Scuola e Università
“Le(g)ali al sud - In Comune… per il bene comune” giunge a termine
I ragazzi delle classi III hanno incontrato l’avv. Cobianchi di “Libera”. "Noi siamo lo Stato", le parole di Cobianchi
Gravina - venerdì 1 giugno 2012
19.45
Si è concluso nei giorni scorsi il progetto "Le(g)ali al sud - In Comune… per il bene comune", un percorso di educazione alla legalità e alla convivenza democratica che ha coinvolto circa 30 studenti delle classi III della scuola secondaria di I grado "E.P. Santomasi" in un progetto in rete con altre 4 scuole di Gravina, quali il I Circolo "San Giovanni Bosco", il II Circolo "Don Saverio Valerio", il IV Circolo "Tommaso Fiore" e l'Istituto Comprensivo "Benedetto XIII".
Grazie al progetto di durata biennale, i ragazzi hanno avuto modo di scoprire i meccanismi fondamentali della vita democratica, mettendo in pratica quanto appresso attraverso l'insediamento del consiglio comunale dei ragazzi e l'elezione del sindaco dei ragazzi.
Dopo questa esperienza di cui i ragazzi hanno beneficiato nel mese di marzo, nei giorni scorsi, gli studenti hanno avuto la possibilità di ascoltare una testimonianza viva di legalità da parte dell'avv. Alessandro Cobianchi, responsabile regionale dell'associazione Libera, da sempre impegnata in prima linea nella lotta a tutte le mafie.
L'avv. Cobianchi ha, fin dalle prime battute, provocato i ragazzi a riflettere sul vero volto delle mafie in Italia, sui loro traffici illeciti e sui danni considerevoli che apportano alla società e all'economia italiana. Egli, a più riprese, ha mostrato il tratto violento di queste organizzazioni criminali, sfatando molti luoghi comuni trasmessi nell'immaginario collettivo da fiction televisive di dubbia utilità. Il mafioso non è più un uomo con coppola e lupara, ma oggi è principalmente un uomo che fa affari in tutto il mondo. Ormai la gran parte degli affari delle mafie non è più concentrata nelle regioni meridionali, ma proprio nelle ricche regioni del centro e del nord dell'Italia; lo testimoniano gli innumerevoli beni sequestrati alle mafie in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
L'avv. Cobianchi ha poi ricordato l'estremo sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino, il loro esempio di fedeltà a servizio dello Stato. Ha spiegato ai ragazzi l'importanza dei sequestri dei beni sottratti alle mafie e di un loro riutilizzo a fini sociali: ha presentato, a tal proposito, ai ragazzi la figura di Pio La Torre, sindacalista e deputato siciliano che nel 1982, insieme all'onorevole Virginio Rognoni, si fece promotore della storica legge, che porta il loro nome, che introduceva il reato di associazione mafiosa e di una norma che prevedeva la confisca dei beni dei mafiosi, legge approvata dal Parlamento italiano 14 anni dopo, nel 1996, grazie al forte impegno dell'associazione "Libera". Un impegno chiaro e netto a favore della legalità e degli ultimi quello di Pio La Torre, un impegno che gli costò la vita.
Stimolato dalle domande dei ragazzi, il Responsabile di Libera ha invitato i ragazzi a non abbassare mai la guardia contro le mafie, perché proprio quando appaiono silenti, solo perché non commettono omicidi eclatanti, proprio allora stanno concludendo i loro affari migliori. Ha invitato i ragazzi a sostenere i servitori dello Stato, i giudici, le forze dell'ordine, ma ha detto chiaramente che questo non basta. Le mafie possono essere vinte solo se tutti i cittadini decidono di partecipare in prima persona alla battaglia tra lo Stato e le organizzazioni criminali.
Grazie al progetto di durata biennale, i ragazzi hanno avuto modo di scoprire i meccanismi fondamentali della vita democratica, mettendo in pratica quanto appresso attraverso l'insediamento del consiglio comunale dei ragazzi e l'elezione del sindaco dei ragazzi.
Dopo questa esperienza di cui i ragazzi hanno beneficiato nel mese di marzo, nei giorni scorsi, gli studenti hanno avuto la possibilità di ascoltare una testimonianza viva di legalità da parte dell'avv. Alessandro Cobianchi, responsabile regionale dell'associazione Libera, da sempre impegnata in prima linea nella lotta a tutte le mafie.
L'avv. Cobianchi ha, fin dalle prime battute, provocato i ragazzi a riflettere sul vero volto delle mafie in Italia, sui loro traffici illeciti e sui danni considerevoli che apportano alla società e all'economia italiana. Egli, a più riprese, ha mostrato il tratto violento di queste organizzazioni criminali, sfatando molti luoghi comuni trasmessi nell'immaginario collettivo da fiction televisive di dubbia utilità. Il mafioso non è più un uomo con coppola e lupara, ma oggi è principalmente un uomo che fa affari in tutto il mondo. Ormai la gran parte degli affari delle mafie non è più concentrata nelle regioni meridionali, ma proprio nelle ricche regioni del centro e del nord dell'Italia; lo testimoniano gli innumerevoli beni sequestrati alle mafie in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
L'avv. Cobianchi ha poi ricordato l'estremo sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino, il loro esempio di fedeltà a servizio dello Stato. Ha spiegato ai ragazzi l'importanza dei sequestri dei beni sottratti alle mafie e di un loro riutilizzo a fini sociali: ha presentato, a tal proposito, ai ragazzi la figura di Pio La Torre, sindacalista e deputato siciliano che nel 1982, insieme all'onorevole Virginio Rognoni, si fece promotore della storica legge, che porta il loro nome, che introduceva il reato di associazione mafiosa e di una norma che prevedeva la confisca dei beni dei mafiosi, legge approvata dal Parlamento italiano 14 anni dopo, nel 1996, grazie al forte impegno dell'associazione "Libera". Un impegno chiaro e netto a favore della legalità e degli ultimi quello di Pio La Torre, un impegno che gli costò la vita.
Stimolato dalle domande dei ragazzi, il Responsabile di Libera ha invitato i ragazzi a non abbassare mai la guardia contro le mafie, perché proprio quando appaiono silenti, solo perché non commettono omicidi eclatanti, proprio allora stanno concludendo i loro affari migliori. Ha invitato i ragazzi a sostenere i servitori dello Stato, i giudici, le forze dell'ordine, ma ha detto chiaramente che questo non basta. Le mafie possono essere vinte solo se tutti i cittadini decidono di partecipare in prima persona alla battaglia tra lo Stato e le organizzazioni criminali.