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Politica

Lettera aperta a Giovanni Divella

Peppino Casareale

Caro Giovanni,

non so se la mia lettera sarà capace di porre fine ad una vicenda politica che ha assunto, ogni giorno di più, il sapore di un maltrattamento crudele ed impietoso ai danni della comunità gravinese.

Davvero non ci sono termini per qualificare un'azione politica messa in campo all'indomani delle scorse elezioni amministrative.

Per sgombrare il campo da sterili polemiche e da fumose dietrologie, sappi che non sarò il candidato sindaco di alcun schieramento politico, in occasione della prossima tornata elettorale.

La nausea, che mi ha preso, rispetto al senso della politica, intesa come passione civile per la crescita e lo sviluppo di una comunità, è talmente forte da impedirmi di assumere impegni e responsabilità future.

E tanto, pure in presenza di un risultato elettorale, conseguito alle ultime elezioni amministrative, semplicemente straordinario.

Con il sostegno di pochi coraggiosi, sono stato capace, in presenza di un bipolarismo sovrastante, di ottenere lo stesso risultato di altro candidato sindaco minore, che pure aveva il sostegno di forze politiche, sindacali e sociali di non poco conto.

E tuttavia, la mia sfida politica era quella di sconvolgere le coscienze ordinate di una comunità silente e pecorona.

Dunque, caro Giovanni, il tuo attuale interlocutore non è di quelli interessati alla tua successione.

Non è di quelli che hanno voglia di mestare nel torbido per raggiungere fini ed interessi personali.

E' semplicemente il moto di ribellione di un gravinese, che vive in una città dalle potenzialità straordinarie, e nel contempo, in una città, vittima di un incuria e di un'indifferenza decisamente mostruose.

La situazione non mi turba particolarmente, giacchè era stata da me ampiamente preventivata.

Ciò che mi fa specie, è l'insensibilità di un uomo maturo, di un professionista affermato, di un padre di famiglia, di un cittadino gravinese, che di fronte alla deriva di una classe politica incapace e pasticciona, continua imperterrito a prestare la sua faccia ed il suo buon nome.

Non riesco a capire perché di fronte ad una situazione, che sta assumendo i contorni dell'emergenza e della disfatta, non si ponga freno e rimedio con un atto responsabile e dignitoso: le dimissioni.

Certo, le tue dimissioni non potranno garantire un futuro quadro politico all'altezza della situazione.

Non avrai la certezza che la nostra città sarà guidata dai nostri uomini migliori.

E tuttavia, c'è un tempo della nostra vita, che ci impone delle scelte adeguate ai tempi ed alle situazioni correnti.

Ecco, in questo contesto di confusione politica, di egoismi sfrenati, di personalismi vaneggianti, di affaristi galoppanti, non si può rimanere penosamente in sella, facendo finta di nulla.

Se è vero che ogni comunità si merita la classe dirigente che la governa, è altrettanto vero che non si può prestare il fianco all'assenza della politica.

Vivere in una città morta non ci fa onore.

Vivere in una città, che si sta portando alla morte, non ci potrà mai essere perdonato dai nostri figli.

Ti prego, Giovanni, dimettiti.

Favorisci l'arrivo di un Commissario Prefettizio, che possa pretendere pieni poteri per questa città.

Una città, che non è capace di scegliere i suoi amministratori migliori deve essere governata, per il suo bene e per il bene dei cittadini onesti, da una persona che non sia figlio di questa comunità, lontano dagli interessi e dalle pressioni di pochi uomini, che hanno le mani sulla città.

Che Iddio te la mandi buona.

Un caro ed affettuoso saluto.
Peppino Casareale


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