michele mirabella
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Mirabella incanta Gravina

Tra miti e aneddoti di vita vissuta. Ad Archè una piacevole conversazione di fine estate.

E' difficile non perdersi tra le parole di Michele Mirabella, ospite della sesta serata di Archè. Il professore, ma prima di tutto attore e regista (oltre che conduttore e scrittore) ha presentato il suo nuovo libro, "Cantami o mouse". O meglio, quella era l'idea di partenza. Ogni pretesto è stato buono per dialogare con il pubblico, la cui partecipazione in piazza Cattedrale è stata palpabile: "Non è vero che la cultura è qualcosa di secondario, se vogliamo crescere diventa necessaria". Parola di Alesio Valente, e rimarcata prontamente da Mirabella: "In un paese come l'Italia dove possiamo essere orgogliosi del fatto che ci siano decine di iniziative di questo genere, anche noi possiamo vantarci di averne, come quella di stasera: la gente paga per sentire parlare di filosofia, politica, storia, per andare alle presentazioni dei libri e dappertutto da nord a sud, accorre. Stiamo parlando di cultura".

Si parla della cultura ma anche della vita, della vecchiaia: "va benissimo invecchiare, è un male non invecchiare bene, non soltanto sul piano fisico, ma bisogna farlo possibilmente riconciliati con se stessi, perchè passiamo la maggior parte della nostra esistenza a perdere tempo e a litigare e a rendersi antipatici". Racconta il mito di Aurora, che innamorata di un pescatore chiede a Giove di concedergli l'immortalità che dopo una lunga vecchiaia gli sarà regalata. Il re degli dei infatti, lo trasforma in una cicala per permettergli di restare sempre accanto alla moglie ed è per questo che le cicale cantano all'alba. Il celeberrimo bacio di Paolo e Francesca diventa invece una lezione sulla letteratura e sulla comunicazione ma soprattutto un'occasione per raccontare: "Il bacio giaculatorio è tipico delle nostre parti, io sono nato a pochi minuti da qui". Poi si interrompe chiedendosi quando ripristineranno la altrettanto celeberrima statale 96: "C'è pessimismo in Puglia su questa vicenda". Si perde, osservando gli scheletri della chiesa del Purgatorio proprio di fronte a lui, nel ricordo della zia che lo portava a visitare le chiese bitontine - "Anche noi abbondiamo in scheletri" - oppure alle processioni nelle quali le "bizzoche vedevano passare la vergine e il mitologema spagnolo cominciava ad ardere nel loro animo, iniziavano ad atteggiarsi con una movenza lenta come un torero nell'arena".

Si parla di vecchiaia, di vita, di baci, di poesia, di metrica, di letteratura italiana, di comunicazione e il mito è il filo conduttore, più o meno visibile che si intreccia, senza ingarbugliare, in una piacevole conversazione che tocca ogni tipo di argomento possibile: "Platone scriveva che una verità si può spiegare e affermare sia con una dimostrazione razionale sia con un racconto e di questo sono vissuti i popoli e, per quel che ne so ancora si consolano". E poi continua: "Quando si parla di un libro e poi si inizia a discutere di tutto abbiamo trionfato, vuol dire che la mission del libro è stata completa, d'altro canto conversare è bello".

Ed è così che ricorderemo la presentazione di questo libro, come una piacevole conversazione, in una fresca sera di fine estate.
14 fotoArchè: Michele Mirabella
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