Politica
Maggioranza a pezzi: i cinque dissidenti non cedono
Si va verso l'azzeramento della giunta. Assenze anche tra le fila dell'opposizione.
Gravina - venerdì 30 novembre 2012
00.25
Riunioni prima, durante, dopo. I lavori dall'assemblea che iniziano con un'ora di ritardo e vanno avanti a singhiozzo, tra una sospensione ed un'altra.
Il cambiamento, se c'è, non si vede nel consiglio comunale che va in scena giovedi in seconda convocazione: la prima, mercoledì sera, era saltata per l'assenza di cinque consiglieri di maggioranza e la contemporanea uscita dall'aula delle opposizioni. La seconda si trascina lunga e stanca, che pare una passeggiata in trincea. A scavare i fossati di guerra, i due consiglieri dei "Democratici riformisti", Pino Dipalma e Giovanni De Pascale, ed i tre del patto d'acciaio: Maria Ariani, Francesco Santomasi, Giuseppe Mazzilli. Il quintetto entra dopo l'appello del presidente Lupoli, ma la sua permanenza in aula dura poco. E termina quando arriva il momento di discutere il caso Epitaffio, con il riconoscimento del relativo debito fuori bilancio da un milione e mezzo di euro. I cinque si alzano e vanno via. E' il segno chiaro, inequivocabile, netto della crisi che divide la maggioranza. Che sul punto va in affanno, ma evita la debacle, sia perché i numeri, nonostante tutto, lo consentono, sia perché neppure la minoranza se la passa tanto bene, dovendo scontare i banchi vuoti dei consiglieri Tedesco e Debenedictis. Con Rino Vendola che tuona: "Il sindaco rispetti la dignità della minoranza. Non si permetta lusinghe o pressioni".
Poco prima delle 23 il punto viene posto in votazione ed approvato. Poi si torna in camera caritatis, per un'ora ancora, per un faccia a faccia stavolta coi segretari delle forze politiche della coalizione, alla ricerca di un accordo che non viene fuori. E quando a mezzanotte o giù di li si rientra in aula, nulla e' cambiato. Avanti a ranghi ridotti verso l'approvazione dell'assestamento di bilancio, con l'azzeramento del governo civico sempre più probabile, sempre più vicino.
A mezzanotte e venti le cronache s'interrompono: seguiranno aggiornamenti e maggiori dettagli nella mattinata di venerdì. Ma la Gravina che va a dormire si porta già nel letto una certezza: la maggioranza uscita dalle urne di maggio al momento non c'è più. La minoranza, molto probabilmente, nemmeno. Figurarsi la giunta.
Il cambiamento, se c'è, non si vede nel consiglio comunale che va in scena giovedi in seconda convocazione: la prima, mercoledì sera, era saltata per l'assenza di cinque consiglieri di maggioranza e la contemporanea uscita dall'aula delle opposizioni. La seconda si trascina lunga e stanca, che pare una passeggiata in trincea. A scavare i fossati di guerra, i due consiglieri dei "Democratici riformisti", Pino Dipalma e Giovanni De Pascale, ed i tre del patto d'acciaio: Maria Ariani, Francesco Santomasi, Giuseppe Mazzilli. Il quintetto entra dopo l'appello del presidente Lupoli, ma la sua permanenza in aula dura poco. E termina quando arriva il momento di discutere il caso Epitaffio, con il riconoscimento del relativo debito fuori bilancio da un milione e mezzo di euro. I cinque si alzano e vanno via. E' il segno chiaro, inequivocabile, netto della crisi che divide la maggioranza. Che sul punto va in affanno, ma evita la debacle, sia perché i numeri, nonostante tutto, lo consentono, sia perché neppure la minoranza se la passa tanto bene, dovendo scontare i banchi vuoti dei consiglieri Tedesco e Debenedictis. Con Rino Vendola che tuona: "Il sindaco rispetti la dignità della minoranza. Non si permetta lusinghe o pressioni".
Poco prima delle 23 il punto viene posto in votazione ed approvato. Poi si torna in camera caritatis, per un'ora ancora, per un faccia a faccia stavolta coi segretari delle forze politiche della coalizione, alla ricerca di un accordo che non viene fuori. E quando a mezzanotte o giù di li si rientra in aula, nulla e' cambiato. Avanti a ranghi ridotti verso l'approvazione dell'assestamento di bilancio, con l'azzeramento del governo civico sempre più probabile, sempre più vicino.
A mezzanotte e venti le cronache s'interrompono: seguiranno aggiornamenti e maggiori dettagli nella mattinata di venerdì. Ma la Gravina che va a dormire si porta già nel letto una certezza: la maggioranza uscita dalle urne di maggio al momento non c'è più. La minoranza, molto probabilmente, nemmeno. Figurarsi la giunta.