Politica
GravinainMovimento chiede lo sblocco delle C3
Un’occasione di sviluppo. Lettera alla città
Gravina - lunedì 4 luglio 2011
16.26
La lettera con cui Sua Eccellenza Mons. Paciello invita i politici della nostra città a fare quanto necessario per dare una risposta concreta per la risoluzione della vicenda del comparto C3.4.della Zona Epitaffio, rappresenta l'occasione per fare alcune riflessioni e considerazioni sulle zone omogenee di tipo C3 del nostro territorio.
Ma prima è opportuno, per consentire a tutti di capire la reale portata del problema di tutte le C3, ripercorrere sinteticamente la storia che nasce nel 1998 con la delibera n. 13 "Attuazione PRG. Indirizzi generali. Determinazioni."
Con questa delibera il Consiglio Comunale approvava il trasferimento della volumetria di proprietà comunale, concentrata in Iazzo dei Preti e non utilizzabile, in favore delle zone omogenee di tipo C3 (caratterizzate da un indice di fabbricabilità territoriale molto basso, che, secondo le valutazioni dell'allora Amministrazione, non avrebbe consentito l'urbanizzazione e l'edificazione, con conseguente aumento dell'abusivismo), elevando, così, l' indice di fabbricabilità territoriale e portandolo da 0,65 mc/mq a circa 1,4 mc/mq.
Questo trasferimento non era previsto a costo zero, ma sarebbe stato compensato con la cessione da parte dei proprietari di aree da destinare ad Edilizia Residenziale Pubblica (E.R.P.) e/o con la realizzazione di maggiori opere di urbanizzazione.
Tutto quanto innanzi esposto doveva passare attraverso una procedura complessa che prevedeva, dapprima, la suddivisione dei Comparti di zone omogenee in sub–comparti, quindi la richiesta di lottizzazione da parte dei privati accompagnata da atto di impegno e infine l'approvazione della Variante mediante l'istituto dell'accordo di programma.
Con delibera n. 6 del 23/02/2001 il Consiglio Comunale, a seguito delle richieste pervenute di applicazione della delibera 13/1998 e considerata la complessità del procedimento in essa delineato, approvava la variante al P.R.G., per le zone di espansione di tipo C, e la delimitazione dei comparti di minimo intervento, più piccoli rispetto a quelli previsti, per consentire concretamente l'avvio della edificazione.
La variante prevede che per avvalersi dell'indice di fabbricabilità territoriale di 1,4 mc/mq, dopo la definitiva approvazione della stessa da parte della Regione, i privati debbano riunirsi in consorzio e presentare una lottizzazione estesa all'intero comparto considerato che:
- almeno il 50% della volumetria totale di tipo residenziale prevista nei singoli sub-comparti deve essere destinata all'E.R.P. La superficie fondiaria relativa ai lotti destinati all'E.R.P. sarà ceduta al Comune a titolo di compensazione della maggiore volumetria;
- i lottizzanti dovranno realizzare le opere di urbanizzazione primaria comprese quelle dei lotti destinati ad E.R.P.;
-la superficie fondiaria relativa ai lotti di E.R.P. sarà ceduta ai soggetti attuatori (fra l'altro si rammenta che per fattispecie di questo tenore è prevista, per legge, la procedura di Evidenza Pubblica … e non l'affidamento "ad personam"….) e egli oneri provenienti da tali cessioni serviranno alla realizzazione delle infrastrutture e degli standard.
Tuttavia viene fatto salvo il diritto, da parte di chi non volesse accedere all'aumento della volumetria, di edificare nei limiti volumetrici dello 0,65 mc/mq con le procedure e le modalità in vigore.
Gli atti relativi alla variante furono pubblicati, come per legge, per le eventuali osservazioni, rispetto alle quali il Comune controdedusse con delibera n. 47 del 31 luglio 2001.
Quindi le delibere e gli elaborati tecnici furono inoltrati alla Regione con nota comunale n. 22496 del 18/09/2001.
Il Settore Urbanistico Regionale con nota inviata solo il 20/12/2006 alla Direzione Assetto e Uso del Territorio del Comune di Gravina in Puglia ( a causa, anche, di note con cui il Comune di Gravina chiedeva di procastinare le verifiche istruttorie in sede regionale a seguito dell'approvazione in corso del Piano Quadro Tratturi rimesso con nota il 28/10/2003) rilevava quanto segue:
-una differenza non esplicitata e non motivata di superficie territoriale delle zone C3 ammontante a mq 28.560 e conseguente ulteriore carico insediativo aggiuntivo rispetto a quanto indicato negli atti e non valutato né computato con la Variante in esame ;
-la facoltà concessa, a chi non volesse accedere all'aumento dell'indice, di presentare progetti di lottizzazione in conformità agli indici e parametri previgenti comporta inopportune condizioni di incertezza giuridica circa le modalità di attuazione della strumentazione urbanistica generale;
-la mancata produzione di specifiche elaborazioni tecniche ai fini dell'acquisizione del parere paesaggistico ai sensi delle norme del P.U.T.T./P.;
-non conformità del Piano Quadro Tratturi alla sopravvenuta legge regionale del 23/12/2003 che disciplina le funzioni amministrative in materia di tratturi.
Alla luce di quanto rilevato il Settore Urbanistico Regionale richiedeva la integrazione degli atti da parte del Comune per ulteriori approfondimenti.
Come si evince da quanto premesso, le C3 a Gravina sono bloccate per inadempienze che si protraggono da anni; inoltre, sono passati 9 mesi da quando il Consiglio Comunale con la delibera n. 33 del 5/10/2010 si impegnava a proseguire l'iter avviato con Delibera del C.C. N. 6/2001.
Sono passati, quindi, cinque anni dalla richiesta di integrazioni da parte del Settore Urbanistico della Regione.
Ci chiediamo perché!
Cinque anni sono un tempo lunghissimo per dare risposte su un argomento studiato ed approvato 13 anni fa con la delibera del C.C. n. 13/98 e modificata successivamente con la delibera del C.C. n. 6/2001.
Sono, invece, straordinariamente lunghi quando bloccano lo sviluppo di un settore trainante della economia di una città.
Ci viene da pensare che forse nel 1998 si voleva far passare un provvedimento che apparentemente rispondeva alle richieste di sviluppo della città ma che invece rappresentava un ottimo argomento per compiere delle operazioni che altrimenti non avrebbero incontrato il favore dell'opinione pubblica.
Tuttavia, in questa sede, non si vuole fare dietrologia che , purtroppo è un esercizio (spesso a ragione) molto in voga nella nostra città.
GravinainMovimento chiede, in questo momento di crisi economica che molto sta pesando sul mondo del lavoro, un impegno straordinario da parte di tutti per lo sblocco definitivo delle zone di espansione omogenee C3.
Lo chiede alla maggioranza, ma anche all' opposizione, artefice con alcuni consiglieri che oggi siedono ancora in Consiglio Comunale, della approvazione di quelle delibere e responsabili per non averne seguito con interesse il loro iter nelle sedi regionali.
In un momento in cui il fenomeno della disoccupazione dilaga in quasi tutti i settori ed in particolare in quello edilizio a causa del rientro "costretto" di molti lavoratori edili che negli ultimi anni hanno lavorato al nord , il Comune non ha risorse per aiutare le famiglie, è doveroso impegnarsi per dare slancio all'economia locale.
Riteniamo che lo sblocco delle C3 :
-consentirebbe ai proprietari che si consorziano di poter finalmente vedere realizzarsi un sogno: quello della costruzione di una abitazione per loro e per i propri familiari ad un prezzo contenuto;
-consentirebbe alle cooperative edilizie di realizzare le abitazioni per i propri associati. Numerose sono le cooperative che negli ultimi 30 anni sono nate e si sono chiuse per la ottusità dei nostri amministratori che mai hanno privilegiato il settore dell'edilizia agevolata;
-si andrebbe a calmierare un mercato, quello immobiliare, che è drogato e fuori da qualsiasi logica di mercato: basta vedere quanti gravinesi si sono trasferiti ad Altamura per il sol fatto di poter comprare casa a prezzi più contenuti;
-si risponderebbe alle richieste di occupazione che viene dal mondo dei lavoratori del settore dell'edilizia;
-si andrebbero a rimpinguare le casse comunali grazie agli oneri accessori ed ai contributi di costruzione. Entrate che, per uno strano gioco del destino, potrebbero servire per far fronte alle eventuali richieste di risarcimento danni derivanti dalla cattiva gestione del comparto C3.4. ;
-si darebbe luogo ad un circolo virtuoso che solo il settore dell'edilizia è in grado di innescare: si darebbe lavoro al settore artigianale ( elettricisti , idraulici ecc..) e del commercio;
-si avrebbero evidenti ripercussioni positive sulla intera economia locale che vedrebbe i propri concittadini lavorare nella propria città e spendere nella stessa;
-si combatterebbe un problema sociale di cui nessuno vuole parlarne ma che è diventato grave: l'aumento di separazioni e divorzi molto spesso causati dalla lontananza di chi è costretto ad andare a lavorare al nord, lontano dai figli e dalle mogli, a cui viene lasciata la responsabilità di crescere i propri figli con tutto ciò che ne consegue quando in una famiglia è assente la figura paterna.
-si darebbe una risposta a quei tecnici (ingegneri, architetti e geometri) che il 21 giugno u.s. con un documento durissimo hanno denunciato, tra l'altro, " il blocco del settore edilizio" nonché "una certa discrezionalità da parte dell'Ufficio Tecnico a rilasciare i permessi di costruire solamente a coloro i quali sono sponsorizzati dagli Uffici o da alcuni tecnici e/o politici". Ai tecnici va tutta la nostra solidarietà, ma ci consentiranno di dire che questi problemi, loro lo sanno bene, non sono nati ieri, ma ci hanno accompagnati negli ultimi 30 anni. Ad ogni modo ci fa piacere che la categoria dei tecnici si sia svegliata e che incomincia a farsi sentire. Meglio tardi che mai!
Pertanto chiediamo alla Giunta e all'intero Consiglio Comunale di farsi carico delle richieste che provengono dai settori del mondo del lavoro, imprenditoriale, commerciale e professionale e di dare risposte rapide ed in tempi certi, e questo, anche per evitare che altri, il Vescovo, siano costretti a prendere posizione su argomenti che non conoscono perché non appartengono a quelli che sono propri di chi si deve occupare, invece, dell'amministrazione della diocesi di competenza.
Chi amministra ha il dovere di "ASCOLTARE", ma ha anche l'obbligo di dare delle risposte ai problemi di una comunità: perché, come diceva un grande Statista, "nessun problema può essere risolto congelandolo".
Ma prima è opportuno, per consentire a tutti di capire la reale portata del problema di tutte le C3, ripercorrere sinteticamente la storia che nasce nel 1998 con la delibera n. 13 "Attuazione PRG. Indirizzi generali. Determinazioni."
Con questa delibera il Consiglio Comunale approvava il trasferimento della volumetria di proprietà comunale, concentrata in Iazzo dei Preti e non utilizzabile, in favore delle zone omogenee di tipo C3 (caratterizzate da un indice di fabbricabilità territoriale molto basso, che, secondo le valutazioni dell'allora Amministrazione, non avrebbe consentito l'urbanizzazione e l'edificazione, con conseguente aumento dell'abusivismo), elevando, così, l' indice di fabbricabilità territoriale e portandolo da 0,65 mc/mq a circa 1,4 mc/mq.
Questo trasferimento non era previsto a costo zero, ma sarebbe stato compensato con la cessione da parte dei proprietari di aree da destinare ad Edilizia Residenziale Pubblica (E.R.P.) e/o con la realizzazione di maggiori opere di urbanizzazione.
Tutto quanto innanzi esposto doveva passare attraverso una procedura complessa che prevedeva, dapprima, la suddivisione dei Comparti di zone omogenee in sub–comparti, quindi la richiesta di lottizzazione da parte dei privati accompagnata da atto di impegno e infine l'approvazione della Variante mediante l'istituto dell'accordo di programma.
Con delibera n. 6 del 23/02/2001 il Consiglio Comunale, a seguito delle richieste pervenute di applicazione della delibera 13/1998 e considerata la complessità del procedimento in essa delineato, approvava la variante al P.R.G., per le zone di espansione di tipo C, e la delimitazione dei comparti di minimo intervento, più piccoli rispetto a quelli previsti, per consentire concretamente l'avvio della edificazione.
La variante prevede che per avvalersi dell'indice di fabbricabilità territoriale di 1,4 mc/mq, dopo la definitiva approvazione della stessa da parte della Regione, i privati debbano riunirsi in consorzio e presentare una lottizzazione estesa all'intero comparto considerato che:
- almeno il 50% della volumetria totale di tipo residenziale prevista nei singoli sub-comparti deve essere destinata all'E.R.P. La superficie fondiaria relativa ai lotti destinati all'E.R.P. sarà ceduta al Comune a titolo di compensazione della maggiore volumetria;
- i lottizzanti dovranno realizzare le opere di urbanizzazione primaria comprese quelle dei lotti destinati ad E.R.P.;
-la superficie fondiaria relativa ai lotti di E.R.P. sarà ceduta ai soggetti attuatori (fra l'altro si rammenta che per fattispecie di questo tenore è prevista, per legge, la procedura di Evidenza Pubblica … e non l'affidamento "ad personam"….) e egli oneri provenienti da tali cessioni serviranno alla realizzazione delle infrastrutture e degli standard.
Tuttavia viene fatto salvo il diritto, da parte di chi non volesse accedere all'aumento della volumetria, di edificare nei limiti volumetrici dello 0,65 mc/mq con le procedure e le modalità in vigore.
Gli atti relativi alla variante furono pubblicati, come per legge, per le eventuali osservazioni, rispetto alle quali il Comune controdedusse con delibera n. 47 del 31 luglio 2001.
Quindi le delibere e gli elaborati tecnici furono inoltrati alla Regione con nota comunale n. 22496 del 18/09/2001.
Il Settore Urbanistico Regionale con nota inviata solo il 20/12/2006 alla Direzione Assetto e Uso del Territorio del Comune di Gravina in Puglia ( a causa, anche, di note con cui il Comune di Gravina chiedeva di procastinare le verifiche istruttorie in sede regionale a seguito dell'approvazione in corso del Piano Quadro Tratturi rimesso con nota il 28/10/2003) rilevava quanto segue:
-una differenza non esplicitata e non motivata di superficie territoriale delle zone C3 ammontante a mq 28.560 e conseguente ulteriore carico insediativo aggiuntivo rispetto a quanto indicato negli atti e non valutato né computato con la Variante in esame ;
-la facoltà concessa, a chi non volesse accedere all'aumento dell'indice, di presentare progetti di lottizzazione in conformità agli indici e parametri previgenti comporta inopportune condizioni di incertezza giuridica circa le modalità di attuazione della strumentazione urbanistica generale;
-la mancata produzione di specifiche elaborazioni tecniche ai fini dell'acquisizione del parere paesaggistico ai sensi delle norme del P.U.T.T./P.;
-non conformità del Piano Quadro Tratturi alla sopravvenuta legge regionale del 23/12/2003 che disciplina le funzioni amministrative in materia di tratturi.
Alla luce di quanto rilevato il Settore Urbanistico Regionale richiedeva la integrazione degli atti da parte del Comune per ulteriori approfondimenti.
Come si evince da quanto premesso, le C3 a Gravina sono bloccate per inadempienze che si protraggono da anni; inoltre, sono passati 9 mesi da quando il Consiglio Comunale con la delibera n. 33 del 5/10/2010 si impegnava a proseguire l'iter avviato con Delibera del C.C. N. 6/2001.
Sono passati, quindi, cinque anni dalla richiesta di integrazioni da parte del Settore Urbanistico della Regione.
Ci chiediamo perché!
Cinque anni sono un tempo lunghissimo per dare risposte su un argomento studiato ed approvato 13 anni fa con la delibera del C.C. n. 13/98 e modificata successivamente con la delibera del C.C. n. 6/2001.
Sono, invece, straordinariamente lunghi quando bloccano lo sviluppo di un settore trainante della economia di una città.
Ci viene da pensare che forse nel 1998 si voleva far passare un provvedimento che apparentemente rispondeva alle richieste di sviluppo della città ma che invece rappresentava un ottimo argomento per compiere delle operazioni che altrimenti non avrebbero incontrato il favore dell'opinione pubblica.
Tuttavia, in questa sede, non si vuole fare dietrologia che , purtroppo è un esercizio (spesso a ragione) molto in voga nella nostra città.
GravinainMovimento chiede, in questo momento di crisi economica che molto sta pesando sul mondo del lavoro, un impegno straordinario da parte di tutti per lo sblocco definitivo delle zone di espansione omogenee C3.
Lo chiede alla maggioranza, ma anche all' opposizione, artefice con alcuni consiglieri che oggi siedono ancora in Consiglio Comunale, della approvazione di quelle delibere e responsabili per non averne seguito con interesse il loro iter nelle sedi regionali.
In un momento in cui il fenomeno della disoccupazione dilaga in quasi tutti i settori ed in particolare in quello edilizio a causa del rientro "costretto" di molti lavoratori edili che negli ultimi anni hanno lavorato al nord , il Comune non ha risorse per aiutare le famiglie, è doveroso impegnarsi per dare slancio all'economia locale.
Riteniamo che lo sblocco delle C3 :
-consentirebbe ai proprietari che si consorziano di poter finalmente vedere realizzarsi un sogno: quello della costruzione di una abitazione per loro e per i propri familiari ad un prezzo contenuto;
-consentirebbe alle cooperative edilizie di realizzare le abitazioni per i propri associati. Numerose sono le cooperative che negli ultimi 30 anni sono nate e si sono chiuse per la ottusità dei nostri amministratori che mai hanno privilegiato il settore dell'edilizia agevolata;
-si andrebbe a calmierare un mercato, quello immobiliare, che è drogato e fuori da qualsiasi logica di mercato: basta vedere quanti gravinesi si sono trasferiti ad Altamura per il sol fatto di poter comprare casa a prezzi più contenuti;
-si risponderebbe alle richieste di occupazione che viene dal mondo dei lavoratori del settore dell'edilizia;
-si andrebbero a rimpinguare le casse comunali grazie agli oneri accessori ed ai contributi di costruzione. Entrate che, per uno strano gioco del destino, potrebbero servire per far fronte alle eventuali richieste di risarcimento danni derivanti dalla cattiva gestione del comparto C3.4. ;
-si darebbe luogo ad un circolo virtuoso che solo il settore dell'edilizia è in grado di innescare: si darebbe lavoro al settore artigianale ( elettricisti , idraulici ecc..) e del commercio;
-si avrebbero evidenti ripercussioni positive sulla intera economia locale che vedrebbe i propri concittadini lavorare nella propria città e spendere nella stessa;
-si combatterebbe un problema sociale di cui nessuno vuole parlarne ma che è diventato grave: l'aumento di separazioni e divorzi molto spesso causati dalla lontananza di chi è costretto ad andare a lavorare al nord, lontano dai figli e dalle mogli, a cui viene lasciata la responsabilità di crescere i propri figli con tutto ciò che ne consegue quando in una famiglia è assente la figura paterna.
-si darebbe una risposta a quei tecnici (ingegneri, architetti e geometri) che il 21 giugno u.s. con un documento durissimo hanno denunciato, tra l'altro, " il blocco del settore edilizio" nonché "una certa discrezionalità da parte dell'Ufficio Tecnico a rilasciare i permessi di costruire solamente a coloro i quali sono sponsorizzati dagli Uffici o da alcuni tecnici e/o politici". Ai tecnici va tutta la nostra solidarietà, ma ci consentiranno di dire che questi problemi, loro lo sanno bene, non sono nati ieri, ma ci hanno accompagnati negli ultimi 30 anni. Ad ogni modo ci fa piacere che la categoria dei tecnici si sia svegliata e che incomincia a farsi sentire. Meglio tardi che mai!
Pertanto chiediamo alla Giunta e all'intero Consiglio Comunale di farsi carico delle richieste che provengono dai settori del mondo del lavoro, imprenditoriale, commerciale e professionale e di dare risposte rapide ed in tempi certi, e questo, anche per evitare che altri, il Vescovo, siano costretti a prendere posizione su argomenti che non conoscono perché non appartengono a quelli che sono propri di chi si deve occupare, invece, dell'amministrazione della diocesi di competenza.
Chi amministra ha il dovere di "ASCOLTARE", ma ha anche l'obbligo di dare delle risposte ai problemi di una comunità: perché, come diceva un grande Statista, "nessun problema può essere risolto congelandolo".