasi"; Piero Amendolara, presidente dell'associazione "Benedetto XIII"; Marisa D'Agostino, presidente dell'associazione "Amici della Fondazione"; Michele Parisi, presidente dell'associazione "Gravina sotterranea" ed il direttore di Gravinalife, Francesco Dipalo.
Un tavolo di concertazione turistica con individui che non si erano mai confrontati su un tema a loro caro, ovvero la promozione di un'immagine unitaria dell'offerta turistica locale e la sua commercializzazione. Tutte personalità che, se in un primo momento avevano raggiunto l'accordo di avere una propria specificità nella rete scegliendo come coordinamento e referente della stessa lo Iat ed avevano persino elaborato un protocollo di intesa per la costituzione di una rete operativa volta allo sviluppo turistico della città, in un secondo momento, forse per la constatazione concreta della mancanza di liquidità immediata, forse per mancanza di credo nel progetto per tanti molto ambizioso, si sono tirate indietro.
Resta il dubbio: possibile che gli sforzi compiuti da Massari e l'iniziale volontà di tutti si siano volatilizzati? Perché non si cerca di unirsi pur senza rinunciare alla propria individualità? Occorre forse l'impulso della nuova amministrazione per rimettere in moto la macchina organizzativa?
A quel tempo, il Comune era commissariato. Tuttavia, benché non vi fosse per l'ufficio Iat possibilità di ricevere fondi, il suo responsabile non perde la voglia di mettersi in gioco per lo sviluppo turistico del territorio. Massari si preoccupa così di coinvolgere tutte le associazioni e gli enti che svolgono attività turistiche in città e invita loro a prender parte a degli incontri durante i quali ognuno fa una breve cronistoria delle proprie attività e presenta i progetti in essere e quelli in divenire. Così, si ritrovano seduti attorno ad uno stesso tavolo, oltre a Massari, Agostino Giglio, presidente della Fondazione "Santomasi"; Piero Amendolara, presidente dell'associazione "Benedetto XIII"; Marisa D'Agostino, presidente dell'associazione "Amici della Fondazione"; Michele Parisi, presidente dell'associazione "Gravina sotterranea" ed il direttore di Gravinalife, Francesco Dipalo.
Un tavolo di concertazione turistica con individui che non si erano mai confrontati su un tema a loro caro, ovvero la promozione di un'immagine unitaria dell'offerta turistica locale e la sua commercializzazione. Tutte personalità che, se in un primo momento avevano raggiunto l'accordo di avere una propria specificità nella rete scegliendo come coordinamento e referente della stessa lo Iat ed avevano persino elaborato un protocollo di intesa per la costituzione di una rete operativa volta allo sviluppo turistico della città, in un secondo momento, forse per la constatazione concreta della mancanza di liquidità immediata, forse per mancanza di credo nel progetto per tanti molto ambizioso, si sono tirate indietro.
Resta il dubbio: possibile che gli sforzi compiuti da Massari e l'iniziale volontà di tutti si siano volatilizzati? Perché non si cerca di unirsi pur senza rinunciare alla propria individualità? Occorre forse l'impulso della nuova amministrazione per rimettere in moto la macchina organizzativa?