La città
Il messaggio di speranza di Gianpietro Ghidini
Il dolore di un padre che perde un figlio e la forza di andare avanti
Gravina - mercoledì 30 marzo 2022
10.48
"Non sono qui per insegnare nulla, ma solo per raccontare la mia esperienza e testimoniare come da un grande dolore si può rinascere a nuova vita". Questo lo spirito con cui Gianpietro Ghidini ha parlato in mattinata dinanzi ad una platea di studenti e in serata nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo, che lo ha ospitato accogliendolo calorosamente. Ghidini, o papà Gianpietro come molti lo chiamano, è un padre che ha perso un figlio all'età di 16 anni e che da allora ha deciso di girare l'Italia per parlare ai giovani ed ai genitori sul rapporto tra padre e figli e sui valori più profondi che dovrebbero regolare la vita degli individui.
Un incontro fortemente voluto dal parroco Don Renato de Souza, che spiega le ragioni che lo hanno convinto ad invitare Ghidini a parlare alla sua comunità pastorale. "Mi ha colpito la sua storia e credo che Gravina abbia bisogno di ascoltare la sua testimonianza, utile a più livelli" -afferma il sacerdote, che poi continua- "una testimonianza di perdita e di rinascita. Un racconto che ci insegna a non farci fermare dal dolore e continuare ad andare avanti".
A far conoscere Papà Gianpietro a Don Renato sono stati Biagio Noviello e sua moglie che hanno assistito casualmente, mentre si trovavano in vacanza, ad un incontro dell'ideatore della Fondazione "Ema. Pesciolino Rosso" nella cattedrale di Terni. "Abbiamo ascoltato il suo messaggio di speranza e abbiamo deciso di dare una opportunità alla nostra città" -dice Biagio.
Anche perché la narrazione di Ghidini è struggente e conduce a profonde riflessioni, sia i figli che i genitori. Gianpietro Ghidini è un imprenditore bresciano, padre di Emanuele, 16enne che il 24 novembre del 2013 va ad una festa con alcuni amici che gli offrono della droga sintetica. Un francobollo che Emanuele prova, con leggerezza, salvo poi stare male e tornare verso casa. Un rientro che non avverrà mai perché il giovane, sotto l'effettuo allucinogeno delle droghe, si lancia nel fiume che scorre nei pressi della sua abitazione, annegando.
Un episodio che sconvolge la vita di una famiglia e che porta un padre a farsi mille domande ed a riflettere sulla sua capacità genitoriale e sul senso che aveva dato fino ad allora alla sua vita. Papà Gianpietro ammette di non essere stato un padre presente per i suoi figli e di aver rincorso per troppo tempo falsi valori come la ricchezza. "La vera ricchezza è la serenità e la gioia di vivere" –afferma Ghidini, che confessa come dinanzi alla morte del figlio abbia pensato pure lui di farla finita lanciandosi in quel fiume, ma "il pensiero di portare dolore ad altro dolore mi ha fatto desistere".
Di qui la decisione di trasformare quel dolore in una opportunità. Nella possibilità di fare per altri giovani, ciò che non è riuscito a fare per il proprio figlio, ricordando ai genitori quanto sia importante essere presenti e imparare ad ascoltare i propri figli.
Una missione che Gianpietro Ghidini porta avanti con la sua fondazione "Ema. Pesciolino Rosso", lanciando in tutta Italia un messaggio di speranza. "Non c'è dolore più grande per un padre che perdere un figlio, ma da questo dolore può nascere qualcosa di buono: l'opportunità di dare un senso alla tua vita, aiutando gli altri a dare un senso alla propria".
Un incontro fortemente voluto dal parroco Don Renato de Souza, che spiega le ragioni che lo hanno convinto ad invitare Ghidini a parlare alla sua comunità pastorale. "Mi ha colpito la sua storia e credo che Gravina abbia bisogno di ascoltare la sua testimonianza, utile a più livelli" -afferma il sacerdote, che poi continua- "una testimonianza di perdita e di rinascita. Un racconto che ci insegna a non farci fermare dal dolore e continuare ad andare avanti".
A far conoscere Papà Gianpietro a Don Renato sono stati Biagio Noviello e sua moglie che hanno assistito casualmente, mentre si trovavano in vacanza, ad un incontro dell'ideatore della Fondazione "Ema. Pesciolino Rosso" nella cattedrale di Terni. "Abbiamo ascoltato il suo messaggio di speranza e abbiamo deciso di dare una opportunità alla nostra città" -dice Biagio.
Anche perché la narrazione di Ghidini è struggente e conduce a profonde riflessioni, sia i figli che i genitori. Gianpietro Ghidini è un imprenditore bresciano, padre di Emanuele, 16enne che il 24 novembre del 2013 va ad una festa con alcuni amici che gli offrono della droga sintetica. Un francobollo che Emanuele prova, con leggerezza, salvo poi stare male e tornare verso casa. Un rientro che non avverrà mai perché il giovane, sotto l'effettuo allucinogeno delle droghe, si lancia nel fiume che scorre nei pressi della sua abitazione, annegando.
Un episodio che sconvolge la vita di una famiglia e che porta un padre a farsi mille domande ed a riflettere sulla sua capacità genitoriale e sul senso che aveva dato fino ad allora alla sua vita. Papà Gianpietro ammette di non essere stato un padre presente per i suoi figli e di aver rincorso per troppo tempo falsi valori come la ricchezza. "La vera ricchezza è la serenità e la gioia di vivere" –afferma Ghidini, che confessa come dinanzi alla morte del figlio abbia pensato pure lui di farla finita lanciandosi in quel fiume, ma "il pensiero di portare dolore ad altro dolore mi ha fatto desistere".
Di qui la decisione di trasformare quel dolore in una opportunità. Nella possibilità di fare per altri giovani, ciò che non è riuscito a fare per il proprio figlio, ricordando ai genitori quanto sia importante essere presenti e imparare ad ascoltare i propri figli.
Una missione che Gianpietro Ghidini porta avanti con la sua fondazione "Ema. Pesciolino Rosso", lanciando in tutta Italia un messaggio di speranza. "Non c'è dolore più grande per un padre che perdere un figlio, ma da questo dolore può nascere qualcosa di buono: l'opportunità di dare un senso alla tua vita, aiutando gli altri a dare un senso alla propria".