Eventi e cultura
Marce per la banda, Presentato nuovo CD del compositore gravinese Giuseppe Basile
Nel corso della serata interessante relazione sul tema “La Banda è una tradizione tra le più genuine” di Michele Gismundo
Gravina - martedì 29 ottobre 2024
10.09
E' stato presentato ieri- un nuovo CD di marce per la Banda del compositore maestro direttore e concertatore gravinese prof. Giuseppe Basile con un concerto della Civica Orchestra di Fiati "Emilio Silvestri" di Gravina in Puglia, nell'atrio del seicentesco Palazzo del Seminario in Piazza Benedetto XIII sede del Museo Diocesano di Arte Sacra, sotto la direzione dallo stesso maestro, con una relazione introduttiva del prof. Michele Gismundo, appassionato della Banda, del quale riportiamo integralmente il significativo intervento.
"La Banda è il fiore all'occhiello dell'identità culturale dei pugliesi. È un fenomeno culturale e sociale capace di accresce il senso di comunità. È un bene prezioso della nostra cultura popolare. È una tradizione tra le più genuine. Non a caso è stato chiesto il riconoscimento della banda musicale quale Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Riccardo Muti, cresciuto a Molfetta fino ai 17 anni, in un recente convegno a Bari ha detto: quando negli anni Ottanta dirigevo a Philadelphia, mentre mi preparavo indossando il frac, ascoltavo le marce funebri molfettesi perché mi davano un forte senso di appartenenza, mi ricordavano che venivo da un mondo così diverso da quello sgargiante americano che non aveva l'umanità, le fondamenta, la bellezza e la storia che la Puglia possiede. Gli spartiti eseguiti dai musicisti delle bande non hanno da invidiare qualcosa a quelli delle orchestre perché "le bande non sono formazioni di serie B. In passato chi non poteva entrare in un teatro, chi non poteva assistere a un concerto di una orchestra, ascoltava le bande che hanno conservato la loro funzione sociale e culturale. Muti ama la Puglia e ci viene spesso. E si diletta molte volta a dirigere la Banda.
La prof.ssa Bianca Tragni in suo libro sulle bande dal titolo "I nomadi del pentagramma" sottolinea: andarsi a sentire un pezzo d'opera alla festa del Santo Patrono è stato sempre per i contadini pugliesi, un diritto non scritto e non sancito da nessuna lotta sociale, ma tacitamente riconosciuto da tutti i padroni: inviolabile. Anche perché spesso i padroni erano essi pure patiti della stessa musica, partecipi della stessa cultura e sensibilità. C'erano pastori che avevano il permesso di lasciare il gregge in campagna e di venire in paese solo per il tempo del concerto della Banda in piazza, praticamente la nottata della festa. E all'alba, via di nuovo in campagna a pascolare.
Incantevoli davvero quei concerti della Banda in piazza dei tempi andati: appena il maestro sale sul podio, i musicanti lo salutano scattando sull'attenti. Egli, dopo aver risposto al saluto con un leggero movimento della testa, impugna la bacchetta, allarga le braccia, passa velocemente in rassegna le varie classi di strumenti e dà inizio all'esecuzione. La musica trasporta e affascina, e suscita emozioni, sensazioni di gioia, stimoli di commozione. E arrivano i motivi celebri: Lucean le stelle, Casta Diva, il coro del Nabucco, la marcia trionfale dell'Aida. Il pubblico è attento, quasi rapito dalla bellezza della musica. Mattatori della serata: il sopranino concertista. Dalla campana del suo strumento scintillante, puntata in alto, vengono fuori melodie meravigliose, agili e rapidi passaggi di suono che incantano gli ascoltatori. Ne dividono il successo il flicorno soprano, quello tenore e quello baritono, il clarinetto, il flauto, tutti impegnati in mirabili parti solistiche. Alla fine del pezzo il pubblico irrompe con una scrosciante ovazione. Sale sul palco un bambino e offre al maestro un enorme fascio di fiori. Con questo omaggio semplice e gentile, la popolazione intende esprimere alla Banda la propria riconoscenza ed ammirazione. Il gesto è gradito. Commuove i musicanti. Il maestro bacia affettuosamente il piccolo ospite e, cingendogli le spalle col braccio, come se volesse abbracciare tutta la piazza plaudente lo trattiene a sé, mentre la banda attacca una briosa marcia di ringraziamento, che sfocia in un inno nazionale.
Il giorno seguente gli squilli festosi della Banda risuoneranno ancora nella mente delle persone. Grazie alla piena di sentimenti e all'entusiasmo che riesce a creare, la Banda è la vera anima della festa. In una festa si possono ridurre le luminarie, dimezzare i fuochi d'artificio, escludere gli astri della musica moderna, ma è assolutamente impossibile fare a meno della Banda. Quando manca la banda si ha la sensazione di trascorrere una giornata qualsiasi, che non lascia il segno. Sarebbe opportuno che tutto questo sia tenuto presente dagli organizzatori delle feste.
Lo scrittore Aniello Basile, storico delle bande, nel suo libro "La Prima Cornetta, viaggio nel mondo delle bande", riflette molto sulla figura e sulla funzione del Maestro della Banda. Scrive: l'evoluzione della Banda e, forse, gli stessi suoi destini sono nelle mani dei maestri. La loro opera incide moltissimo sulla formazione culturale delle masse ed è determinante ai fini dell'attaccamento o meno alla Banda da parte del pubblico. Non è affatto un demerito portare nelle piazze, oltre al programma tradizionale, composizioni confacenti ai gusti dei nostri giorni. L'importante è che la musica sia bella, le trascrizioni indovinate, la strumentazione appropriata, l'esecuzione perfetta.
I maestri sono dunque la chiave di volta della Banda. Finché essi adempiono bene la loro funzione, le bande non sentiranno mai l'usura del tempo. La Banda ha ancora un lungo cammino davanti a sé. Sta alla Banda stessa imboccare la strada giusta in modo da non deludere le aspettative di quanti continuano a creder nella validità del suo messaggio civile e culturale.
La Banda - qui da noi a Gravina - è stata una grande occasione formativa e di orientamento professionale, culla di talenti, palestra di vita di tanti giovani. Nel secondo dopoguerra molti ragazzi gravinesi, ma proprio tanti venivano avviati nella scuola bandistica comunale - nell'ex convento di Santa Sofia, qualcuno lo ricorda, dove c'era la Pretura, per imparare a suonare uno strumento a fiato. Era tutto gratuito. Gli strumenti venivano acquistati dall'amministrazione comunale e concessi in dotazione alla Banda. Gli allievi provenivano tutti da famiglie povere e umili, da famiglie numerose di contadini, di artigiani e piccoli commercianti. I loro genitori non desideravano altro che vederli schierati nella banda a suonare per le strade del paese. Non c'erano altri punti di riferimento culturale.
Molti di questi genuini adolescenti, negli anni settanta e ottanta sono andati oltre - come abbiamo scritto io e Giuseppe Marrulli nel libro MESTIERI E SOCIETA' nel Novecento a Gravina in Puglia a proposito di un antico mestiere: il Bandista / u bannist. Molti di quei giovani, musicanti nella Banda cittadina, con lo studio nei conservatori si sono distinti per le abilità raggiunte e, come si suol dire. hanno fatto carriera: oggi sono veri talenti, artisti internazionali, concertisti eccezionali, docenti di musica e direttori d'orchestra. Non è una esagerazione. Come diceva don Angelo: i gravinesi fuori non sono secondi a nessuno. Si è trattato in quegli agli, di sottosviluppo e di povertà, di un vero e proprio miracolo socio-culturale, di un riscatto dall'arretratezza e dalla povertà. È inutile fare i nomi e i cognomi perché sono conosciutissimi. E sono tanti.
Con il nostro carissimo concittadino Maestro Giuseppe Basile siamo - senza nessuna piaggeria - sulla strada giusta. Noi tutti questa sera siamo qui per Lui, per la sua Banda, per il suo viaggio nella vita caratterizzato dalla passione per la Banda. Certo non è impresa facile reggere a lungo una simile organizzazione. Ma Giuseppe ormai ha superato la prova del tempo, si è rassodato nel suo ruolo. E lo fa bene. È persona capace, apprezzata ed amata, ovunque. Ha tutte le carte in regola per reggere e sopportare la fatica necessaria.
La riconoscenza, la stima della sua città di Gravina, gli viene attribuita puntualmente ogni qualvolta celebra un suo concerto con la Banda cittadina, con quella dell'Associazione Carabinieri di Puglia, con i bravi suoi cantanti lirici. In ogni sua manifestazione pubblica, quei tradizionali applausi scroscianti, sono lì a confermare l'amore per la Banda e la gratitudine, il calore e l'affetto al suo Maestro Concertatore e Compositore - Prof. Giuseppe Basile - Questa sera non sarà da meno! Auguri Maestro".
Un intervento appassionato per un cultore della tradizione bandistica, con la musica delle bande che accompagna da sempre le più importanti manifestazioni popolari della penisola.
f.to Carlo Centonze
"La Banda è il fiore all'occhiello dell'identità culturale dei pugliesi. È un fenomeno culturale e sociale capace di accresce il senso di comunità. È un bene prezioso della nostra cultura popolare. È una tradizione tra le più genuine. Non a caso è stato chiesto il riconoscimento della banda musicale quale Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Riccardo Muti, cresciuto a Molfetta fino ai 17 anni, in un recente convegno a Bari ha detto: quando negli anni Ottanta dirigevo a Philadelphia, mentre mi preparavo indossando il frac, ascoltavo le marce funebri molfettesi perché mi davano un forte senso di appartenenza, mi ricordavano che venivo da un mondo così diverso da quello sgargiante americano che non aveva l'umanità, le fondamenta, la bellezza e la storia che la Puglia possiede. Gli spartiti eseguiti dai musicisti delle bande non hanno da invidiare qualcosa a quelli delle orchestre perché "le bande non sono formazioni di serie B. In passato chi non poteva entrare in un teatro, chi non poteva assistere a un concerto di una orchestra, ascoltava le bande che hanno conservato la loro funzione sociale e culturale. Muti ama la Puglia e ci viene spesso. E si diletta molte volta a dirigere la Banda.
La prof.ssa Bianca Tragni in suo libro sulle bande dal titolo "I nomadi del pentagramma" sottolinea: andarsi a sentire un pezzo d'opera alla festa del Santo Patrono è stato sempre per i contadini pugliesi, un diritto non scritto e non sancito da nessuna lotta sociale, ma tacitamente riconosciuto da tutti i padroni: inviolabile. Anche perché spesso i padroni erano essi pure patiti della stessa musica, partecipi della stessa cultura e sensibilità. C'erano pastori che avevano il permesso di lasciare il gregge in campagna e di venire in paese solo per il tempo del concerto della Banda in piazza, praticamente la nottata della festa. E all'alba, via di nuovo in campagna a pascolare.
Incantevoli davvero quei concerti della Banda in piazza dei tempi andati: appena il maestro sale sul podio, i musicanti lo salutano scattando sull'attenti. Egli, dopo aver risposto al saluto con un leggero movimento della testa, impugna la bacchetta, allarga le braccia, passa velocemente in rassegna le varie classi di strumenti e dà inizio all'esecuzione. La musica trasporta e affascina, e suscita emozioni, sensazioni di gioia, stimoli di commozione. E arrivano i motivi celebri: Lucean le stelle, Casta Diva, il coro del Nabucco, la marcia trionfale dell'Aida. Il pubblico è attento, quasi rapito dalla bellezza della musica. Mattatori della serata: il sopranino concertista. Dalla campana del suo strumento scintillante, puntata in alto, vengono fuori melodie meravigliose, agili e rapidi passaggi di suono che incantano gli ascoltatori. Ne dividono il successo il flicorno soprano, quello tenore e quello baritono, il clarinetto, il flauto, tutti impegnati in mirabili parti solistiche. Alla fine del pezzo il pubblico irrompe con una scrosciante ovazione. Sale sul palco un bambino e offre al maestro un enorme fascio di fiori. Con questo omaggio semplice e gentile, la popolazione intende esprimere alla Banda la propria riconoscenza ed ammirazione. Il gesto è gradito. Commuove i musicanti. Il maestro bacia affettuosamente il piccolo ospite e, cingendogli le spalle col braccio, come se volesse abbracciare tutta la piazza plaudente lo trattiene a sé, mentre la banda attacca una briosa marcia di ringraziamento, che sfocia in un inno nazionale.
Il giorno seguente gli squilli festosi della Banda risuoneranno ancora nella mente delle persone. Grazie alla piena di sentimenti e all'entusiasmo che riesce a creare, la Banda è la vera anima della festa. In una festa si possono ridurre le luminarie, dimezzare i fuochi d'artificio, escludere gli astri della musica moderna, ma è assolutamente impossibile fare a meno della Banda. Quando manca la banda si ha la sensazione di trascorrere una giornata qualsiasi, che non lascia il segno. Sarebbe opportuno che tutto questo sia tenuto presente dagli organizzatori delle feste.
Lo scrittore Aniello Basile, storico delle bande, nel suo libro "La Prima Cornetta, viaggio nel mondo delle bande", riflette molto sulla figura e sulla funzione del Maestro della Banda. Scrive: l'evoluzione della Banda e, forse, gli stessi suoi destini sono nelle mani dei maestri. La loro opera incide moltissimo sulla formazione culturale delle masse ed è determinante ai fini dell'attaccamento o meno alla Banda da parte del pubblico. Non è affatto un demerito portare nelle piazze, oltre al programma tradizionale, composizioni confacenti ai gusti dei nostri giorni. L'importante è che la musica sia bella, le trascrizioni indovinate, la strumentazione appropriata, l'esecuzione perfetta.
I maestri sono dunque la chiave di volta della Banda. Finché essi adempiono bene la loro funzione, le bande non sentiranno mai l'usura del tempo. La Banda ha ancora un lungo cammino davanti a sé. Sta alla Banda stessa imboccare la strada giusta in modo da non deludere le aspettative di quanti continuano a creder nella validità del suo messaggio civile e culturale.
La Banda - qui da noi a Gravina - è stata una grande occasione formativa e di orientamento professionale, culla di talenti, palestra di vita di tanti giovani. Nel secondo dopoguerra molti ragazzi gravinesi, ma proprio tanti venivano avviati nella scuola bandistica comunale - nell'ex convento di Santa Sofia, qualcuno lo ricorda, dove c'era la Pretura, per imparare a suonare uno strumento a fiato. Era tutto gratuito. Gli strumenti venivano acquistati dall'amministrazione comunale e concessi in dotazione alla Banda. Gli allievi provenivano tutti da famiglie povere e umili, da famiglie numerose di contadini, di artigiani e piccoli commercianti. I loro genitori non desideravano altro che vederli schierati nella banda a suonare per le strade del paese. Non c'erano altri punti di riferimento culturale.
Molti di questi genuini adolescenti, negli anni settanta e ottanta sono andati oltre - come abbiamo scritto io e Giuseppe Marrulli nel libro MESTIERI E SOCIETA' nel Novecento a Gravina in Puglia a proposito di un antico mestiere: il Bandista / u bannist. Molti di quei giovani, musicanti nella Banda cittadina, con lo studio nei conservatori si sono distinti per le abilità raggiunte e, come si suol dire. hanno fatto carriera: oggi sono veri talenti, artisti internazionali, concertisti eccezionali, docenti di musica e direttori d'orchestra. Non è una esagerazione. Come diceva don Angelo: i gravinesi fuori non sono secondi a nessuno. Si è trattato in quegli agli, di sottosviluppo e di povertà, di un vero e proprio miracolo socio-culturale, di un riscatto dall'arretratezza e dalla povertà. È inutile fare i nomi e i cognomi perché sono conosciutissimi. E sono tanti.
Con il nostro carissimo concittadino Maestro Giuseppe Basile siamo - senza nessuna piaggeria - sulla strada giusta. Noi tutti questa sera siamo qui per Lui, per la sua Banda, per il suo viaggio nella vita caratterizzato dalla passione per la Banda. Certo non è impresa facile reggere a lungo una simile organizzazione. Ma Giuseppe ormai ha superato la prova del tempo, si è rassodato nel suo ruolo. E lo fa bene. È persona capace, apprezzata ed amata, ovunque. Ha tutte le carte in regola per reggere e sopportare la fatica necessaria.
La riconoscenza, la stima della sua città di Gravina, gli viene attribuita puntualmente ogni qualvolta celebra un suo concerto con la Banda cittadina, con quella dell'Associazione Carabinieri di Puglia, con i bravi suoi cantanti lirici. In ogni sua manifestazione pubblica, quei tradizionali applausi scroscianti, sono lì a confermare l'amore per la Banda e la gratitudine, il calore e l'affetto al suo Maestro Concertatore e Compositore - Prof. Giuseppe Basile - Questa sera non sarà da meno! Auguri Maestro".
Un intervento appassionato per un cultore della tradizione bandistica, con la musica delle bande che accompagna da sempre le più importanti manifestazioni popolari della penisola.
f.to Carlo Centonze